Dallo Smau un decalogo per rilanciare l’Ict

Durante il convegno inaugurale del recente Smau, Andrea Rangone della School of Management del Politecnico di Milano ha fatto il punto sulla situazione dell’azienda Italia. E visto che la litania “bassa produttività, scarso utilizzo Ict, bassa spesa de …

Durante il convegno inaugurale del recente Smau, Andrea Rangone della School of Management del Politecnico di Milano ha fatto il punto sulla situazione dell’azienda Italia.

E visto che la litania “bassa produttività, scarso utilizzo Ict, bassa spesa delle aziende in tecnologia”, in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese, è abbastanza scontata, il docente della Som ha provato a sottolineare anche i lati positivi.

Che sono rappresentati da investimenti in telecomunicazioni al livello dei paesi più avanzati, dal successo dei cellulari, che vantano una percentuale di penetrazione altissima, dallo sviluppo della banda larga mobile e della tv digitale.

Però i problemi rimangono e allora il docente dell’ateneo milanese ha provato a indicare delle soluzioni, dando sfogo alla sua passione per i decaloghi. Proviamo a parlare un altro linguaggio, osserva Rangone, partendo dalla traduzione di Ict che non si declina più come Information and communication technology, ma in tecnologie per l’innovazione e la competitività. Il primo passo, però, consiste in un elettroshock culturale, necessario a superare il vero digital divide che sta dentro nelle teste di politici, imprenditori e anche giornalisti.

E gli esperti, devono diventare divulgatori abbandonando il gergo da iniziati, acronimi compresi per rendere più sexy l’Ict che deve essere un mondo comprensibile anche ai non addetti.

La comunicazione del mondo tecnologico deve porre l’accento sul valore gestionale dell’Ict. Meglio parlare di “best pratice” e “worst practice”, allora, per fare capire a tutti a cosa serve una determinata soluzione informatica.

Questi messaggi devono passare anche attraverso “snack” formativi. Quindi non più lunghe sessioni aziendali, ma momenti brevi di formazione, che sappiano fornire a manager e imprenditori tutte le informazioni necessarie per le loro attività.

E poi basta guardare il bicchiere mezzo vuoto. Visto lo sviluppo di cellulari e tv digitale abbiamo la possibilità di aprire una nostra strada tutta italiana all’Ict perché il mondo non è pc-centrico, ma sempre di più vedrà come protagonista i cellulari.

Non poteva mancare un’indicazione per il governo, che deve vedere lo sviluppo delle nuove tecnologie come una delle politiche centrali di sviluppo. Un atteggiamento che prevede il ruolo trainante della Pa in quanto, secondo Rangone, consente, come si suol dire, di «cogliere addirittura tre piccioni con una fava».

Il primo consiste nell’innovazione e sburocratizzazione della macchina statale, che così può fornire uno stimolo alla domanda interna di Ict (che è il quarto settore industriale italiano) e poi trascinare le Pmi a colpi di fatturazione elettronica ed e-procurement. Infine, è necessario sbloccare le autostrade digitali.

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