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Cresce del 17% l’ecommerce B2c in Italia

In Italia il mercato dell’ecommerce Business to consumer si appresta a riportare una crescita del 17 per cento rispetto al 2015 e a superare, in termini di valore, i 19 miliardi di euro. Di questi, 10,7 miliardi sono ancora prevalentemente costituiti da servizi ma a crescere con un tasso quasi triplo (+27%) sono i prodotti, destinati ad arrivare sostanzialmente alla parità entro il 2017.
Lo ha anticipato Riccardo Mangiaracina, Direttore Osservatorio Ecommerce B2c della School of Managament del Politecnico di Milano, in occasione della prima edizione italiana di PrestaShop Day, evento organizzato dalla piattaforma opensource di ecommerce per riunire anche da noi la propria community di sviluppatori, merchant e partner industriali.

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A sx Riccardo Mangiaracina, Direttore Osservatorio Ecommerce B2c della School of Managament del Politecnico di Milano, a dx Luca Mastroianni, Country Manager PrestaShop Italy

E che i tempi fossero maturi per mettere in piedi anche da noi un evento già tenutosi a Madrid lo scorso maggio e a Parigi in giugno, lo dicono i numeri di PrestaShop Italia snocciolati per l’occasione dal Country Manager Luca Mastroianni, attento a sottolineare i 20 mila negozi di ecommerce totalizzati nel nostro Paese in meno di due anni di attività.

Un mercato ecommerce B2c più consapevole…

Da qui l’abbrivio per ricollegarsi alla fotografia scattata da Mangiaracina secondo cui, «oggi, quello dell’ecommerce B2c è un mercato più consapevole, dove, nel settore dei servizi, con il 44 per cento, il turismo gioca la parte del leone seguito, a quota 14 per cento, dall’elettronica di consumo e a un meno scontato settore abbigliamento che, nel 2016, è arrivato a pesare per il 9 per cento mostrando un ulteriore segnale positivo».

… ma ancora in ritardo rispetto alla media europea

«Tuttavia – come sottolineato da Mastroianni –, in Italia su 100 euro spesi solo 5 sono ascrivibili al canale online, ben lontani dalla media dei 15-18 euro riportati in mercati più evoluti, come la Germania e la Gran Bretagna».

Un valore evidentemente non soddisfacente e che anche per il Direttore Osservatorio Ecommerce B2c è figlio di dinamiche diverse «che, però – sottolinea provocatoriamente –, non possono limitarsi alla sola constatazione del digital divide, che da sempre caratterizza il nostro Paese, o dalla atavica diffidenza da parte degli italiani a utilizzare strumenti di pagamento elettronici o, ancora, dagli alti costi della logistica determinati da un Paese stretto e lungo».

Dito puntato sulla mancanza di offerta

Per Mangiaracina, che di commercio elettronico si occupa dal 2003, la vera ragione che spiega il ritardo dell’ecommerce B2c in Italia è la mancanza di offerta.
Un esempio su tutti? L’ambito grocery che, pur pesando in maniera significativa nel paniere di spesa di ogni italiano medio, fatte salve alcune eccezioni localizzate, però, esclusivamente nei grandi centri urbani, non ha ancora strutturato un’offerta online.
«La stessa cosa – conclude Mangiaracina – vale per l’arredamento, per il beauty e la cosmesi, che solo da pochissimi anni hanno visto i big player del mercato investire in chiave ecommerce, al contrario di quanto accade già da tempo in Francia, Inghilterra e Germania».

Pagamenti e logistica: qui si vince la sfida dell’ecommerce B2c

In tutto questo, la logistica e la complessità di gestione dei picchi si confermano fattore critico di successo.
Da qui il richiamo ai merchant presenti all’evento PrestaShop a non sottovalutare la rilevanza strategica della logistica, che impatta sia sui costi, sia sui livelli di servizio.
Causa di fallimenti di molte iniziative nel settore grocery pocanzi citato, proprio la consegna al cliente diventa di cruciale importanza. Va allora offerta un’ampia gamma di servizi, anche per il ritiro mentre il suggerimento finale di Mangiaracina sa molto di buon senso: «Prossimi al Natale, promettete solo quello che potete mantenere, altrimenti il cliente difficilmente tornerà a trovarvi o a parlare bene del vostro sito».

Mostrano di averlo capito bene, tra i merchant in sala Velasca e Comodo.it.

Rappresentativa di un business online fatto di calzature artigianali rigorosamente Made in Italy, il primo ha messo in piedi, nel 2013, una vetrina online “con due lire, grazie a PrestaShop”, dal quale oggi vende un migliaio di calzature al mese in 25 Paesi nel mondo, e ha da poco inaugurato un negozio fisico a Milano «puntando su un advertising legato alla parte di brand, che cura in chiave emotiva il rapporto con il singolo cliente».

Il secondo, nato nel 1998, si configura oggi come “Il portale dei preservativi” con 1.200 “cartucce” vendute al giorno grazie a quella che Massimo Valente, Ceo e founder della società, ha definito «una potentissima strategia di content marketing fatta di 3.100 pagine di informazione solo sulla parola preservativo». A questa e alla consegna in tutta Italia con pacco anonimo, Comodo.it ha saputo aggiungere negli anni i prezzi più convenienti del mercato, la consegna garantita in 24 ore e la personalizzazione del prodotto – «nonostante gli ostacoli normativi europei» – con la presentazione, a breve, di MrComodo, un condom che promette caratteristiche di vestibilità diverse ai suoi utilizzatori.

 

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