Date tempo al nanopublishing

L’esperienza di Blogo.it che genera 4,5 milioni di page view al mese e paga i blogger per i loro risultati

Citizen journalism, nanopublishing. L’industria editoriale arricchisce il
proprio vocabolario con termini che nascondono una maggiore partecipazione di
quelli che una volta erano solo lettori al processo di costruzione
dell’informazione.
Si è iniziato con le email ai
direttori o ai giornalisti. Prima si scriveva a mano lettere che inizivano con
“Egregio direttore”
e proseguivano con una sorta di critica all’ultimo editoriale. Con la mail il linguaggio si è sciolto e il rapporto si è fatto meno formale, a volte aspro. Poi sono arrivati i blog che hanno stanno in parte togliendo alla stampa quel ruolo di “cane da guardia” della pubblica opinione e adesso è il momento del business con il
citizen journalism di Agoravox e OhMyNews e il nanopublishing di Blogo.it e
Blogosfere.it.



“Il nanopublishing – spiega Luca Lizzeri di Blogo.it –è una forma di editoria a basso costo che sfrutta il blog come piattaforma”. Lizzeri con altri tre soci nel novembre del 2004 ha lanciato blogo.it un network di 19 blog che si occupano di auto, libri, musica, videogiochi, viaggi e altro.
Tre blog sono seguiti da Lizzeri e soci, mentre gli altri
sono seguiti da blogger che hanno carta bianca sui contenuti ma devono
assicurare una certa frequenza sui post, in media un paio al giorno.
Secondo i principi del nanopublishing i blogger ricevono un
compenso che può essere anche di 5-8 euro per ogni mille page view. In novembre
il network ha generato 4,5 milioni di page view con i blog dedicati all’auto e
alla tv che hanno generato un milione circa di page view ciascuno. Dal punto di
vista del business il problema, spiega Lizzeri, è che le concessionarie di
pubblicità oltre al target profilato vogliono anche la massa critica. La
publicità è infatti l’unica fonte di revenue

di blogo.it, del quale Lizzeri non vuole rivelare il fatturato, ma che raggiungerà un livello “soddisfacente” quando genererà il doppio delle attuali
page view.




“Si tratta di un progetto che ha bisognosi almeno un
paio d’anni per diventare sostenibile” aggiunge uno dei fondatori che guarda con
invidia a quanto è successo oltreoceano. Negli Stati Uniti Aol ha appena
acquistato Weblogs per circa 35 milioni di dollari. Weblogs stipendia circa 130
blogger e nel 2005 dovrebbe avere realizzato un giro d’affari di circa due
milioni di dollari.
Chissà cosa ne direbbe Colao.

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