Consumi: occhio ai fast movers

Per GfK Eurisko, in Italia, chi vende deve fare i conti con 10 milioni di consumatori decisamente preparati e che acquistano in una logica progettuale ipersofisticata anche i generi di prima necessità.

Cercano l’eccellenza e muovono verso una logica di acquisto progettuale per distinguersi e comunicare la propria diversità al resto del mondo. Sono il popolo dei fast movers: poco meno di 10 milioni di individui che, solo in Italia, secondo una rilevazione condotta da GfK Eurisko su un campione rappresentativo della popolazione di casa nostra, mostrano caratteristiche precise.

«Anti Latouche per eccellenza – sottolinea Giuseppe Minoia (nella foto), presidente GfK Eurisko -, questo genere di consumatore è tutt’altro che sostenitore della decrescita conviviale e del localismo ma punta al continuo rinnovo, allo sviluppo dei propri saperi e possedimenti». Tanto che per i fast movers gli aspetti ritenuti determinanti sono natura, cultura e tecnologia.

Intendendo con ciò consumatori sempre più attenti alla green economy, in cerca di esperienze in grado di farli crescere intellettualmente, anche grazie a nuovi media che utilizzano, però, solo per semplificarsi la vita. «Il che, tradotto per chi vende – è l’ulteriore precisazione di Minoia -, significa clienti sempre più preparati e interessati ad avere a che fare con interlocutori che ne sappiano più di loro».

Bello, utile e colto diventano, dunque, le parole d’ordine per questo genere di utenti che adottano una logica progettuale ipersofisticata anche nell’acquisto di generi di prima necessità. «Il monito per chi vende è, dunque, quello di organizzare sullo stesso scaffale bundle di soluzioni che possano rispondere alle esigenze di individui sempre più multimediali, multicanale, sensibili a nuove contaminazioni sensoriali e avvezzi a informarsi mentre sono in movimento».

Così, se i bisogni primari sono già abbondantemente soddisfatti, la sfida per chi è sul mercato si sposta su quelli secondari con una focalizzazione spinta su relax, fitness, viaggi, culture alimentari e tecnologie. Ma non solo visto che, in Italia, esiste un gap evidente «fra quello che il consumatore chiede e l’offerta presente in qualsiasi punto vendita dove, però, mancano spesso il linguaggio del luogo e la capacità di riconoscere anticipatamente questo genere di consumatori». Gli stessi che, non necessariamente, hanno il titolo di Vip ma si ritengono tuttavia qualificati e degni di essere riconosciuti.

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