Dalla chimica ai biocarburanti, il Sud Est asiatico pensa al dazio zero

Come vendere e produrre nei Paesi emergenti dell’Asia meridionale, verso un mercato sempre più a libero scambio: il punto di Assolombarda per le imprese italiane

Con l’obiettivo di azzerare tutte le barriere doganali nel 2015, i Paesi del Sud Est asiatico stanno affilando le armi per competere sui mercati internazionali. L’area di libero scambio dell’Asean (Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud-orientale) è ancora incompleta, ma già offre molte opportunità per gli investimenti delle aziende straniere, in previsione di una rete commerciale estesa ad altri Paesi dell’area. Non solo la Cina, impegnata a rafforzare l’import-export con l’Asean, ma anche l’Australia e la Nuova Zelanda, che pensano di ridurre in modo consistente i dazi entro il 2016. Gli Stati del Sud Est asiatico, tra cui Cambogia, Filippine, Malesia, Indonesia, Thailandia e Vietnam, vantano consumi interni in rapida crescita, soprattutto nelle megalopoli con diversi milioni d’abitanti (pensiamo a Jakarta o Bangkok). Ecco perché molte imprese italiane hanno già avviato la produzione in questa zona geografica, o stanno valutando i vantaggi e svantaggi di un investimento diretto nell’Asia meno nota di Cina e India, ma altrettanto promettente.

Settori 1/Chimica
Il Gruppo Bozzetto è una multinazionale attiva in 50 Paesi, specializzata nei prodotti chimici per diversi settori (soprattutto il tessile e l’edilizia). Su un fatturato 2009 pari a 92 milioni di euro, l’Asia conta il 14% delle vendite totali, seguita a brevissima distanza dalla Turchia e dal Medio Oriente (13%). Il Vecchio Continente continua a essere il mercato di riferimento (19% l’Italia e 46% il resto d’Europa), ma il peso delle nazioni orientali è destinato ad aumentare, come ha spiegato Roberto Fustinoni, product manager della chimica tessile. Difatti l’azienda è già presente in Indonesia con un proprio stabilimento produttivo a Bandung; dal 2004 le vendite della filiale indonesiana sono balzate del +700% arrivando a 3,3 milioni di euro alla fine del 2009. Dal 2008, lo stabilimento ha iniziato a esportare nei Paesi limitrofi (Vietnam, Sri Lanka, Bangladesh, Pakistan, India). Nel 2009, le vendite fuori dell’Indonesia hanno raggiunto il 30% del fatturato complessivo. Tra le prospettive future di Bozzetto in Indonesia, c’è l’ampliamento del mercato interno (soprattutto a Jakarta) e dell’export verso altri Stati Asean. L’azienda, inoltre, cercherà di sviluppare le competenze tecniche del laboratorio indonesiano, per assicurare l’assistenza a tutti i suoi clienti, senza passare dal centro di ricerca italiano.

Settori 2/Biocarburanti
L’energia è un altro settore rilevante per lo sviluppo economico indonesiano, soprattutto le biomasse. Dal 2015 l’Indonesia sarà il primo produttore mondiale di olio di jatropha, con una resa di 12/15 milioni di tonnellate. È una pianta tropicale tossica, che nelle migliori condizioni ambientali può assicurare fino a undici mesi di raccolto continuo e una longevità di 40/50 anni. L’olio di jatropha è di tipo industriale (essendo incommestibile, non è in competizione con gli usi alimentari, come l’olio di palma), adatto a essere utilizzato nel biodiesel o negli impianti di cogenerazione per produrre elettricità e biogas. L’Indonesia può diventare un vasto bacino di coltivazioni energetiche, rispondendo alla crescente richiesta europea di carburanti ecologici. Inoltre si può creare un circolo virtuoso con le popolazioni locali: gli agricoltori vendono i semi della jatropha, da cui si ricava l’olio da esportazione più la materia prima per alimentare impianti di cogenerazione.

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