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Docker acquista lo storage di Infinit

È una acquisizione importante quella annunciata nella giornata di ieri da Docker, al di là del valore finanziario dell’operazione, che non è stato reso noto.
La società ha reso noto infatti di aver raggiunto un accordo definitivo per rilevare gli asset di Infinit, che ha sviluppato una propria piattaforma storage open source, la Infinit Storage Platform, che ben si adatta all’utilizzo in container o nei micro-servizi.

Infinit, che ha sede a Parigi, ha messo a punto una tecnologia che, per dirla con le parole del team di Docker, rappresenta in sé una risposta alle richieste di storage distribuito, che funzioni “out fo the box”, ma che sia nel contempo in grado di integrare sistemi storage esistenti.

Come funziona Infinit e perché piace a Docker

Infinit utilizza infatti nodi multipli in un modello peer to peer: questo significa che i dati sono archiviati più volte attraverso i nodi e che in caso di errore, la piattaforma è in grado di intervenire e ripristinare il sistema in uno stato di funzionamento ottimale.
Si tratta di un passo importante, dal momento che finora Docker ha supportato i sistemi di storage via API, mancando di capacità di storage proprie.
Non  è dunque un caso che molti analisti – e Docker stessa – la paragonino all’acquisizione dello scorso anno, quando la società rilevò SocketPlane, aggiungendo capacità SDN là dove fino a quel momento non ve ne erano.

L’obiettivo è quello di garantire agli utenti un set di funzionalità integrate, che consentono lo sviluppo e il deployment dei container.
In una dichiarazione resa alla stampa statunitense, David Messina spiega così la visione: “È un po’ come quando sulla confezione di un prodotto si legge: batterie incluse. L’utente sa di poterle utilizzare, così come sa di avere la possibilità di cambiarle con altre di sua scelta. Noi forniamo il container completo delle finzionalità che servono, l’utente è poi libero di cambiare i componenti con altri, grazie alle nostre API”.

Le caratteristiche chiave di Infinit

Nel post che accompagna l’annuncio, Docker sottolinea le somiglianze con il team di sviluppo d Infinit soprattutto per quanto riguarda il lavoro sui sistemi decentralizzati e la ricerca di sistemi di progettazione semplici e modulari.

E riassume così le caratteristiche chiave della piattaforma:

  • È software based, dunque può essere distribuita su qualinque hardware, dale appliance legacy al bare metal, pasando per virtual machine e container
  • Ha un approccio “Programmatic”, questo significa che gli sviluppatori possono automatizzare la creazione e il deployment di infrastrutture storage multiple, ciascuna in grado di rispondere alle necessità specifiche in base alle policy
  • È scalabile: dal momento che poggia su una architettura decentralizzata, non soffre di problemi legati a colli di bottiglia o a punti di caduta
  • È self-healing, questo significa che grazie a un meccanismo di ribilanciamento è in grado di rispondere e riadattarsi a diverse tipologie di “fermo”
  • È multipurpose, ovvero dispone di interfacce per storage a blocchi, a oggetti e file storage: NFS, SMB, AWS S3, OpenStack Swift, iSCSI, FUSE.

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