Datawarehouse, l’Italia è un Paese per vecchi

Oltre il 70% ha un’anzianità superiore ai 3 anni. La Business intelligence è vista come essenziale, ma non la si usa per misurare la concorrenza. I risultati di una ricerca Axiante su 150 Cio di aziende medio-grandi.

Axiante ha inteso sondare come le direzioni Ict delle aziende italiane inquadrano la Business intelligence. Lo ha fatto intervistando 150 Cio di aziende di medio-grandi dimensioni (con fatturato superiore ai 300 milioni di euro) o filiali italiane di realtà multinazionali, tutte operanti nei settori industria, distribuzione e servizi. Ha agito con il supporto di una società di analisi e ricerche per il contatto con i destinatari del questionario.

Ne è emerso un quadro in cui la Business intelligence è senza dubbio una necessità, ossia la si può trovare nella lista delle azioni per l’anno in corso, benché, come osserva il president di Axiante, Romeo Scaccabarozzi, parlare di pianificazione a lungo termine (un anno), oramai non ha più senso.

Con gli intervistati Axiante ha cercato di capire come la Bi è percepita in senso pratico, ossia, abbinata ad azioni inerenti le linee che eseguono il controllo di gestione, provvedono alle vendite, fanno marketing. Ha voluto capire come il Cio vede concretamente i processi di business e interiorizza le funzioni connesse.

Il fatto che i Cio abbiano risposto che al 90% il reporting finanziario nelle loro aziende è effettuato con strumenti It evoluti (ossia senza più far ricorso al burocratico book mensile cartaceo) e che il 42% di loro intende migliorarlo in termini di tempestività e dettagli è una nota di conforto. In pratica, per quanto riguarda il controllo di gestione non si torna indietro sulla strada della Bi.

Riguardo la pianificazione delle vendite oramai l’80% la rivede in corso d’anno. Ecco perché è fuori contesto un piano decisionale di lungo periodo. Suggerisce Scaccabarozzi che «la rivisitazione periodica degli obietivi è stata formalizzata».

Flessibilità e pragmatismo caratterizzano la funzione commerciale e il Cio lo sa: il 14% delle aziende rivede i budget-obiettivi ogni mese, il 36% trimestralmente e il 30% ogni sei mesi. Solo un’azienda su cinque non fa revisioni in corso d’anno. E quattro revisioni su cinque dei forecast avvegono con strumenti evoluti, con ciò intendendo non con fogli di calcolo ma con sistemi di reporting.

La sopresa viene dalla funzione marketing: in Italia di fatto non si misura la concorrenza. «Due aziende su tre non fanno, o non sanno se lo fanno, benchmark con i competitor. Solo una su due verifica almeno una volta l’anno la soddisfazione dei propri clienti», troppo poco per Scaccabarozzi. Il che significa due cose: che la Bi esistente in azienda non è giustamente indirizzata o non è adeguata.

Entrando nel perimetro di azione del Cio si scoprono dei dettagli interessanti. Innanzitutto per l’84% di loro la Bi sarà importante nei prossimi 18 mesi. Ma se si va a censire l’età del data warehouse si scopre che in 7 realtà su 10 risale a oltre tre anni, e di questi nel 45% dei casi supera i 4 anni. Il che significa che è vecchio. Dato che il progetto per un Dw richiede un anno o più, la maggior parte di quelli esistenti è stato ideato per rispondere a necessità del 2003/2004. E appare evidente che non siano quelle attuali.

Deduzione evidentemente condivisa dai Cio, dato che il 53% di loro intende migliorarlo nel corso dell’anno, con azioni sui dettagli, qualità e velocità di lavorazione dati.

Missione non impossibile per Scaccabarozzi, sia sotto il profilo economico, sia sul piano operativo. Il costo per Terabyte delle infrastrutture è notevolmente inferiore rispetto a qualche anno fa, pertanto si può lavorare sulla potenza. E poi si può fare una concreta revisione del Dw in un semestre.

Per farlo, osserva, servono però progettisti capaci e Axiante ne sta arruolando: «stiamo valorizzando la figura del datawarehouse architect, che è centrale per questi progetti». In Italia al momento pare ce ne siano pochi. La società di Scaccabarozzi li arruola e li forma per dar seguito alle indicazioni giunte dalla ricerca.

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