e-readiness: l’Italia è venticinquesima

I risultati dello studio condotto dall’Economist Intelligence Unit, in collaborazione con l’IBM Institute for Business Value.

La chiamano e-readiness, e indica lo stato di avanzamento di un Paese nell’adozione delle tecnologie e dei business digitali. Ogni anno, dal 2000, la misurano la Economist Intelligence Unit, in collaborazione con l’IBM Institute for Business Value, valutando la ricettività di 70 Paesi nei confronti delle opportunità legate ad internet e alle tecnologie digitali.

Su una scala da 1 a 10, l’e-readiness complessiva passa tra il 2007 e il 2008 da 6,24 a 6,39: un segnale positivo che nasconde tuttavia una serie di criticità in alcuni Paesi.
Paradossalmente, è la Danimarca a perdere punti, dopo quattro anni consecutivi alla guida della classifica, scivolando in quinta posizione dietro Stati Uniti, Hong Kong, Svezia e Australia. E perdono posizioni anche Svizzera e Finlandia, quest’ultima scesa al tredicesimo posto, lasciando il decimo alla Svizzera.

Si tratta in ogni caso di Paesi con ranking molto alti, comunque superiori all’8, che, secondo l’indagine, fanno fatica a mantenere i livelli di spesa precedenti o migliorare ulteriormente l’accesso dei privati e delle aziende ai canali digitali.

Sei i criteri presi in esame dallo studio, ciascuno con un peso relative differente: connettività e infrastruttura tecnologica (20%), contesto di business (15%), contesto sociale e culturale (15%), contesto legale e politico (10%), politiche governative (15%), livello di adozione in ambito consumer e business (25%).

In questa classifica l’Italia non riesce a scalare nuove posizioni e si mantiene al venticinquesimo posto, portando però il suo punteggio da 7,45 a 7,55.

Per quanto riguarda i singoli ambiti oggetto dell’analisi, il nostro Paese si colloca al 1° posto tra gli stati dell’Europa Occidentale e all’8° a livello mondiale per quanto attiene il contesto legale. Male invece l’area delle infrastrutture tecnologiche, segmento nel quale occupa il tredicesimo posto a livello europeo e il ventitreesimo a livello mondiale.

Male anche il contesto tecnologico, dove l’Italia scende al 41esimo posto nel mondo. Un leggero miglioramento si riscontra nelle categorie fattori socio-culturali, politiche governative e adozione in ambito consumer e business.
Complessivamente, lo studio evidenzia come i miglioramenti significativi si siano registrati tra gli ultimi arrivati, con Paesi come Tailandia, Perù e Romania in grado di scalare 17 posizioni tra il 2001 e il 2008.

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