Cori Avvelenati – Alpha Nerds uniti contro l’iPad

Svariate voci si sono sollevate contro il nuovo idolo, come era facile attendersi. Tra le altre, quella di Cory Doctorow mi ricorda molto da vicino un’antica canzone di Guccini.

“Se avessi un’azione di Aol per ogni volta che qualcuno mi ha detto che il web sarebbe stato ucciso proprio da Aol, adesso sarei il proprietario di un mucchio di azioni di Aol, per un valore complessivo piuttosto basso”, dice tra l’altro Doctorow nel suo post di “sconsigli” per l’iPad. Ovviamente Aol non ha ucciso il Web.
Analogamente sembra difficile che il nuovo scatolotto della Casa della Mela, al di là dell’hype, possa diventare un vero successo: i bookmaker -sì, anche su questo!- lo danno anche 8 contro 1, in barba a qualsiasi discorso di paddonomica.
Cory non è l’unico a pronunciarsi contro e se avete più di trent’anni il suo pezzullo va letto.
Ne cannibalizzo ancora un po’, in una traduzione non letterale: “l’avvento dell’iPad sembra un remake della rivoluzione del CD-Rom, nel quale i Profeti dei Contenuti proclamarono l’imminente rifondazione dell’Impero dei Media, che sarebbe avvenuta attraverso prodotti costosi da fare e da acquistare”.
La cultura e il passato sono due beni-rifugio di molte menti, ma da tempo sono largamente sopravvalutati, quindi chi ha meno di trent’anni può benissimo farne a meno. Quelli che come me (e come Doctorow) ne hanno di più, ricordano che a cavallo degli anni ’80 la maggior parte dei computer da casa (dall’Apple II al Vic20) si potevano aprire -ed era come aprire i giocattoli e sì, romperli- mentre provatevi ad aprire a casa un iPad. Come crescono i ragazzi senza niente da smontare? Non lo so, io smontavo tutto e quindi sono sostanzialmente d’accordo con il Manifesto del proprietario.

Aprite le menti, non l’iPad
A me che l’iPad non sia smontabile non fa nessun effetto. Sotto casa c’è un discount dove compro le verdure già lavate ed imbustate, quando non surgelati pronti per la padella. Seguo le reti sociali, dove frotte di nullafacenti cercano conforto da uno schermo. Come Doctorw adoravo (e ancor oggi adoro) i fumetti, che colleziono, compravendo, scambio con masochistica riluttanza. Di Apps per i fumetti (conosco quelle di Marvel e Disney) non ricreano in me quelle possibilità, intrise come sono di Drm.
Per me, il vero freno alla diffusione è che l’iPad non è né un computer/netbook, né uno smartphone, quindi non rientra in nessuna delle recenti categorie di successo. Il PC è un dispositivo da specialisti e non da casa, dove può essere sostituito da uno scatolotto game-oriented che vada su internet, faccia scrivere testi (senza stamparli) ed eventualmente segua nuovi assalti come il 3D. Lo smartphone è quel che ci serve, come ne dimostra il successo, ma essendo troppo fessi dagli agi dell’Occidente e dalla pubblicità del PC ancora non sappiamo usarlo.

Non aprite la borsa al check-in
L’iPad non è un computer e non serve neanche toglierlo dalla borsa per la scansione in aeroporto: è così sottile e compatto da essere chiaramente identificato anche insieme a mille altri improbabili oggetti.
Avvisando il lettore che anche la conclusione, in quanto filtrata dai feed della conoscenza moderna, è rivolta solo agli ultratrentenni (leggere le avvertenze e le modalità d’uso), vado a richiudere le sinapsi ferite in apertura d’articolo. L’altro ieri (per noi ultratrentenni) un cantante italiano di nome Francesco Guccini scrisse una canzone contro i Profeti dei Contenuti musicali; la canzone andava anche contro il sistema che li ingabbiava, lasciando però ricco chi accettasse quella moneta. Più o meno come i Cd di Doctorow.
Anche oggi non è detto che senza l’ultimo SuperGizmo si vivrà male. Anzi, senza aprilo per carità, mi spiegate a che serve l’iPad?

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