Dalle competenze del Cio dipende lo sviluppo di un’azienda

Questa è la tesi portata avanti dal libro “Cio wisdom”, realizzato da un gruppo di Chief information officer della Silicon Valley, che cerca di aiutare i responsabili della struttura It a evolvere professionalmente, in un’ottica di decision making.

Che fine hanno fatto i Cio della Silicon Valley? Hanno scritto un libro. Reduci e prime vittime di una recessione che non ha risparmiato quasi nessuno, i maggiori esperti It del distretto che un tempo fu il simbolo della rivoluzione informatica, hanno deciso di correre ai ripari. Non convinti che una crisi economica, anche se globale, possa fermare progresso e implementazione, hanno costituito una sorta di associazione, la Cop, in nome della quale si incontrano periodicamente e discutono del futuro, professionale e non. Da questi incontri nasce il libro "Cio wisdom", edito dalla prestigiosa Prentice Hall Prt, che rappresenta una "guida pratica e una visione globale su una professione multifunzionale come quella del Cio, ma anche un orientamento su tutto il mondo Ict" come sostiene uno degli autori, Daniel Maco, ora in Italia come consulente informatico di una grossa multinazionale. "Il ruolo del Chief information officer è stato protagonista di una grande evoluzione – dice Maco -. All’inizio ci rapportavamo con i financial manager per comprendere insieme l’entità e il valore dell’investimento informatico. Poi, lentamente, la figura è maturata, ha acquisito spessore e potere decisionale, entrando a far parte del board. Questo in concomitanza con la crescente importanza che stava assumendo l’implementazione informatico-tecnologica, a ogni livello, dalla produzione alla distribuzione, e trasversale a ogni settore merceologico".


Grazie all’apporto di esperti di alto livello, Cio wisdom risulta così utile per comprendere non solo le dinamiche di una professione che rappresenta il cuore dello sviluppo It di un’azienda, ma anche le reali possibilità di un mercato in attesa da troppo tempo. Aiuta, inoltre, a elaborare un budget, come rapportarsi con i membri dello staff o del Cda e anche, perché no, a comprendere la profonda differenza che, in questo settore, esiste fra gli Usa e il nostro Paese.

Competenze manageriali


"In Italia – sostiene Maco – gli esperti It hanno un grande compito che non riescono a portare a termine: far comprendere, a chi decide, l’importanza strategica delle strutture e infrastrutture It. Qui in Italia è possibile realizzare dei buoni progetti, ma mancano l’attenzione delle aziende e le risorse. Fino a due anni fa era molto più facile trovare personale qualificato rispetto a ora, ed era più facile, paradossalmente al progresso che guarda sempre avanti, trovare anche una varietà di servizi molto più ampia. Ed è un peccato. È vero che negli Usa la struttura economica è diversa e le Pmi statunitensi sono molto più avanzate rispetto all’Italia, ma è anche vero che qui potrebbero esserci degli ottimi presupposti e un Cio italiano non ha che da rimboccarsi le maniche. Non dimentichiamo, poi, il fattore competitivo: una piccola azienda che "comincia" in anticipo rispetto alle altre, parte già con un enorme vantaggio. A questo proposito, aggiungo che il ricavato della vendita del libro servirà per colmare lo skill gap che affligge non solo l’Italia. Stiamo, infatti, costituendo un fondo per l’assegnazione di borse di studio per giovani informatici che, banale ma vero, sono la speranza di una futura ripresa".


Se è vero che il Cio ha assunto il ruolo di decision maker, si può quasi dire che dalla sua competenza dipende lo sviluppo di un’azienda e, di conseguenza, di un intero distretto economico. Questa è la tesi sostenuta in Cio wisdom, che dà grande importanza, in particolare, alla governance, all’organizzazione cioè di un sistema informativo basato sull’informatica e in grado di ottimizzare qualsiasi passaggio porti, infine, al prodotto finito.


"La governance, in poche parole, facilita i processi di decision making – contina Maco, autore del capitolo omonimo in Cio wisdom – supporta le operazioni quotidiane, consentendo al responsabile dell’It di avere più tempo per gestire situazioni straordinarie, e provvede affinché l’organizzazione infrastrutturale consenta all’azienda un livello massimo di inter-comunicazione. Il Cio non ha il ruolo di un autocrate, quando parliamo di "supervisionare", "manipolare", "veicolare", "controllare" o "regolare" non identifichiamo il ruolo di un individuo dal potere assoluto, ma di una figura in grado di avere e di usare i mezzi per "costruire" consensi. E questa è sicuramente un’abilità difficile da imparare, ecco perché quella del Cio non è una professione riconducibile esclusivamente a competenze tecniche, anzi. Il Chief information officer spesso gestisce budget non indifferenti, a partire dal ’91 fino al 2000 il potere di investimento di un Cio è andato crescendo esponenzialmente per assestarsi, poi, nei tre anni successivi, dovuto principalmente alla crisi mondiale. E per gestire e decidere, le competenze devono essere assolutamente manageriali, così come, quando parlo di ottenere consensi, mi riferisco alla capacità di relazione che si deve intrattenere non solo con lo staff ma soprattutto con il board".


Un intermediario, in definitiva, fra bisogni e soluzioni, fra staff e board ben inserito in una struttura che gli permetta di operare.

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