Consigli per un uso saggio della banda mobile

Entro tre-cinque anni il wireless raggiungerà il massimo teorico di sfruttamento della banda. A quel punto sarà necessario fare un uso saggio di questa risorsa: ecco i consigli della statunitense Rysavy.

Qualunque sia il nostro punto di vista, tutti notiamo l’incredibile spinta verso l’impiego di banda passante mobile. I dati wireless stanno entrando nell’era del mercato di massa. Come tutte le tecnologie di successo, anche questa nasce e si sviluppa per la richiesta degli utenti in stili di vita flessibili ed aumento della produttività complessiva. Contemporaneamente, grazie alla veloce adozione dei paradigmi di social networking, gli operatori possono generare fatturato che compensi la diminuzione degli introiti dal traffico strettamente vocale.

Ovviamente la spinta maggiore ai nuovi impieghi della banda per intensità e modelli viene dagli smartphone, che hanno già raggiunto una penetrazione di mercato intorno al 25% e per i quali nei prossimi 12-24 mesi, a seconda dell’area di riferimento, si ritiene si arriverà al 50%. Secondo Wireless Intelligence, oggi i dispositivi 3G sono i 2/3 dei dispositivi nei mercati maturi e una metà nei mercati emergenti. Ulteriori effetti verranno causati da un’altra fascia di prodotto, gli smartbook, che partiti come netbook stanno riscrivendo le regole di ciò che nacque per stare sul tavolo e si modificò per stare prima sulle ginocchia e ora un po’ dappertutto.
Apparentemente però non c’è capacità di banda mobile sufficiente a sostenere a lungo questi nuovi mercati e i loro ritmi di crescita. Le reti mobili non sono pensate strutturalmente per l’uso che ne fanno i nuovi dispositivi e la loro migrazione ad architetture più adatte è molto lenta, laddove non sia del tutto ferma.
In conseguenza la congestione è inevitabile, e si manifesta sotto forma di vari disservizi, dall’assenza della connessione a timeout sempre più frequenti.

La fibra è un cattivo esempio
Le richieste di banda passante non sono solo mobili, ma anche fisse. La banda larga è sempre più una specifica sociale, principalmente per erogare servizi di tipo televisivo -anche in alta definizione- ma a fruizione non lineare, ma anche per molti altri scopi di comunicazione diretta e tra gruppi. Il fatto è che la banda fissa ha ampiezze impensabili per quella mobile, quindi impone modelli di comportamento diversi. Un solo cavo in fibra ottica oggi ha una capacità di trasmissione superiore all’intero spettro disponibile per la radiofrequenza, che inoltre è condivisa ed inaffidabile.
Proseguendo senza distinguere ciò che passa su rete fissa da ciò che va in radiofrequenza, lo spettro a disposizione di gran parte degli operatori si esaurirà irrimediabilmente entro un periodo che va da tre a cinque anni da oggi.
E’ possibile agire in maniera più oculata? E’ quanto s’è chiesta Rysavy Research, sviluppando un modello che ottimizzi il paradigma mobile e allunghi la vita della tecnologia usata dagli operatori e dagli utenti.

Più celle, meno sprechi
Finora gli operatori hanno mantenuto invariato l’approccio alla fruizione dello spettro mobile, cercando di appoggiarsi alla rete wifi e, quando possibile, alle femptocelle. Un altro sistema prevede di liberare nuove frequenze e di usare tecnologie più efficienti. In quest’ottica s’inquadrano le alterne vicende di WiMax ed Lte, oppure i lavori intorno alla frequenza 700MHz da sfruttare nel mobile, un’azione che quand’anche avesse successo diventerebbe operativa solo nel 2014 e con un saldo netto di spettro abbastanza marginale.
Queste considerazioni mettono in evidenza le differenze tra i due modelli, fisso e mobile, secondo i nuovi paradigmi d’uso. In conseguenza delle differenze è necessario anche agire diversamente nella progettazione delle reti e del traffico che le attraversa.
Servono azioni più energiche di quelle svolte finora. La prima è la meno invasiva dal punto di vista tecnologico, ma una delle più costose: aumentare il numero di celle. In questo modo il riuso di frequenze su un maggior numero di celle aumenterebbe la banda pasante a parità di spettro disponibile.
Il consiglio più efficace è senz’altro di pesante implementazione, ma probabilmente è anche poco costoso: ottimizzare l’uso della banda, soppesando attentamente cosa va trasmesso attraverso l’etere e cosa invece può seguire strade diverse. Scegliere i dati salienti ed ottimizzare i protocolli di trasmissione è un percorso che abbiamo già visto avere un grande successo agli albori delle reti locali prima e nella costruzione di Internet nelle sue pionieristiche fasi dell’accesso su linea commutata. Anche nella trasmissione dati in mobilità ma con la banda passante del Gsm s’era intravisto qualcosa: adesso si tratta di fare sul serio.

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