Cyber-attacco all’Occidente? 100 milioni di dollari

Un esperto ha valutato tempi e costi necessari a prendere il controllo degli States. Bastano mille hacker e ventiquattro mesi.

Per entrare nelle infrastrutture statunitensi per assumerne il controllo o almeno renderle inoperative basterebbero 100 milioni di dollari e due anni di lavoro. E’ questo quanto dichiarato dall’esperto Charlie Miller qualche giorno fa. La cifra servirebbe per formare un migliaio di esperti di vario livello, che via via prenderebbero il controllo dei vari sistemi per poi sferrare un attacco letale.
Se 100 milioni di dollari sono fuori dal budget, con cifre minori si può portare un’offensiva ad un solo sistema ed inoltre sperare nell’effetto domino. Si tratta di ipotesi approssimative, ma già il fatto che sia valutabile da un singolo e quasi per gioco, non con anni di lavoro, fa pensare. Inoltre a Miller ha subito fatto eco Mark Harding, presidente della Nsc, affermando di sapere per certo che alcuni individui potrebbero fermare l’intera Rete.
E Charlie non l’ha detto, ma se per gli Usa il totale fa 100, a cifre ben inferiori sarebbe possibile mettere in ginocchio Stati meno articolati, tra i quali anche l’Italia.
Difficilmente le fasi di reclutamento e formazione potrebbero sfuggire alle intelligence internazionali, ma sulla carta il progetto è, secondo Miller, più che realizzabile. L’esperto ha descritto la sua idea durante un incontro della Nato tenutosi recentemente in Estonia ma anche in diversi altri incontri dedicati.
Miller è noto da tempo per il suo expertise nella sicurezza. Attualmente lavora per la Independent Security Evaluators, ma precedentemente aveva passato cinque anni all’Nsa, National Security Agency statunitense.

Dollari nordcoreani
Nello svolgere la sua valutazione, Miller ha immaginato che la Corea del Nord gli chiedesse la consulenza per valutare un cyberattacco globale agli Stati Uniti, comprendente rete elettrica, banche, telecomunicazioni ed altri sistemi principali. La scelta è caduta su questo Stato in quanto essendo privo di Internet è virtualmente immune dalle conseguenze del suo collasso. Certamente il suo leader, Kim Jong Il, avrebbe gradito l’idea: nel 2007 fece parlare di sé in rete anche per essersi dichiarato esperto di Internet.

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