Dopo la frenata nel 2008 ora per l’It si teme il crollo

Assinform anticipa i dati del 40° report. Andranno meglio le Tlc dell’It. Sta aumentando il divario fra chi investe e chi no

Con un +0,8% rispetto al 2007, l’It ha segnato un rallentamento nel 2008, ma è già un buon risultato rispetto al 2009, per il quale Assinform, che ha recentemente anticipato i dati del suo Rapporto annuale, prevede addirittura un crollo del 5,9%. Il dato dell’anno appena trascorso ferma il mercato It a 20.343 milioni di euro con l’occupazione che ha perso 29.000 addetti nel secondo e terzo trimestre. L’hardware è calato dello 0,2%, tengono servizi informatici e software (+1,3%), rallenta la domanda delle imprese che sale solo dello 0,7%, cala quella della Pa (-0,5%), mentre il mercato consumer pur salendo del 4,4% rallenta la crescita. Per le Tlc il 2008 vale 44.120 milioni di euro (-0,2%) con una previsione 2009 di crescita dello 0,7%.

In questa manciata di numeri c’è la fotografia di un mondo Ict in perenne ritardo rispetto all’Europa, dove la crescita media è del 3,8% e dove il software si salva soprattutto grazie agli investimenti in Bi e Crm con in prospettiva l’attesa per il decollo del document management. Nei servizi risalta la crescita (2,6%) dell’outsourcing «che – come ha commentato Giancarlo Capitani, Ad di NetConsulting – viene visto dai Cio come una specie di scorciatoia per il taglio dei costi».

Nelle Tlc si è sentito l’arrivo degli operatori virtuali (con Poste Italiane a recitare un ruolo di primo piano), prosegue il calo della telefonia fissa, ma si registra un buon andamento della banda larga anche se, ha detto Capitani, «l’andamento non è soddisfacente se comparato in termini di penetrazione con altri paesi europei».

Guardando il mercato con la lente dei settori verticali, uno fondamentale per il mondo It, quello bancario, non pare disposto a dare una mano per risollevare le cifre del comparto nel 2009: secondo i dati preliminari di NetConsulting, il calo degli investimenti degli istituti di credito sarà del 9,1%. E passando alle dimensioni di impresa, il Rapporto Assinform fissa per il 2008 una crescita dello 0,7% della spesa delle grandi aziende, un +1,2% per le medie e un calo delle piccole (-0,7%), per le quali, come ha sottolineato Capitani «permane un ritardo culturale. Queste aziende non comprendono i benefici dell’Ict, mentre dall’offerta manca una cultura che superi il classico approccio a catalogo».

Il contenimento della spesa nelle grandi aziende avviene con il rinvio di progetti, la rinegoziazione dei contratti e la riduzione delle consulenze, mentre le medie, soggette a una forte concorrenza internazionale, possono manovrare meno la leva della riduzione degli investimenti Ict.

Risultato: nella struttura industriale italiana, è opinione di Capitani, si sta creando una netta divisione fra chi investe in tecnologia e chi non lo fa. Per il 2009 Capitani ha osservato che il problema sta nel capire come si riconfigureranno le economie. Si parla di deglobalizzazione con il ritorno delle industrie che avevano delocalizzato e di reindustrializzazione di economie come la nostra. G20 e Fmi vogliono giocare ruoli importanti nella gestione della crisi, mentre sul lato industriale ogni paese fa per sé. Per questo è «importante riavviare un meccanismo di crescita e comprendere che il taglio al budget It non favorisce la ripresa».

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