È ancora crisi per Toshiba

La riduzione dello stipendio dei manager pianificata dalla società non sembra essere sufficiente per affrontare quello che si prospetta come il peggior periodo dall’anno della sua fondazione, avvenuta 126 anni fa

A detta del suo presidente, Tadashi Okamura, Toshiba starebbe affrontando
la crisi più grave dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 1875. Le
previsioni per il 2001 palesano infatti perdite record per 1,6 miliardi di
dollari.
Nel tentativo di arginare la
situazione, la società ha annunciato l’imminente riduzione degli stipendi di un
non meglio precisato numero di dirigenti. Già lo scorso mese
Toshiba aveva dichiarato l’intenzione di decurtare del 20% la
retribuzione di 37 membri del CdA, Okamura compreso. Una decisione questa resa
necessaria dall’abbassamento dei prezzi dei chip per le memorie dei
computer, scesi ormai sotto il costo di produzione per numerosi vendor.

Ad aggravare la situazione, l’annuncio che in Giappone Toshiba potrebbe
riportare vendite inferiori alle previsioni per i propri notebook Dynabook e
Libretto. Già ribassate da 1,3 a 1,1 milioni, le unità da
commercializzare entro il prossimo marzo 2002 sono state ulteriormente ridotte
del 9%. 
Nel frattempo, sono sempre di più i pareri a favore di una possibile cessione
da parte di Toshiba della propria produzione di chip a favore
della tedesca Infineon Technologies. Un accordo questo di cui si parla ormai da
tempo, ma che per ora non sembra avere sbocchi concreti.
E la crisi che ha
investito in pieno il vendor nipponico non ha lasciato indifferenti
gli altri produttori del Sol Levante.
Fujitsu, per esempio, ha
annunciato che per l’anno fiscale 2001 le perdite riportate potrebbero essere di
circa 2,6 miliardi di dollari. Stessa musica per Nec che, dopo aver chiuso
il 2000 con guadagni per 56,5 miliardi di yen, si appresta a riportare
perdite per 150 miliardi di yen.  

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