Cresce la consapevolezza del ruolo giocato dalle tecnologie e dai Cio

Tra i temi forti emersi durante la tavola rotonda organizzata da Sirmi e dal nostro gruppo editoriale a Ict Trade, troviamo un progressivo coinvolgimento dell’area It nelle strategie di business e la necessità di poter interagire con vendor che siano in grado di offrire un reale valore aggiunto.

Come gestire l’innovazione, in un contesto generale di riduzione dei budget It delle aziende italiane, e il rapporto con i fornitori It; come è evoluto il ruolo dei Cio, e quanto contano gli skill sono i temi attorno ai quali ha ruotato una tavola rotonda organizzata da Sirmi e dal nostro gruppo editoriale Agepe, all’interno del 4° Ict Trade di Ferrara. Sul fronte dell’utenza erano presenti da un lato nove tra manager e responsabili It di società attive su diversi settori (si veda box), dall’altro a stimolare il dibattito con domande erano presenti Mauro Bellini, direttore editoriale dell’Area Informatica di Agepe, Enrico Acquati, direttore Ricerca di Sirmi, Marina Riva senior consultant, sempre di Sirmi e l’autrice di questo articolo, caporedattore di Linea Edp.

Come è possibile per l’It conciliare la necessità che l’azienda ha d’innovare l’approccio al business per essere più competitiva con budget che tendono sempre più al ribasso?


Alessandro Musumeci: “La situazione richiede una maggior riorganizzazione del Sistema informativo. Approccio che il Miur ha adottato tre anni fa, con il risultato che si sono ridotti di 2/3 i costi di gestione a parità di servizi, mentre la rete è aumentata di nove volte. Il tutto, è stato raggiunto cambiando anche i fornitori, riducendo sprechi e duplicazioni preesistenti di sistemi. Oggi il 30% del budget è speso per il mantenimento e il 70% per lo sviluppo di nuove soluzioni. Inoltre, abbiamo in programma di “spegnere” fra due anni il mainframe, per portare tutto su server e sistemi open. Il cambio di architettura va nell’ottica di poter offrire sempre più servizi”.


Giuseppe Carrella: “Per Tsf innovazione significa riuscire a fare ogni giorno tutte le cose, ma sempre meglio, grazie all’uso di nuove metodologie. Però, quando si parla di innovazione bisogna fare i conti con il mercato e valutare qual è l’innovazione sostenibile per ogni azienda. In questo contesto il contributo umano è quello che fa la differenza. L’innovazione in Tsf rappresenta il 60% dell’investimento It per supportare il business, mentre il 40% è solo gestione delle macchine. Per noi, dicevo, è importante far meglio e più velocemente, per cui personalmente ritengo che bisogna parlare meno di innovazione ma agire di più con fatti concreti”.


Mauro Ferrari: “Iris Ceramica ha fatto un significativo passo verso l’innovazione quando nel ’97 ha deciso di razionalizzare il Sistema It del gruppo, processo che è ancora in fase di completamento. Questo approccio ha contribuito al contenimento dei costi dell’operatività quotidiana e allo sviluppo di soluzioni atte a offrire maggiori servizi a tutte le realtà dell’azienda. Attualmente i budget per la struttura It vengono per il 30% spesi per il mantenimento e il 70% per lo sviluppo di cose nuove, che praticamente succedono ogni giorno. Infatti, anche il top management della società si è convinto che l’It applicata in modo coerente ai processi della produzione faccia la differenza”.


Paolo Torelli: “Nel mercato di Fiditalia il time to market è fondamentale, per cui pur operando in un’ottica di riduzione dei costi, abbiamo l’esigenza di sviluppare nuovi prodotti. Nel 2002 abbiamo rivisto completamente l’architettura, sposando Soa e Web service. Dovendo contenere i costi, abbiamo optato di puntare sul know how delle persone e far crescere le competenze interne. Oggi vediamo i primi vantaggi di questo approccio, dal momento che per la manutenzione dei sistemi spendiamo il 45% del budget It e il resto per l’innovazione intesa come capacità di dare un valido supporto ai nostri commerciali”.


Mauro Sgrazzuti: “Il 45% che in Fiditalia spendiamo per gestire i Sistemi informativi non è però solo operatività sterile, in quanto costantemente cerchiamo d’evolvere e migliorare le procedure esistenti. Per noi innovazione significa non solo migliorare il parco hardware e software, ma lavorare quotidianamente nell’utilizzare al meglio gli strumenti a disposizione cercando in essi nuove potenzialità per avviare sviluppi di nuove funzionalità”.


Luigi Borrelli: “Per una società come Enel migliorare i servizi all’utenza è un aspetto fondamentale in quanto è sempre più sentita dall’azienda la necessità di estendere la propria catena del valore e offrire un supporto sempre maggiore, per presidiare il mercato offrendo in cambio conoscenza e velocità di servizio. Un secondo aspetto importante è l’affidabilità, per cui lo slogan che guida l’azienda è velocità e affidabilità, in particolare su alcuni servizi. Per cui l’area It vede oggi un 45% di spesa dedicata all’esercizio dei sistemi e un 55% agli investimenti. Più innovazione facciamo, più portiamo soluzioni al mercato. Più l’area It è efficiente, più vengono ridotte le spese di costi di servizio”.


Alberto Corò: “Il Comune di Ferrara ha iniziato nel 2000 a investire in modo significativo nell’It, partendo da un budget che allora era di un milione di euro e che oggi è sceso a 600.000. Questa nuova strategia ha permesso di sviluppare nuove applicazioni e di passare dal mainframe a sistemi Unix e ad applicativi Microsoft e Linux. In questo modo siamo riusciti ad avere un bilanciamento degli investimenti che è circa del 60% per il mantenimento dell’infrastruttura, che è centrale, collegata in fibra ottica a 60 sedi, per cui i servizi che noi offriamo sono diversi da sede a sede, in quanto è come se avessimo tante aziende diverse”.

In un contesto competitivo sempre più difficile, sia per quanto riguarda l’attività di business sia per le tecnologie, qual è il ruolo che giocano i fornitori? Sono in grado di rispondere alle richieste degli utenti di essere supportati nei progetti di razionalizzazione e innovazione, o sono assenti?


Mirco Carriglio: “Oggi i fornitori vendono slogan e non sono in grado di capire le esigenze delle aziende. Banca Intesa, in quanto frutto della fusione di tre banche, ognuna con tre Si diversi, aveva grossi problemi di integrazione e di affidabilità dell’asset. Ma i fornitori non sono stati in grado di calarsi nel nostro business. Per noi dell’It è importante comunicare all’azienda quanto facciamo perché non sempre vengono percepiti gli sforzi che ci sono dietro a certe scelte. Riguardo al discorso che si faceva prima sull’innovazione, per me dare un valore netto su quanto investiamo in innovazione e quanto in mantenimento dei sistemi non è facile, perché anche all’interno di quest’ultima voce ci sono processi di miglioramento e innovazione, per cui oggi mi sentirei di dire che per i nuovi progetti spendiamo il 60% del budget It”.


Musumeci: “I fornitori hanno difficoltà ad ascoltare e a presentare la soluzione e i prodotti adeguati alle esigenze dell’utente”.


Anzola: “Vorrei spezzare una lancia in favore dei fornitori in quanto se non fanno quello che chiediamo è anche colpa nostra. Burgo Cartiere ha iniziato tra il ’97 e il ’98 a rivoluzionare l’It migliorando giorno per giorno le varie aree. Oggi noi prendiamo ordini da tutto il mondo, per cui la produzione è attiva 24 ore su 24. L’It, quindi, deve garantire che tutta la struttura funzioni alla perfezione. Dal ’98 a oggi abbiamo effettuato due salti tecnologici, in quanto siamo passati dal mainframe ai server Intel e stiamo concentrando tutto in una sola server farm, che ha una struttura distribuita e centralizzata per facilitarne la gestione. Per cui oggi spendiamo il 45% in mantenimento della struttura It e il resto in innovazione. I fornitori sanno fare il loro lavoro e ci sono quelli che offrono valide soluzioni di processi, però dobbiamo guidarli noi a calarsi nella nostra realtà e di conseguenza aiutarci a fare innovazione. È certo, però, che devono riflettere sul loro approccio al mercato e smettere di comunicare per slogan”.

Si trascina ormai da tempo la questione che gli utenti rinfacciano ai vendor di proporre un’offerta che non è allineata alle specifiche esigenze, e a quanto pare il problema non è ancora risolto, nonostante i vendor affermino di essere ormai in grado di parlare il linguaggio del cliente. In concreto, quali sono le competenze che vorreste trovare presso i fornitori?


Musumeci: “Il Miur ha due tipi di esigenze: una per il Ministero e l’altra per le scuole, per cui una ha la necessità di interagire con chi è in grado di proporre soluzioni complesse, l’altra, invece ha un tipo di esigenza che può essere più vicina a quella di una piccola impresa. Nel primo caso, quindi, i fornitori devono essere di un certo livello e avere una struttura adeguata alle nostre problematiche, mentre nel secondo caso possono essere anche realtà più piccole e con presenza locale. Certo è che con i vendor tendiamo sempre meno a parlare di tecnologia ma sempre più di partnership, perché con questo approccio riusciamo a creare maggior valore”.


Carrella: “Il fornitore deve sentirsi dire che cosa l’azienda vuole fare e non viceversa. Spesso, però, l’utente cerca soluzioni comode e vuole trovare chi già gli risolve il problema, ma oggi non deve essere questo l’approccio. Inoltre bisogna aver ben chiaro che se il fornitore dà valore aggiunto lo si paga, altrimenti no. Per l’azienda utente è molto importante avere gli skill interni adeguati per avviare certi processi, ma qui entra in gioco il discorso della formazione, in quanto non deve venire solo dal fornitore, che tende a formare sulla sua tecnologia, o dall’azienda, ma dall’individuo stesso, che deve saper costruire la propria crescita professionale, per essere in grado di portare conoscenza e valore alla propria azienda”.


Ferrari: “Per quanto riguarda i fornitori, la mia realtà è un po’ diversa rispetto alla media, perché ogni società del gruppo Iris Ceramica richiede la personalizzazione del problema che affronta, per cui non è facile far capire le problematiche del nostro mondo. Percui davanti alle proposte dei vendor sono io responsabile It che devo capire se fanno al mio caso oppure no. Le risorse, certamente, fanno la differenza in quello che è lo sviluppo, sia dell’azienda sia della capacità di trasmettere ai colleghi e agli utenti interni le giuste informazioni e direttive”.


Torelli: “L’It è spesso vista come un dipartimento e non come una parte del core business, per cui non sempre le risorse che vi lavorano sono a conoscenza delle strategie aziendali e della reale utilità di quello che viene sviluppato. Invece la comunicazione è molto importante e l’It deve essere integrata alle Direzioni di business e alle loro strategie; il senso di appartenenza all’azienda che si viene così a creare influenza in modo positivo la propositività dei singoli individui e tutto ciò va a beneficio dell’azienda. I fornitori oggi si trovano davanti a interlocutori che stanno cambiando le loro esigenze: non chiediamo più solo tecnologia ma più soluzioni per il business, per cui vogliamo avere dei fornitori esperti che siano anche in grado di dare valore aggiunto. L’ideale sarebbe poter riuscire a realizzare con il fornitore delle partnership per consentire a entrambi di investire l’uno sull’altro e di crescere. Alcune società fornitrici hanno capito quest’esigenza per cui con loro si riesce a instaurare un dialogo positivo per entrambi”.


Borrelli: “Da anni abbiamo subìto le proposte di un’offerta che non sempre è risultata valida. Oggi, a causa della riduzione dei budget, i vendor si ritrovano a far i conti con una maggior pressione sui prezzi, ma è anche cambiato l’approccio dell’utente, che ha le idee più chiare su quello che gli serve. In questo contesto, è fondamentale recuperare le risorse interne, motivandole e accrescendone le competenze”.


Corò: “Per una realtà come il Comune di Ferrara, la tipologia dei fornitori è molto varia, perché gli interlocutori Ict sono sia grandi che medi e piccoli. Dal mio osservatorio posso dire che il grande ha capacità finanziarie ed è quello che offre i servizi migliori, però ha anche maggiori costi, mentre spesso i piccoli non sono in grado di rispondere adeguatamente. Devo, però, anche sottolineare che ho trovato una qualità più scadente nel passare dagli interlocutori che avevo con il mainframe a quelli che operano su Unix. Per cui attualmente stiamo procedendo a una maggior selezione dei fornitori tecnologici”.


Carriglio: “Sul fronte fornitori voglio degli interlocutori che siano propositivi, che siano un gradino avanti a me e che mi illuminino nella conoscenza delle nuove tecnologie non di business ma di gestione. Prima si pagava molto per avere lo stesso servizio di oggi. Però ora il vendor mi deve anche dimostrare di saper creare del valore aggiunto. Per questo ritengo che anche i fornitori per primi debbano ripensare il loro modello di business, per avere più margine in un momento in cui i clienti non sono più disposti a spendere come una volta”.

Che rapporto ha oggi il responsabile dell’It con il top management? Viene messo a conoscenza delle strategie aziendali?


Anzola: “Negli ultimi anni siamo stati visti come quelli che spendono senza creare valore. Dopo lo scotto che abbiamo pagato dell’Anno 2000 e quello dell’euro c’è anche chi ha pagato quello di Internet, per cui abbiamo fatto varie esperienze senza che noi per primi ci credessimo fino in fondo. In Cartiere Burgo l’It per quanto riguarda gli investimenti relativi a nuove linee non ha molta voce in capitolo, ma siamo interpellati quando si deve decidere con il fornitore, come deve rapportarsi con le nuove piattaforme di infrastrutture tecnologiche, con l’impegno, poi, di essere in grado di presentare le soluzioni migliori per gestire il business”.


Carriglio: “Banca Intesa vende servizi, per cui oggi si appoggia all’It per meglio supportare il business. Il dialogo con il top management c’è. Oggi, inoltre, abbiamo aumentato rispetto al passato il livello di skill delle nostre persone, abbiamo una governance interna, le architetture sono gestite internamente, per cui ci sono le competenze per offrire validi servizi”.


Musumeci: “Il ruolo del fornitore deve necessariamente cambiare. Nel 2002 al Miur abbiamo fatto nuove gare, per cui abbiamo deciso di pagare in base al livello del servizio offerto dai vendor. Il numero dei fornitori è subito diminuito perché chiedevamo oltre alla riduzione dei costi anche l’assunzione del rischio. Inoltre, va sottolineato che sono cambiati i nostri utenti finali. Prima erano interni, oggi sono esterni e sono le famiglie, le scuole e gli studenti, per cui abbiamo l’opportunità di usare l’It come vettore di innovazione e miglioramento dei servizi, abbiamo una diversa focalizzazione e quindi un diverso rapporto con i fornitori”.


Borrelli: “Se l’It dà delle risposte, siamo considerati. Il Cio diventa credibile se sa dare ritorni e benefici”.


Ferrari: “Iris Ceramica sta costruendo 3 nuovi stabilimenti, per i quali non siamo stati interpellati, ma siamo invece stati coinvolti nelle decisioni che riguardano gli investimenti It a essi legati”.


Torelli: “In Fiditalia il responsabile It fa parte del Comitato direttivo e partecipa attivamente alla definizione e allo sviluppo delle strategie aziendali; l’obiettivo che ci poniamo è lo stesso delle altre Direzioni, vale a dire lo sviluppo del business di Fiditalia, e questo obiettivo più si lavora insieme e in armonia e più è a portata di mano. Certo, ogni Direzione ha le proprie problematiche e vincoli, ma è solo lavorando in ottica di team che si possono superare le difficoltà; è un processo che si segue non con poche difficoltà, ma al nostro interno stiamo lavorando sempre di più per creare armonia tra i vari attori e i risultati cominciano a vedersi. Anche noi dell’It stiamo cambiando mentalità e dobbiamo sforzarci di non vedere solo le problematiche/soluzioni da un punto di vista tecnico, ma essere in grado di calarci e capire le esigenze della parte commerciale, per seguire insieme la miglior soluzione”.


Corò: “I responsabili It del Comune di Ferrara sono sempre coinvolti nei nuovi progetti, forse anche troppo. Spesso ci chiedono di dare delle risposte su nuovi servizi anche quando in realtà non abbiamo gli elementi per darle a priori”.


Anzola: “Quando si deve diventare operativi su nuovi fronti noi dell’It siamo molto coinvolti nelle strategie del top management”.

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