Convergenza, un problema di congruenza

Il mercato italiano delle trasmissioni dati mostra un andamento a due velocità.

Esistono, indubbiamente, dei problemi per ciò che riguarda la situazione delle Tlc e degli sviluppi commerciali nel breve medio termine. È, tuttavia, difficile dire quanto questo dipenda da un reale rallentamento del mercato o dall’avere riposto eccessive speranze in una sua crescita. In un ciclo rallentato, perlomeno se si considerano come riferimento i parametri di misura recentemente affermatisi nel mondo Internet, i player di questo mercato si stanno chiedendo cosa fare per compensare il mancato business che deriva dalle disattese previsioni di sviluppo. Nell’analisi che segue, il riferimento al mondo Internet va inteso comprendendo quanto connesso al settore Ip, non ultima l’integrazione di voce e dati nelle reti, nei Pabx o nei contact center. Tale settore ha visto convergere investimenti e sviluppi di nuove architetture di rete e la proposta di tecnologie innovative. Solo di recente si è, però, assistito all’introduzione di soluzioni che corrispondono alle esigenze delle imprese di dimensioni medie e medio-piccole. Non da molto si può anche parlare di stabilità e consolidamento di standard Ip e protocolli di rete. Società come 3Com e Alcatel hanno da poco rilasciato soluzioni per Ip Pabx che integrano funzioni di messaggistica e call center per la fascia dai 30 ai 150 derivati, con un prezzo che può rendere appetibile la migrazione tecnologica dai centralini tradizionali. Più variegata appare la situazione per ciò che riguarda le reti di carrier e aziende medio-grandi interessate ad applicazioni Vpn. Solo ora, le suite di protocolli per la realizzazione di Vpn nonché la gestione e migrazione a partire da un mondo ancora frame relay e Atm iniziano a consolidarsi e a garantire una ragionevole interoperabilità.

Una crisi annunciata?


Va detto, che alcuni problemi esistevano da tempo e che la semplice analisi delle cifre avrebbe permesso di anticipare il fatto che alcune previsioni difficilmente sarebbero state confortate dalla realtà. Si sarebbe potuta percepire immediatamente, ad esempio, la dissonanza tra traffico reale e possibilità offerte dai mezzi trasmissivi di nuova generazione. Viene da chiedersi se sia ragionevole prevedere un certo tipo di sviluppo, in termini di espansione di reti, apparati e infrastrutture trasmissive, quando il traffico reale è tale da non saturare neppure il mercato attuale e quando sembrano ancora mancare reali servizi "bit consuming" quali lo streaming audio e video. Va precisato, però, che le previsioni di sviluppo del mercato si sono basate su fattori che dovevano dare il via a nuovi servizi multimediali ma che, nella realtà, si sono rivelati inidonei a svolgere questo ruolo trainante. Tra gli elementi di spicco, l’evolversi della deregolamentazione e l’unbundling, quest’ultimo visto come condizione di base per la diffusione di capacità trasmissive a larga banda e a basso costo. Il problema dell’unbundling, e di una politica di prezzi accettabile su larga scala, appare fondamentale per la ripresa del settore consumer che, va precisato, al momento vede la presenza, nella maggioranza dei casi, di sistemi di accesso remoto a 56 Kbit. I fornitori di accesso a larga banda, che solo da pochi mesi hanno iniziato a elaborare proposte di accesso Adsl, sembrano essersi scontrati con una scarsa propensione da parte degli utenti ad accettare i piani tariffari proposti. Accanto a questo, pesa anche il fatto che la velocità di accesso non è tutto: bisogna essere certi che l’intero link, sino al server da cui si scaricano i dati, operi con velocità pari a quella dell’accesso, questione che, almeno nel breve periodo, appare difficilmente risolvibile. Una considerazione su questo fenomeno è opportuna; una situazione simile si era già verificata con l’introduzione dell’Isdn. In pratica, i carrier e gli operatori cercano di utilizzare le nuove tecnologie, che comunque devono mettere in servizio, come scusa per aumentare le tariffe. Nel caso dell’Isdn, si è sostanzialmente assistito al rifiuto da parte del mondo consumer. È sperabile che non avvenga lo stesso per l’Adsl. In tal caso, infatti, la situazione del mondo consumer, la diffusione di pc multimediali e l’effettiva esigenza di infrastrutture trasmissive a larga banda ne risulterebbe inficiata.

Tiene il mercato aziendale


Il preavviso di una tale realtà, che però sembra ci si ostini a non considerare, è deducibile dal forte ridimensionamento del segmento consumer illustrato dalla ricerca Assinform sui dati di mercato dell’Itc del primo semestre del 2001. A fronte di questa caduta, si è in sostanza assistito a una tenuta del segmento business, con uno zoccolo duro costituito dagli investimenti nelle reti fisse. Nel settore professional, il peso principale lo hanno avuto le società medio-grandi. La scarsa propensione a investire da parte delle piccole imprese potrebbe anche significare che esse avvertono la mancanza di piattaforme aderenti alle proprie esigenze. Non va dimenticato che le architetture e il taglio degli apparati sono generalmente ottimizzati per la società media americana o europea, che corrisponde alla fascia alta delle realtà industriali italiane. Se a questo si aggiunge che la convergenza tecnologica di voce e dati, una volta realizzata, presenta vantaggi ma richiede un investimento iniziale maggiore rispetto alla piattaforma convenzionale, diventa comprensibile la cautela a investire manifestata dalle Pmi. Solo ultimamente, le aziende produttrici paiono avere colto questi aspetti e ridefinito verso il basso il taglio della propria offerta.


Questo, ad esempio, è ciò che hanno fatto Alcatel e 3Com ma anche Nortel, Cisco e Siemens, oltre a società specializzate di dimensioni minori. Solo tra alcuni mesi sarà possibile verificare se il nuovo approccio strategico, in termini di prodotti, si rivelerà pagante. Oltre alla strategia tecnologica, infatti, dovrebbe essere riadeguata anche quella commerciale. Da una parte, ci si trova a dover convincere l’azienda a cambiare una parte dell’infrastruttura che comunque svolge il suo servizio, e, dall’altra, a dover mediare tra aree aziendali diverse. Questo significa, spesso, dover cercare la quadratura del cerchio. Non tutto il male, però, viene per nuocere, perlomeno per chi abbia di recente deciso o lo farà nel breve di adeguare le proprie infrastrutture di telecomunicazione. Visti i dati di mercato in termini previsionali, sembra infatti possibile ottenere consistenti sconti.

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