Design for all spinge le Pmi verso l’innovazione

Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano, presenta l’iniziativa che mira a diffondere una nuova cultura progettuale. C’è tempo fino all’11 dicembre

In una società sempre più complessa e articolata, il concetto di massificazione viene continuamente messo in discussione da tutti coloro (e sono tanti) che guardano alla valorizzazione di concetti altri, come specificità e individualità. In questa direzione va l’iniziativa Idea Design for All, promossa dalla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con l’associazione Design for All Italia.

Si tratta di un progetto speciale per l’innovazione indirizzato alle Pmi di Milano e provincia che mira a diffondere il Design for All (DfA), una nuova cultura progettuale che risponde, appunto, alle esigenze sempre più diversificate della società.

Tra le imprese che presenteranno la domanda di adesione alla fase teorico-pratica del progetto entro l’11 dicembre ne verranno selezionate 5 in possesso di requisti come il know-how tecnico dell’impresa o le caratteristiche dei prodotti da realizzare in chiave DfA.

Col supporto dell’Associazione DfA Italia, le 5 imprese avvieranno un percorso formativo in 3 workshop durante i quali verranno analizzati nel dettaglio i diversi aspetti del DfA: il marketing, l’ergonomia e il design (per informazioni: www.mi.camcom.it/dfa, contributialleimprese@mi.camcom.it).
“Il DfAdice Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milanonasce dalla constatazione che la progettazione industriale tradizionale è rivolta a un utente standard, con conseguente esclusione di gran parte della popolazione”. Infatti, l’utente standard rappresenta appena il 5% della popolazione. Non sono utenti standard le persone più alte o basse rispetto alla media, gli anziani, i disabili, i bambini, gli immigrati, le donne incinte, i malati,..Soggetti che ogni giorno hanno difficoltà a usare prodotti e servizi tradizionali.

Alcuni esempi? “Una persona debole fatica ad aprire una bottiglia d’acqua, una con difficoltà motorie fatica a rialzarsi da una poltrona senza braccioli, l’anziano non riesce a installare in autonomia il decoder del digitale terrestre”. Insomma, la casistica è infinita. “L’impostazione tradizionale del design – spiega Sangalli – considera la diversità come un limite per il progetto, non come una ricchezza. L’approccio progettuale DfA, invece, è incentrato sulla persona; il risultato è un prodotto o un servizio che tiene in considerazione ogni variabile: estetica, funzionale e sociale”.

Per Sangalli, i vantaggi sono numerosi: un progetto DfA amplia la quota di mercato di un’azienda perché soddisfa una base maggiore di clienti, dà la possibilità di differenziare la produzione (“una delle chiavi per rispondere alla concorrenza di prodotti a basso costo provenienti dai paesi emergenti”), il prodotto DfA risponde alle diverse specificità dei consumatori che sono più soddisfatti e quindi disposti a pagare un prezzo più alto di quello di mercato, e più facilmente fidelizzabili. Sangalli sottolinea anche la valenza etica del DfA: ”Un’azienda che progetta DfA mette al centro l’uomo, e lo aiuta a adattarsi ai cambiamenti dei modi di vivere e di lavorare”.

Tutto questo significa superare barriere fisiche e mentali, oltretutto con il minor dispendio di forze possibile, in modo confortevole e sicuro. I prodotti e i servizi DfA sono fruibili anche da persone con esigenze e abilità diverse. “Attenzione, però – avverte Sangalli – non si tratta di prodotti destinati esclusivamente ai disabili, che verrebbero percepiti come soluzioni ghettizzanti, ma prodotti per tutti, compresi i disabili. Queste attenzioni fanno si che i consumatori di prodotti DfA percepiscano una forte responsabilità sociale dell’impresa. La conseguenza è un netto miglioramento dell’immagine aziendale”.

L’ambito di applicazione della metodologia è vastissimo: le imprese che realizzano prodotti a interfaccia umana come elettrodomestici, arredamento, utensili, giocattoli, mezzi di trasporto e abbigliamento. Ma potenzialmente rientrano anche le aziende che erogano servizi. Il progetto DfA si inserisce all’interno di un’intensa attività che la Camera di Commercio svolge per realizzare servizi a sostegno dell’innovazione nelle Pmi, in particolare quelle realtà che, pur comprendendo l’importanza dell’innovazione, spesso non hanno la possibilità di adottare in autonomia processi di innovazione.

Oltre alle tradizionali iniziative di sostegno finanziario, rappresentate prevalentemente da bandi di finanziamento e da voucher, la Camera di Commercio di Milano da anni è impegnata in interventi diretti, offrendo alle imprese, tramite società di servizi accreditate a livello internazionale, percorsi gratuiti di consulenza per l’adozione di nuove modalità gestionali e organizzative e per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Qualche considerazione finale sulla crisi? “Il terremoto si è esaurito, ma le scosse di assestamento non sono finite e non sono da sottovalutare”. In questa fase, dice Sangalli, è fondamentale il rapporto tra le banche e le piccole e micro realtà. “Non si tratta di chiedere al sistema bancario di non fare selezione o di erogare cattivo credito, bensì è essenziale recuperare il modello di prossimità tra banca e impresa. Il che significa per l’imprenditore essere valutato anche per idee, progetti, storia personale”.

La Camera di commercio di Milano ha moltiplicato le azioni a sostegno delle imprese: nel 2009 ha direttamente impegnato oltre 20 milioni di euro per l’accesso al credito, mentre, grazie all’Accordo di programma tra Regione e sistema camerale, saranno messi a disposizione del mondo imprenditoriale 82 milioni di euro. La crisi, nella visione di Sangalli, può essere un’occasione di cambiamento: le imprese si aspettano in tempi ragionevoli un alleggerimento della pressione fiscale, una burocrazia più efficiente, infrastrutture adeguate.

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