Dal Politecnico di Torino un appello contro il decreto Pisanu

Il decreto limita la possibilità di offrire Internet negli esercizi pubblici, ma ostacola anche progetti contro il digital divide

Il Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino chiede che il governo non proroghi l’art. 7 del decreto Pisanu che scadrà il 31 dicembre 2008. L’art. 7 del decreto (Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale) “assoggetta la concessione dell’accesso a Internet nei pubblici esercizi a una serie di obblighi ed incombenze alquanto onerosi – in particolare l’identificazione tramite documento d’identità degli utenti – che limitano l’accesso e l’utilizzo di un fondamentale strumento di comunicazione quale è Internet”.

La norma fu introdotta pochi giorni dopo gli attentati terroristici di Londra del luglio 2005 e, precisa il Centro Nexa, “non aveva – e non ha – corrispettivo in nessun paese avanzato; nemmeno il severo Patriot Act Usa, approvato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, prevede l’identificazione forte di chi si connette a Internet da una postazione pubblica. In tutti questi casi è ragionevole supporre che gli eventuali vantaggi dal lato della sicurezza non siano stati mai giudicati sufficientemente consistenti da giustificare l’enorme costo economico e sociale derivante da una simile norma”.

Per questo motivo l’ente dell’ateneo torinese chiede che non venga prorogato nuovamente il “decreto Pisanu” e che, in particolare, venga definitivamente meno l’obbligo di identificazione degli utenti che accedono a postazioni pubbliche di accesso ad internet (come ad esempio quelle situate in aeroporti, stazioni, centri commerciali, bar, circoli privati).

“Si renderebbero così più facilmente realizzabili progetti di grande utilità sociale ed economica, come, per esempio, coperture wi-fi municipali a basso costo, progetti contro il digital divide in aree rurali o montane, accesso Internet per studenti e scienziati che partecipano a conferenze nel nostro paese, o accesso Internet per turisti in visita nelle nostre città, nei nostri musei e nei nostri siti archeologici”.

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