Dal libro al social network: la comunicazione procede per fasi

Brevissimo, breve e lungo: la comunicazione richiede più fasi, nei libri come in azienda. Analisi a confronto.

Secondo una recente indagine svolta negli States, la comunicazione proposta dai social network è la forma più consona all’uomo. È questa una delle conclusioni alle quali è giunta Laura Mickes dell’Università di Warwick (Uk) ma anche della californiana Ucsd, nel saggio Major memory for Microblogs.


Breve è meglio di lungo

Nel primo esperimento, l’équipe della Mickes ha valutato la capacità di ricordare gli status update di Facebook a confronto con pagine di libri già letti. La vittoria è andata ai primi e la Rete ha tributato un certo successo a questo confronto, tanto da diventare un giochino anche su Twitter.
Poiché lo studio è gratuito solo nelle prime pagine, non sappiamo quali siano stati gli altri esperimenti. Sappiamo però che tutti i dati convergerebbero verso una affermazione forte: libri ed articoli sono un meccanismo di apprendimento e coinvolgimento non connaturato alla lunga storia dell’uomo.
La questione è rilevante per comprendere bene come aumentare l’efficacia della propria comunicazione. Per la storia dell’uomo seicento anni sono un sospiro, e tale è finora la vita del libro a stampa. Proprio in questi giorni Giuseppe Granieri, nel suo post Istruzioni per pubblicare un libro nel 2013, converge su un punto: oggi non è in discussione se pubblicare un libro di carta o un libro in digitale, ma i profondi rapporti tra le forme che un autore può trovare per garantire la diffusione del suo lavoro. Come direttore editoriale di 40k, iniziativa internazionale che propone lavori da 40 mila caratteri, Granieri ha una esperienza ormai triennale sui testi brevi.


Wikipost o Facepost?

Un parere su altro argomento ma che sembra andare nella stessa direzione viene da Matt Cutts di Google, che ha recentemente dichiarato la sua preferenza per l’aggiornamento di pagine preesistenti rispetto allo sviluppo di nuove pagine linkate ad ogni aggiornamento di ciascuna storia. Cutts si è espresso in un breve video, citando l’esempio di Wikipedia.
Noi siamo assolutamente d’accordo e così operiamo sui nostri blog e nelle consulenze su questo argomento. Apparentemente questa idea sembra collidere con la precedente: brevi flash di aggiornamento sono memorizzabili più facilmente di lunghi post omnicomprensivi, giusto? No: dipende dalla capacità di sintesi: il post complessivo deve comunque essere un post breve, ogni volta rielaborato (volendo anche in titolo, tag ed immagini) ma che mantenga la sua qualità.
Dopo un po’, il post aggiornato conterrà molti materiali confermati nella veridicità e nell’interesse dei lettori, pronti ad essere espansi in nuove forme meno brevi come possono essere proprio i 40K o normali ebook brevi.


La vita prima del libro

Noi concordiamo con le proposte di Matt e Laura: bisogna comunicare con post aggiornati, quindi aggiungere forme di comunicazione meno monolitiche del libro (saggio o romanzo).
In sintesi, l’idea va proposta prima con una serie di brevi flash (sui media sociali, confezionata per quel target), poi con immagini (illustrazioni, copertine etc), poi magari con video in parte propri (documentari, interviste, booktrailer) e in parte reperiti in rete, quindi articolata in brevi testi anche eterogenei da diffondere su canali multipli, cercando di raggiungere una viralità. Questo potrebbe già essere un punto di arrivo.
Se poi si riesce a sviluppare un’architettura più articolata tra vari materiali, allora si può strutturare una narrazione complessiva: che sia di un saggio, un romanzo, un prodotto o un’azienda, apparentemente sembra irrilevante.

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