Decreto Moratti-Stanca, cosa cambia per università ed e-learning

A Milano si è discusso delle possibilità di sviluppo della formazione a distanza dopo l’introduzione della nuova normativa

3 luglio 2003 Il decreto Moratti-Stanca sulle
università telematiche ha scosso il mondo dell’e-learning, che nel giro di un
paio di giorni si è ritrovato a Milano per descrivere lo stato dell’arte del
settore e il rapporto con le università.
L’introduzione nella
prossima finanziaria di finanziamenti agevolati per chi utilizza l’e-learning,
un libro bianco per la formazione a distanza, l’accelerazione dell’impegno della
Pa verso l’e-learning sono alcune dei provvedimenti chiesti da Roberto Liscia
dell’Anee che nel suo rapporto sull’e-learning rileva che in Italia 57 università
(su 79 totali) offrono formazione a distanza ma di queste solo 6 sono a
regime.
Di queste 57 poi 12 offrono e-learning puro o blended, miscelato con
altre forme di insegnamento a distanza.

Ad Alessandro
Musumeci direttore generale per l’innovazione
tecnologica del ministero dell’Istruzione, è toccato il compito di illustrare il
recente decreto che ci permette di equiparare il nostro sistema universitario a
livello di quello europeo dove fin dagli anni Settanta sono partite le prime
università a distanza.

In questo modo è possibile estendere l’insegnamento universitario
all’intero arco di vita, ridurre la dispersione universitari, rafforzare i
legami dell’università con il mondo del lavoro e ”superare le barriere
geografiche per estendere la conoscenza in un contesto internazionale”
.
Il
Cned francese ha infatti 30.000 studenti iscritti non residenti in Francia.
Raoul Nacamulli, dell’Università Milano-Bicocca, ha
ricordato l’esperienza svedese di Lund dove è stata realizzata una piattaforma
proprietaria, dopo gli inutili tentavi di adattare altre soluzioni alle esigenze
della didattica, e nella quale si è trovato una felice unione fra la parte
tecnologica, quella di business e il cambio della mentalità dei docenti per
quanto riguarda l’organizzazione del lavoro.

Infine, Stefano
Nespor, avvocato, esperto di diritto universitario, ha
tracciato il quadro dei rapporti fra Unione europea e
e-learning. Quattro sono le aree di intervento della Ue che punta
all’alfabetizzazione informatica e digitale con l’individuazione di progetti
mirati ottenendo anche il supporto di network europei. Il secondo punto prevede
la creazione di campus universitari europei, mentre il terzo si occupa dello
scambio interculturale a livello continentale con la promozione e il
monitoraggio di un action plan mirato
sull’e-learning.

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