E-gov: da trovare i soldi per la banda larga

L’obiettivo è di arrivare alla media Ocse. Ma anche Assinform è scettica

Entro il 2012 l’Italia avrà un numero di utenti dei servizi a banda larga in linea con la media Ocse. L’impegnativa promessa è contenuta nel piano “E-gov 2012” secondo il quale è necessario definire un Piano di innovazione in banda larga che preveda l’incentivazione della domanda e la qualificazione dell’offerta, promuovendo lo sviluppo della rete di nuova generazione (Next generation network).


In attesa che le indicazioni di Francesco Caio si trasformino in una serie di iniziative, però il piano di Brunetta non stanzia un soldo per l’Internet veloce. La slide sui fabbisogni finanziari è vuota (ancora da definire) senza neanche gli ottocento milioni di euro stanziati qualche mese fa dal governo.


Sulla mancanza dei fondi necessari insiste anche Assinform che in una nota definisce “un passo estremamente positivo il rilancio, nell’agenda di governo, del tema dell’e-government. Potenzialmente il Piano – continua il presidente dell’Associazione delle società Ict Ennio Lucarelli – che ambisce a raggiungere l’obiettivo di avere in Italia un sistema di e-government diffuso ed efficiente nel 2012, può funzionare da manovra anticiclica per contrastare la crisi in atto e stimolare nel Paese un circolo virtuoso, con la creazione di domanda qualificata di infrastrutture tecnologiche avanzate e sviluppo d’innovazione informatica sul territorio. A patto che i finanziamenti destinati ai progetti vengano reperiti e spesi in tempi brevi su progetti ben mirati in modo da garantire risultati concreti”.


In quest’ottica, Ennio Lucarelli ravvisa nel Piano una serie di aspetti critici che, se non approfondititi, potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi previsti : “Da una parte la scarsa copertura finanziaria del Piano, che oggi può contare solo su poco più del 20% delle risorse necessarie, può essere motivo di allungamento dei tempi di attuazione dei progetti che rischiano, così, l’obsolescenza tecnologica prima di essere completati; dall’altra la grande molteplicità e varietà di progetti senza una precisa scala di priorità, che leghi gli interventi fra di loro e ai temi strategici per il Paese, fanno temere finanziamenti a “goccia”, con il ripetersi di esperienze fallimentari già percorse”.

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