Ebook: agli Usa il cartello non piace, ma neanche all’Europa

Il Governo Americano accusa Apple e cinque editori di aver fatto azione di cartello contro Amazon, causando l’aumento dei prezzi degli ebook. E in Europa Almunia chiede un passo indietro.

Questa volta non si sono mosse le associazioni o le imprese, ma direttamente il Governo americano.
Che, con un atto del dipartimento di Giustizia ha accusato apertamente Apple e cinque editori di essersi accordati per mantenere più alto il costo dei libri elettronici, nel tentativo di infrangere il predominio di Amazon nel comparto.

Una vera e propria operazione di cartello, sostiene l’accusa, che chiama in causa oltre a Apple, Hachette, HarperCollins, Macmillan, Penguin e Simon & Schuster.
L’accordo sarebbe scattato all’inizio del 2010, vale a dire nella fase di lancio di Ipad e di fatto andava a scalzare il pricing da 9,99 dollari applicato da Amazon sugli ebook a listino, anche in questo caso per promuovere le vendite di Kindle.
Apple, da parte sua, proponeva agli editori un prezzo maggiore, tra i 12 e i 14 dollari, riconoscendo loro per altro una share maggiore, secondo il modello di revenue sharing applicato sul suo Apps Store.
La responsabilità di Apple secondo il Dipartimento di Giustizia sarebbe più che evidente: tra Apple e i cinque editori sarebbero stati stipulati infatti veri e propri accordi di agenzia, in base ai quali era data facoltà ad Apple di fissare il prezzo degli ebook, ferma restando la commissione garantita del 30%.
Sulla scorta degli accordi intercorsi con Apple, gli stessi editori pretesero e in parte ottennero da Amazon una revisione al rialzo dei prezzi degli ebook, minacciando, e in qualche caso attuando salvo successivi dietrofront, l’uscita dal listino della società di Bezos.

Ora, a fronte dell’indagine condotta dal Dipartimento di Giustizia americano, due sono le linee di condotta.
Una, quella annunciata da Hachette, HarperCollins e Simon & Schuster è riconoscere l’addebito e patteggiare forme risarcitorie.
La seconda linea è quella scelta da Macmillan e Penguin che rigettano gli addebiti sostenendo che l’accordo in realtà ha rotto un regime di semimonopolio, favorendo la concorrenza.

L’amministrazione americana ha dichiarato il suo obiettivo: ristabilire una situazione di equità per l’utente finale, garantendogli prezzi più bassi per l’acquisto di libri elettronici.
Tralasciando gli aspetti risarcitori, appare evidente che vincitrice da questa querelle esce proprio Amazon, la quale sarà dunque libera di proseguire nel suo modello wholesale, tutto giocato sui volumi di acquisto e sui forti sconti agli utenti finali.
E secondo fonti statunitensi, la società sarebbe già pronta a reintegrare il pricing a 9,99 dollari, tale e quale era prima del cartello.

Nel contempo, sullo stesso tema sta indagando da mesi anche la Ue, che addirittura ha aperto procedure contro il cartello degli editori, in accordo con Apple, lo scorso mese di dicembre.
Forse nella consapevolezza dell’orientamento che si stava prendendo negli Stati Uniti, sia i cinque editori, sia Apple avrebbero presentato proposte di regolazione della questione, con l’obiettivo di evitare il proseguimento dell’inchiesta.
Del resto, anche l’orientamento della Ue è chiaro: era stata la stessa Neelie Kroes, qualche mese fa, a sostenere la necessità di una riduzione dei prezzi degli ebook sul mercato europeo. Così, le decisioni della commissione alla Concorrenza, presieduta da Joaquin Almunia, non potranno che indirizzarsi verso la salvaguardia della concorrenza e verso il vantaggio dei consumatori.

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