Costi e qualità fanno ripensare la gestione del mainframe

Una ricerca di Compuware evidenzia che i costi dell’outsourcing preoccupano tre aziende su quattro. C’è anche un problema di qualità del servizio. In Italia i team It lavorano un mese all’anno per rimediare a problemi generati dall’outsourcer.

Compuware ha presentato i risultati di una ricerca globale che ha raccolto il pensiero dei Cio riguardo l’affidamento in outsourcing dei mainframe.
Lo studio ha evidenziato come la riduzione dei costi sia un fattore fondamentale che spinge ad assegnare in outsourcing lo sviluppo, la manutenzione e la gestione delle applicazioni mainframe.
Ma le cose non vanno come dovrebbero.

I costi che non ti aspetti
Esistono costi nascosti che scontentano il 71% dei Cio intervistati in tutto il mondo e il 73% di quelli italiani.
Sono costi che scaturiscono dalla crescita del livello dei Mips e dai maggiori investimenti necessari per il testing e la risoluzione dei problemi causati dalla scarsa qualità delle prestazioni delle applicazioni fornite.

Mips e Cpu
In dettaglio, i costi relativi ai Mips aumentano mediamente del 21% anno su anno; il 40% degli intervistati lamenta consumi che stanno ormai sfuggendo al controllo; l’88% degli interpellati che utilizzano strutture di costo basate sul consumo di Cpu è convinto che gli outsourcer potrebbero gestire meglio i costi di Cpu (in Italia l’opinione è sostenuta dal 93% degli intervistati); il 57% ritiene che gli outsourcer non si preoccupino dell’efficienza delle applicazioni che scrivono e il 68% pensa che l’incremento delle applicazioni mobili (ome il mobile banking) porti a crescere ulteriormente l’utilizzo in termini di Mips generando costi aggiuntivi.

Se outsourcer non vuol dire qualità
Due terzi (il 67%) degli intervistati (il 78% in Italia), poi, si sono dichiarati insoddisfatti della qualità delle nuove applicazioni o dei servizi prestati dai rispettivi outsourcer, segnalando problemi come aumento del gap di competenze interne, difficoltà nel trasferimento della conoscenza e rotazione del personale del fornitore eccessiva.

Troppo troubleshooting
Il 54% delle aziende ha dovuto investire maggiormente in test prestazionali e nel trubleshooting a causa della cattiva qualità del lavoro fornito dagli outsourcer e il 67% dei Cio italiani dichiara di averlo fatto; il 51% di chi affida all’esterno lo sviluppo e la manutenzione delle applicazioni mainframe ritiene di dover investire di più in team interni dedicati alla risoluzione dei problemi, a causa della scarsa qualità del lavoro degli outsourcer (in Italia la percentuale di aziende che dichiara di voler investire in team interni per fare fronte a questa difficoltà è minore, 33%); il 47% valuta la percentuale di errori e bug nel codice applicativo fornito da un outsourcer superiore rispetto a quella del codice fornito dai propri sviluppatori interni.

In Italia si lavora un mese per risolvere problemi
Cosa importante, i team It sprecano mediamente 10 giorni su ogni progetto solo per risolvere bug applicativi e problemi prestazionali causati dagli outsourcer. In Italia il tempo si raddoppia e mediamente si arriva a 20 giorni.

Knowledge un-management
L’80% degli intervistati lamenta difficoltà rispetto a come la mancanza di trasferimento della conoscenza si ripercuota negativamente sulla qualità dei progetti in outsourcing; il 68% afferma che i team interni non possiedono più le conoscenze legacy necessarie per la manutenzione delle applicazioni mainframe, mentre il 41% delle aziende cita l’assenza di competenze interne come principale fattore che porta a scegliere l’outsourcing.

Globalmente, il 65% degli intervistati (72% in Italia) ritiene che l’elevato turnover all’interno dell’organizzazione degli outsourcer abbia conseguenze negative sulla qualità e sulle tempistiche del lavoro fornito.

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