È Milano la capitale italiana dei brevetti

Milano guida la classifica italiana della produzione di idee innovative. Lo rivela il rapporto 2014 dell’Osservatorio Unioncamere Brevetti, Marchi e Design.

La capoluogo lombardo si devono infatti il 16% dei brevetti e il 18,4% dei marchi depositati dall’Italia in Europa nell’ultimo decennio, ma anche il 15% dei disegni comunitari depositati nello scorso quinquennio. A far correre la fantasia dei geni italici sono soprattutto le tecnologie verdi, a cui si riconducono 2.118 brevetti. Questi ultimi rappresentano solo il 5,3% delle 40,2 mila domande italiane brevettuali pubblicate nell’ultimo decennio dall’European Patent Office (Epo), ma avanzano a passo sostenuto, con un ritmo superiore al 6% l’anno.

Per tutelare i settori tipici del made in Italy, però, l’ingegno italiano punta soprattutto sui disegni e sui marchi comunitari, trovando al Nord la principale fonte di ispirazione: tra il 2009 e il 2013 dal Nord Est proviene infatti ben il 43% delle quasi 97,5 mila domande italiane di disegni depositati all’Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno (Uami), mentre dal Nord Ovest viene il 40% dei circa 60,8 mila marchi comunitari depositati sempre presso lo Uam tra il 2004 e il 2013.

La culla dell’innovazione si trova presso le imprese italiane, alle quali si devono l’85% delle domande di brevetto pubblicate dall’Epo, l’88% dei marchi comunitari depositati presso l’Uami tra il 2004 e il 2013, e il 93% delle domande di design comunitario depositate tra il 2009 e il 2013. E’ in diminuzione il numero delle aziende che hanno sviluppato almeno un brevetto europeo (circa 6 mila), restano stabili le imprese che hanno depositato almeno un disegno comunitario (circa 4 mila), mentre sono in forte crescita quelle che ricorrono alla protezione dei prodotti e dei servizi registrando un marchio comunitario (oltre 14 mila).

Sono circa 40,2 mila le invenzione tecniche realizzate dall’Italia protette con un brevetto europeo tra il 2004 e il 2013, ma esse segnano una caduta media annua dello 0,5%. A livello provinciale, la palma d’oro dell’innovazione spetta a Milano, con una quota del 16% dei brevetti italiani complessivi pubblicati all’EPO, seguita da Torino (7,5%) e da Bologna (6,3%). Sul piano regionale la Lombardia occupa il primo posto con il 32,9%, l’Emilia-Romagna il secondo con il 16,3% e il Veneto il terzo con il 12,1%, a conferma che sono questi i sistemi produttivi caratterizzati dall’impiego diffuso di impianti e tecnologie di medio-alto livello.

Le green technologies, invece, tirano la volata con un tasso di crescita medio annuo del 6,3% (dell’1,1% nel periodo 2009-2013). Sono principalmente quelle che riguardano la produzione di energia da fonti rinnovabili, la gestione dell’inquinamento, l’efficienza energetica, i problemi dei trasporti e della mobilità sostenibile a essere al centro di questa “onda” verde. Alla manifattura avanzata è riconducibile oltre il 73% delle tecnologie abilitanti (le cosiddette Ket), che – con quasi 8 mila domande depositate nel decennio considerato – rappresentano il 20% dei brevetti italiani pubblicati dall’Epo. Inoltre, nel 2009-2013 le KET sono aumentate a un tasso medio annuo dell’1%, a fronte di una parallela caduta del 3% circa per l’insieme di tutte le tecnologie considerate.

Tra il 2009 e il 2013 sono stati 97,5 mila i nuovi disegni comunitari depositati allo Uami, con un andamento pressoché stabile (-0,1%). I prodotti per i quali si registra un maggior ricorso alla protezione del design appartengono prevalentemente ai settori “tradizionali” del made in Italy: la casa, l’arredamento, la moda, l’illuminotecnica e il packaging. A livello provinciale Milano è anche la provincia capitale del design, con il 15% delle domande italiane depositate in Europa, seguita da Treviso (6,6%) e Udine (5,5%). A livello regionale, la Lombardia guida sempre la classifica con il 27,0% delle domande del quinquennio, segue il Veneto con il 18,1% delle stesse, e poi l’Emilia-Romagna con l’11,8%.

Sono sempre più numerose le aziende che ricorrono ai marchi comunitari per tutelare le proprie produzioni, in particolare quelle relative all’abbigliamento e alle calzature (18,6%), alla lavorazione del cuoio e della pelletteria (12,1%). Nell’ultimo decennio i segni distintivi di impresa protetti con un marchio comunitario sono risultati 60,8 mila, con un tasso di crescita medio annuo del 4,8%. Il maggior contributo in termini quantitativi è dato dalle regioni del Nord-Ovest, che incidono per il 40% sul totale. Se il capoluogo Meneghino continua a essere in testa alla classifica italiana dei marchi depositati nel decennio considerato (18,4%), è la provincia di Roma che occupare la seconda posizione (7,1%), seguita da quella di Bologna (3,7%). A livello regionale, si confermano al primo posto la Lombardia con il 30,7%, al secondo posto il Veneto (15,3%) e al terzo l’Emilia-Romagna (13,0%).

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