Dopo un anno Azure si proietta verso il parallel computing

La piattaforma Microsoft supera le 30mila utenze e guarda al technical computing. Per via dei workload che sopraggiungeranno.

Un anno fa Microsoft introdusse il billing di Azure, ossia la commercializzazione definitiva, a listino. In questo periodo la piattaforma per il cloud ha raggiunto le 31mila utenze aziendali complessive.

Il rilascio del dato è stato occasione per far guardare in là e capire quali sviluppi potrebbe prendere il cloud Microsoft, in termini di workload.

E le strade portano il cloud in due direzioni, una mediatica, caratterizzata da contenuti visuali, l’altra verso il terreno dell’High performance computing.
Esistono vari laboratori a Redmond che agiscono in questa direzione, fra cui il già citato Tc Labs.

Uno dei progetti in carico al Technical Computing Group di Microsoft, infatti, è Dryad, uno stack di parallel computing che punta a creare software in grado di scalare da piccoli cluster a grandi datacenter.  Per la cronaca, è stato usato per la creazione del backend di Bing e della Xbox.
Poi esiste un compilatore, DryadLinq, già dato a sviluppatori non commerciali, che il Tcg sta usando.

L’orientamento è far rientrare il sistema e il runtime in Azure non appena se ne sentirà la necessità, ovvero quando il cloud dovrà trattare molti più dati di quanto non ne gestisca adesso.
Per intanto Dryad entrerà nel Service pack 2 di Windows Hpc Server 2008 R2.

E che il prossimo passo di Azure debba essere quello del parallel computing emerge anche dal ventilato parallel stack frutto di un lavoro biennale che si dice Microsoft debba rilasciare alla prossima Pdc. Sarà fatto da runtime, linguaggi, strumenti paralleli e multicore e consentirà di creare un layer di astrazione per accedere alle risorse su qualsiasi piattaforma si trovino, pc, server o cloud.

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