Connecting Ecosystem Clouds per i partner NetApp

È una più stretta collaborazione con le strutture di vendita dei global partner alliance del vendor storage quella richiamata all’attenzione dei partner Emea nella due giorni organizzata a Venezia per generare maggior coesione sul mercato.

È un ecosistema fatto di “global partner alliance” sempre più strategiche il vero protagonista dell’ultimo Emea Partner and Pathways Summit celebrato da NetApp sotto il segno del cloud.
A una settimana esatta dal lancio sul mercato mondiale della versione 8.2 di Clustered Data Ontap, la due giorni organizzata in un’afosissima ma pur sempre suggestiva Venezia è stata soprattutto occasione per ribadire “de visu” il ruolo da protagonista giocato dai business partner nelle strategie dello specialista in soluzioni storage e per il data management.

Se ne sono accorti, in primis, i sette partner che, da Germania, Turchia, Spagna, Sud Africa, Inghilterra e Irlanda, hanno portato a casa altrettanti riconoscimenti in occasione degli Emea Patner Performance and Innovation Awards che, almeno in questa settima edizione, hanno lasciato a bocca asciutta i rappresentanti del nostro Paese.

Ma tant’è.
Attorno al “Connecting Ecosystem Clouds” di cui si è fatto portavoce Thomas Stanley in qualità di vice president, Alliances and System Integrators di NetApp, che ha chiuso lo scorso aprile l’ultimo fiscal year a quota 6,2 miliardi di dollari, Big Data e Analytics sono tornati a confermarsi i trend sui quali concentrare l’attenzione, forti di un sistema operativo in grado di aprire all’era del software-defined storage.

Tutt’attorno, una strategia IaaS, PaaS e SaaS, ma anche strumenti per gestire problematiche Byod e per il delivery di soluzioni integrate che NetApp persegue da tempo con vendor partner del calibro di Amazon, Cisco, Citrix, Fujitsu, Microsoft e Vmware ma che nulla può senza il supporto di chi, poi, il servizio deve portarlo sul mercato.
Distributori, rivenditori e Var – certo – ma sempre di più service provider di private e public cloud che, «dotati della giusta infrastruttura fisica», risultano i più adatti nell’erogare servizi su piattaforma parlando la lingua di Cio in cerca di agilità nel fornire servizi It agli owner delle applicazioni.
Il tutto in un nuovo ruolo di “broker” di “servizi di informazione al business” che, però, per funzionare, «necessitano di tecnologie in grado di accelerare i tempi di risposta dell’It».

Nuove opportunità per i provider di private e public cloud
A ricordarlo è Matt Watts, director It, Technology and Strategy di NetApp, sottolineando «un’affidabilità superiore al 99,9% per l’accesso continuo ai dati nel corso di downtime programmati e per il bilanciamento dinamico del carico senza migrazione di dati» portata in dote dall’ultima release del branded storage operating system Clustered Data Ontap.

Ecco che, allora, nella versione 8.2 l’attenzione si concentra su «una qualità del servizio granulare utile a indirizzare i livelli di servizio relativo alle performance applicative in ambienti multi-tenant e multi-workload per San e Nas». Ma anche sulla presenza di «Storage virtual machine in grado di supportare operazioni software-defined, su ambienti virtuali Microsoft potenziati, su infrastrutture condivise e ambienti cloud ibridi Vmware migliorati».

Il tutto per una scalabilità e un’efficienza di storage e operativa «in grado di soddisfare le esigenze di imprese di qualsiasi dimensione».

«Perché – è il pensiero di Stanley – il cloud è un aspetto topico utile a offrire flessibilità e agilità ai clienti ma che ha anche cambiato completamente il modo di fare business».
Per NetApp come per altri vendor, la terra promessa è rappresentata da mercati emergenti, come l’Africa, «dove tutto è ancora da costruire e non ci sono ambienti legacy da abbandonare».

E in Italia?
La chiaccherata a Venezia con Bruna Bottesi, da poco meno di un anno nelle impegnative vesti di country manager NetApp per il nostro Paese (e a breve con un nuovo direttore marketing manager in squadra proveniente da Fujitu Italy al posto di Antonio Lupo chiamato all’estero, ndr), è chiarificatrice.

«Da noi – spiega –, l’obiettivo era e si conferma attrarre investimenti lavorando per costruire maggior credibilità sulla parte enterprise del mercato attorno a un brand meno conosciuto rispetto a nazioni, come la Germania, dove deteniamo una posizione di leadership in ambito storage».

Un obiettivo di brand awareness di cui abbiamo già scritto qui e che, a undici mesi dalla presentazione da parte di Bottesi alla corporation di un piano triennale di crescita per l’Italia, sta già dando i suoi frutti anche grazie ai più assidui incontri orchestrati presso i NetApp Briefing Center internazionali «per far toccare con mano ai clienti italiani di più grandi dimensioni cosa le nostre tecnologie possono fare per loro».

Non senza un ecosistema di partnership dal quale anche Bottesi ha scelto di attingere sedendosi al tavolo con realtà che, già da tempo, masticano la lingua delle tecnologie Cisco, Vmware, Citrix e quant’altro «per concentrarci nel proporre loro un legame più importante anche con NetApp».
L’obiettivo non è, però, una rivendita “vasta” quanto “selettiva realizzata perseguendo anche una più stretta collaborazione tra le strutture di vendita dei nostri global partner alliance «per generare maggior coesione sul mercato» portando possibilmente a casa risultati come quelli registrati anche in Italia con FlexPod, soluzione per la gestione del datacenter frutto della collaborazione tra NetApp e Cisco.

Riportata non senza orgoglio una crescita di tre volte superiore rispetto ai 2,2 punti percentuali registrati da NetApp a livello worldwide «in un mercato It domestico che decresce del 14%», da noi il lavoro grande da fare resta, però, costruire «una più strutturata rete di service provider in grado di erogare servizi cloud su piattaforma. Un obiettivo – conclude Bottesi – che si persegue anche lavorando su una forza commerciale capace di spingere verso la vendita di infrastruttura quando, invece, la richiesta del mercato è di servizi di infrastruttura».

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