Dischi esterni da connettere al PC

Il test di due dischi da 2 pollici e mezzo. Utili per immagazzinare sempre più file ed effettuare backup dei documenti.

Marzo 2008 Una tendenza in atto nel mondo IT è rappresentata dalla mobilità: si vendono più notebook e meno desktop, e i dati devono poter spostarsi tra un computer e un altro, dal PC a casa a quello sul posto di lavoro o su altri sistemi. Questo trend ha avuto importanti riflessi nelle strategie delle maggior parte dei produttori: Intel ha raddoppiato la produzione di CPU notebook così come Marvell ha aumentato la fabbricazione di chip Wi-Fi. Gli hard disk da 2,5”, come nel caso delle CPU e del Wi-Fi hanno conosciuto così un forte incremento delle vendite e delle richieste: la diffusione dei portatili ha sì giocato un ruolo determinante, ma in questo settore hanno influito i sempre più numerosi file multimediali oltre anche la progressiva diffusione e presa di coscienza dell’importanza di fare backup, purtroppo spesso postuma a situazioni di perdita di dati. A mettere ancora più in evidenza il ruolo dei dischi da 2,5” è una analisi effettuata da Seagate, uno dei player più importanti nel mondo degli hard disk.


Nel periodo che va dal 2000 al 2007 la società infatti ha rilevato un incremento delle vendite nel settore desktop di circa il 20%, mentre in quello notebook del 400%. Questa percentuale è emblematica di quale momento sta attraversando il mercato: il 2011, secondo le analisi del produttore americano, rappresenterà l’anno in cui i dischi da 2,5” supereranno per numero quelli desktop da 3,5”. Per il biennio 2009-2010 è previsto inoltre l’arrivo delle prime soluzioni portatili da 750 GB e 1 TB. Oggi tutti i possessori di un portatile sono obbligati, se desiderano espandere la memoria o salvaguardare i propri dati ad appoggiarsi a soluzioni hard disk esterne: esistono in commercio molte soluzioni destinate ai portatili, sviluppate su dischi da 2,5” in grado di alimentarsi con i soli 5 Volt garantiti dalla connessione USB 2.0.


L’offerta è molto vasta anche se sul mercato si trovano soluzioni sviluppate sui tagli standard da 80 e 120 GB: ogni produttore cerca di differenziarsi puntando più sul design o sul prezzo. Pc Open ha analizzato due soluzioni: quella di Buffalo Technology, caratterizzata dalla tecnologia TurboUSB in grado di aumentare le prestazioni e una di Memorex che si contraddistingue invece per un design particolare e ricercato. La crescita delle capacità, il progressivo abbassamento del costo dei dischi, unito alla altrettanta ascesa dei contenuti in alta definizione porteranno, nel 2010 ad avere sistemi che necessiteranno di almeno 2 TB di spazio per contenere tutti i file. Nel 2007 la richiesta media, è stata di 500 GB e la soglia è destinata a raddoppiare nel giro di un anno e mezzo. I dati e le informazioni aziendali crescono di pari passo a quella dei privati, la diffusione delle operazioni di backup, oramai estesa a tutte le aziende ha segnato a partire da metà dello scorso anno un aumento vertiginoso dei GB, necessari.


Il test sulla velocità di trasferimento
Abbiamo messo a confronto i due dischi soprattutto sulla velocità di trasferimento, per analizzare la funzionalià Turbo USB di Buffalo. I test in laboratorio hanno mostrato come, senza attivare la modalità Turbo USB di Buffalo, le prestazioni dei dischi sono pressoché identiche. La MiniStation guadagna terreno attivando via software la modalità Turbo che consente di raggiungere fi no a 32 MB/sec di picco durante il trasferimento dei dati. Nonostante questo dato sia da segnalare, in termini pratici, risulta poco effi cace: la velocità di trasferimento media è superiore di circa 2,5 MB/sec rispetto alla modalità di funzionamento normale: questo si traduce in un guadagno con fi le di piccole dimensioni nullo e di qualche secondo con quelli superiori ai 500 MB. 

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