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Cosa significa innovare in campo tecnologico

Da tempo immemore si parla di innovare l’azienda è da anni una priorità. E spesso ci si chiede in cosa consiste praticamente. Ce lo siamo fatto dire da Michael Xie, fondatore, Presidente & Chief Technology Officer di Fortinet, che l’innovazione l’ha applicata alla sua società.

Michael Xie, fondatore e CTO di Fortinet
Michael Xie, fondatore e CTO di Fortinet

In campo tecnologico qual è il significato concreto della parola innovare?

Innovare significa creare un ambiente in cui la creatività viene incoraggiata, favorita e premiata. Il dibattito vede contrapposte due teorie: una favorevole al lavoro da remoto come modalità adatta a ottenere il massimo in termini di innovazione e produttività dai dipendenti, e l’altra che considera la collaborazione quotidiana tra team nel medesimo ufficio, uno strumento imprescindibile per il successo dell’azienda. Detto questo, esistono ovviamente altri elementi che contribuiscono a creare un ambiente nel quale è possibile innovare, anche a livello tecnologico, in modo più efficiente. Dando uno sguardo al settore IT degli ultimi decenni, non esiste un percorso chiaro e univoco che porti a innovare con qualità. Alcune aziende hanno rivolto con successo i propri sforzi alle rispettive aree tecnologiche chiave, mentre altre sono partite da idee inizialmente lontane dal loro core business, ma che in un secondo momento hanno dato i loro frutti.

In assenza di un percorso univoco, si può comunque fare riferimento a qualche modello in grado di favorire un processo di innovazione?

Esistono diversi modelli e le aziende possono ispirarsi a uno solo di essi oppure optare per un approccio che in qualche modo li prenda tutti in considerazione. C’è il cosiddetto top-down, nel quale nuove idee vengono lanciate dalla leadership aziendale e gli ingegneri si adoperano per realizzarle. All’opposto, il bottom-up in cui sono questi ultimi che lavorano a specifici progetti ad essere incoraggiati a trovare idee innovative e realizzarle, talvolta fino a ignorare il quadro generale in cui operano. Questa tipologia di idee può anche provenire dalle richieste degli utenti finali in cerca di soluzioni o funzionalità per far fronte a loro specifiche esigenze. C’è poi il modello divergente secondo il quale alcune aziende si focalizzano sullo sviluppo dei propri tool di risoluzione delle problematiche interne, e gradualmente trasformano questi strumenti in soluzioni da lanciare sul mercato. Tutti questi approcci sono senz’altro in grado di portare risultati. Nessuno in particolare più degli altri, ma indubbiamente è possibile trovarne uno che meglio si adatti alle esigenze, alla cultura e allo stile di gestione della propria azienda.

Ovviamente gran parte della spinta a innovare deve provenire dall’alto

Nel quotidiano, è fondamentale incoraggiare i dipendenti ad appassionarsi al proprio lavoro, a pensare di continuo e a sfidare i paradigmi. È parimenti importante dare il giusto riconoscimento a chi si distingue nel cammino verso l’innovazione. I leader aziendali devono avere il coraggio di adottare un approccio di business che punti al lungo periodo, riuscendo comunque a resistere alle pressioni derivanti dal raggiungimento dei propri obiettivi al termine di ogni trimestre fiscale. Se il management cominciasse a progettare prendendo in considerazione i possibili scenari dei prossimi anni – anche di un futuro lontano – sarebbe motivato a investire in aree che potrebbero veramente consentire all’azienda di crescere nel lungo termine. Inoltre tale investimento potrà favorire grandi idee che in futuro assicureranno risultati inaspettati.

Lasciare spazio alla creatività e alla libertà d’azione dei dipendenti è un azzardo?

Un’innovazione tecnologica di valore può assumere diverse forme e provenire da ogni direzione. Questa è la ragione per la quale è importante non strutturarla eccessivamente. È sufficiente un framework di base. Se i chief innovation officer mettono troppi paletti attorno alle idee dei dipendenti, possono vedere svanire in un attimo quello che stanno realmente cercando. Occorre sempre essere flessibili e di larghe vedute. Se qualcuno propone una nuova idea, bisogna essere pazienti e consentire a chi la avuta di lavorarci – e magari di realizzarla – prima di giudicare.

Ci deve comunque essere un obiettivo comune

Nel corso degli anni ho visto fallire molti tentativi di chi ha provato a innovare, per il semplice motivo che l’innovatore di turno al momento di partire, non si era posto un obiettivo chiaro. È spesso allettante lavorare a un determinato tool per curiosità o altre ragioni, ma se si comincia senza un’idea precisa sui problemi che questo strumento sarà in grado di risolvere una volta realizzato, si parte col piede sbagliato e il rischio di sprecare tempo e risorse è davvero elevato. Chi vuole innovare deve definire con precisione le problematiche di business prima di qualsiasi altra cosa.

Quindi innovare va bene, ma a condizioni precise

Esatto, i chief innovation officer devono tenere a mente che l’obiettivo finale delle aziende è la crescita economica, per cui non possono innovare per il semplice gusto di farlo. È di fondamentale importanza allineare l’innovazione tecnologica con la vision e gli obiettivi aziendali, contribuendo in modo concreto all’aumento del fatturato. Non è però sufficiente – è anzi un azzardo – creare semplicemente una “fabbrica di buone idee”, se non si ha una visione pragmatica di come l’azienda possa beneficiare degli sforzi della Ricerca e Sviluppo.

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