Home Gestione d'impresa Conservazione digitale: AgID sospende l’accreditamento dei conservatori

Conservazione digitale: AgID sospende l’accreditamento dei conservatori

La notizia è di questi giorni, ma ha effetto retroattivo: a decorrere dal 14 settembre 2016 Agid, Agenzia per l’Italia Digitale, ha sospeso l’accreditamento dei soggetti che svolgono l’attività di conservazione dei documenti informatici. Il blocco è ritenuto necessario per consentire a coloro che intendano presentare domanda di accreditamento di allegare la relazione di valutazione della conformità rilasciata da uno degli organismi di valutazione che saranno individuati da Accredia, l’Ente italiano di accreditamento.

L’azione fa seguito all’entrata in vigore del D.lgs. 26 agosto 2016, n. 179, “Modifiche ed integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ai sensi dell’articolo 1 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, in esecuzione appunto dallo scorso 14 settembre 2016.

La disposizione di cui all’art. 29 comma 1 del Cad recita adesso che “i soggetti che intendono avviare la prestazione di servizi fiduciari qualificati o svolgere l’attività di gestore di posta elettronica certificata, di gestore dell’identità digitale di cui all’articolo 64, di conservatore di documenti informatici di cui all’articolo 44-bis presentano all’AgID domanda, rispettivamente, di qualificazione o di accreditamento, allegando alla stessa una relazione di valutazione della conformità rilasciata da un organismo di valutazione della conformità accreditato dall’organo designato ai sensi del Regolamento CE 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 luglio 2008 e dell’articolo 4, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99”.

Ipotesi di annullamento

La notizia ha provocato una forte ed immediata reazione da parte delle associazioni di categoria Anorc ed Assoprovider, i cui iscritti sono per gran parte coinvolti dal provvedimento. Le due associazioni hanno avanzato una richiesta di riesame in autotutela e annullamento d’ufficio di atto illegittimo.

L’atto emanato dall’AgID creerà non poche distorsioni e disparità sul mercato digitale, già profondamente instabile a causa delle continue, poco tempestive e non sempre apprezzabili modifiche della normativa di riferimento“, ha dichiarato Fulvio Sarzana, legale dello Studio Legale di Roma Sarzana e Associati, firmando la missiva per conto dell’Assoprovider.

Un vincolo temporale di questo tipo crea evidentemente un discrimine verso chi non poteva assolutamente prevederlo. “Questo pasticcio amministrativo rappresenta una inequivocabile violazione delle regole della concorrenza”, spiega Andrea Lisi, segretario generale di Anorc, Associazione nazionale per Operatori responsabili della conservazione digitale; “ancora più surreale è che attualmente non esistono organismi in grado di certificare ciò che viene previsto oggi dal Cad”. Sottolinea poi Lisi che chi intende accreditarsi oggi è sottoposto a regole più stringenti di quelle di cui ha goduto, e gode, chi è già accreditato, creando un’evidente ed ingiustificata disparità di trattamento tra chi ha fatto domanda di accreditamento prima del 14 settembre 2016 e chi ci ha provato dopo, e magari si vede ora anche per questo preclusa la partecipazione a importanti bandi di gara.

Le due Associazioni, che hanno inviato la missiva per conoscenza anche alla Presidenza del Consiglio ed alla nuova struttura del Commissario per il digitale presso la stessa Presidenza del Consiglio, chiedono congiuntamente all’Agenzia presieduta da Antonio Samaritani che “previa sospensione degli effetti dell’atto e riesame del provvedimento di sospensione dell’accreditamento, di procedere al suo annullamento d’ufficio al fine di garantire piena correttezza e parità di trattamento di tutti i soggetti conservatori accreditati e che intendono chiedere l’accreditamento“.

A ben guardare si tratta di uno di quei frequenti guazzabugli normativi, comunque dovuti dagli organi deputati, ormai difficili anche in presenza di testi unici di legge. Le troppe leggi italiane hanno spesso conseguenze impreviste, anche perché l’ambito nazionale viene ad essere ridiscusso dalla necessaria armonizzazione europea. Da questa ed altre situazioni analoghe si uscirà con la collaborazione di tutti, sperando che avvenga in tempi brevi e senza danni per le aziende coinvolte.

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