Donna, madre, manager. E il tempo per il marketing?

Fondatrice di EdsLan oggi Barbara Pedrazzani è managing director e si occupa di marketing communication A noi racconta la sua esperienza

Barbara Pedrazzani, ma¬naging director di Eds¬Lan, sfata un luogo comune: «Essere donna non è stato affatto uno svantaggio nella mia carriera professionale, anzi direi proprio il contrario». Fa piacere sentirlo dire, soprattutto da una donna che è riuscita davvero a conciliare lavoro e affetti e persino un’attività di volontariato non comune, l’aiuto a ragazze madri presso il Centro Aiuto alla vita di Vimercate, alle porte di Milano.
«Un vantaggio, anzi – continua -, perché da quando ho cominciato, negli anni 90, in questo settore la maggior parte delle persone erano uomini e, dunque, andare a proporre prodotti, come donna, quanto meno ti assicurava di essere ascoltata».
Barbara Pedrazzani, ancora molto giovane, lascia gli studi universitari «avevo scelto veterinaria» ci racconta, per cominciare un’attività commerciale con un amico, quasi per scherzo e per pagarsi gli studi. «Da subito la cosa è diventata seria, perché mi sono appassionata. Attraverso questa esperienza mi sono formata e ho maturato l’idea di fare qualcosa in proprio. Così, in collaborazione con il mio socio di allora, abbiamo deciso di fondare una vera e propria azienda ed è nata Eds. Era il 1988».

Ma al marketing vero e proprio come ci è arrivata?
Non ho mai fatto studi di marketing specifici, ho imparato facendo attività sul campo, occupandomi a 360° di un po’ di tutto, dalla logistica ai trasporti, dalle vendite allagestione delle persone. In un paio di anni siamo passati da due a oltre dieci persone. Oggi siamo circa 100 tra interni, agenti e consulenti. Ma la vera svolta per quanto riguarda il marketing è arrivata nel 1999 quando è venuta a lavorare da noi una persona esterna, specializzata in questo ambito. Gli abbiamo lasciato carta bianca perché per noi, di fatto, il marketing era un novità. Ha lavorato con noi per tre anni.

E poi?
Benché ci abbia insegnato molto, non è riuscito a integrarsi con il nostro gruppo, il nostro modo di lavorare, molto familiare, un po’ padronale, forse. Piano piano, comunque, abbiamo costruito competenze in questo ambito, a cominciare dai product manager, benché forse inizialmente troppo focalizzati sull’aspetto tecnico.

Oggi quante persone si occupano di marketing?
Abbiamo nove product manager, ciascuno specializzato per tecnologia, poi c’è il direttore commerciale, nonché uno dei soci dell’azienda, Rodolfo Casieri, e io che sono managing director, ma che seguo anche la comunicazione marketing. A me si affianca operativamente Stefania Licotti che, nello specifico, si occupa dell’organizzazione di eventi.

Come è organizzata la sua giornata?
Non ci sono orari e poi per me tutto può essere uno spunto per fare marketing. Per esempio, io sono affascinata dalla Grande distribuzione e osservo molto il loro modo di gestire i prodotti, la comunicazione che fanno, come organizzano gli scaffali. Non ho una giornata tipo, sono sempre in fermento, anche tenendo conto che ho un occhio su tutta la gestione del business, dai servizi It al supporto al cliente. Anzi, confesso che mi sento ancora molto una “venditrice”, amo visitare i clienti, capire le loro richieste. La parte commerciale del mio lavoro è quella che ancora oggi mi stimola di più.

L’iniziativa di particolare successo che ricorda?
Nel nostro percorso evolutivo, molta soddisfazione ci hanno dato i roadshow, oggi eventi molto sfruttati, ma quando per noi erano una novità, ci hanno permesso di identificarci sul territorio e di essere riconoscibili dai nostri clienti. In particolare, ricordo una tappa di un roadshow al Lingotto di Torino, una decina di anni fa e poi da lì al Sud del Paese. Fu un’avventura molto arricchente con un ritorno di business davvero notevole.
Anche lo Smau: riuscire a esserci e con uno stand sempre più grande, è stato un segnale che stavamo facendo bene il nostro mestiere.

Che consigli darebbe a un giovane che volesse occuparsi di marketing?
Occorre un grande spirito d’iniziativa, ma soprattutto sapere capire quali idee possono avere un reale ritorno. Alcune attività da noi realizzate sono andate molto bene, in altri casi abbiamo vissuto degli insuccessi. La fantasia non basta, bisogna avere l’esperienza e la professionalità per capire cosa può funzionare e cosa no.

Le piacerebbe lavorare presso un importante vendor?
Altroché! Fare un’esperienza, imparare nuove cose, accrescere la mia cultura professionale… ne sarei felicissima, lo farei anche gratis. Anche nella Grande distribuzione andrei a lavorare. Ma nella mia posizione non è possibile. Sono molto contenta di quello che è stata ed è la mia esperienza in azienda, e, lavorando a tutto tondo come ho fatto io, sono riuscita a togliermi tantissime soddisfazioni.

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