Ecommerce in Europa ancora poco cosmopolita

Il Quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo rivela in paesi in cui sono migliori le condizioni che si offrono ai consumatori. Si stenta ancora a fare ecommerce transfrontaliero.

L’edizione di primavera del Quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo pubblicata in occasione del Vertice europeo dei consumatori 2012 indica che nel 2011, per il secondo anno consecutivo dopo l’autunno del 2009, si registrano miglioramenti in diversi paesi dell’Ue.
Ma anche che i consumatori ancora non possono fare acquisti transfrontalieri con la stessa facilità di quanto li fanno nel loro paese.

L’edizione di primavera esamina l’integrazione del mercato al dettaglio e le condizioni che si offrono ai consumatori sul piano nazionale.
Comprende l’indice delle condizioni per i consumatori calcolato in base alla qualità della normativa che interessa i consumatori e le imprese, all’efficacia della risoluzione delle controversie e della trattazione dei reclami, alla fiducia dei consumatori nelle autorità, nei dettaglianti, nei pubblicitari e nelle organizzazioni dei consumatori, e al grado di fiducia nella sicurezza dei prodotti presenti sul mercato.

I risultati
L’indice 2011 indica che le condizioni per i consumatori sono migliorate per il secondo anno consecutivo dopo l’autunno del 2009.
I consumatori fruiscono di condizioni migliori in Lussemburgo, Regno Unito, Danimarca, Austria, Irlanda, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia e Svezia.

Non c’è il mercato unico digitale

Il Quadro di valutazione indica che, sebbene il commercio elettronico continui a crescere, rimane essenzialmente domestico.
I consumatori sono preoccupati dell’affidabilità dei venditori stranieri.
Serve dunque un’informazione più efficace sulle strutture già attive di consulenza transfrontaliera, sui meccanismi di attuazione della normativa e di riparazione.

Soltanto il 12% degli intervistati è stato in grado di rispondere a domande sui loro diritti in quanto consumatori in relazione alle garanzie, ai periodi di ripensamento e all’atteggiamento da tenere se ricevono prodotti che non hanno mai ordinato.
Molte imprese non erano a conoscenza dei loro obblighi legali nei confronti dei consumatori.
Ad esempio, soltanto il 27% dei dettaglianti sapeva di quanto tempo dispongono i consumatori per restituire i prodotti difettosi.

Le pratiche commerciali illegali continuano ad esistere. Dal 2010 un numero crescente di consumatori e dettaglianti dell’Ue si è imbattuto in pubblicità e offerte fuorvianti e ingannevoli, se non addirittura fraudolente, ed è cresciuto il numero di coloro che hanno ricevuto prodotti che non avevano mai ordinato.

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