Confindustria: l’Ict è il pilastro della crescita

In un documento l’associazione degli industriali presenta delle proposte per favorire la diffusione dell’Ict

“Servizi e Infrastrutture per l’Innovazione Digitale del Paese” è il titolo di un documento nel quale Confindustria presenta le proprie tesi e proposte al Governo.


Si tratta di un lunga e articolata analisi dove si afferma che l’Ict è il pilastro della crescita che, secondo gli studi dell’Ocse, influenza la produttività secondo tre canali principali. Il primo è l’effetto produzione: un’accelerazione della produttività nel settore che produce queste stesse tecnologie tende ad aumentare la produttività media del sistema.


Poi c’è l’effetto utilizzo: le imprese degli altri settori, nel dotarsi delle tecnologie digitali aumentano lo stock di capitale per addetto (capital deepening), aumentando di conseguenza la produttività del lavoro. Infine, lo spillover: l’adozione delle nuove tecnologie, poiché migliora il modo in cui le aziende


combinano i fattori produttivi, ha un effetto di ricaduta sulla produttività totale dei fattori, che cattura cioè non le variazioni quantitative o qualitative dei fattori produttivi ma gli effetti di un loro migliore utilizzo.




Per quanto riguarda l’effetto legato all’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese che non producono ma usano queste tecnologie, l’Ocse sottolinea che gli investimenti in Ict hanno avuto un impatto notevole sul livello degli investimenti dei paesi Ocse. In particolare, durante gli anni 90 la quota di investimenti Ict – hardware e software – sul totale investimenti è cresciuta stabilmente contribuendo alla crescita dell’output totale di ciascun paese. Gli investimenti in Ict nei paesi Ocse sono aumentati da meno del 15% nel settore business agli inizi degli anni 80 a tra il 15-30% nel 2001. Questo ha contribuito alla crescita del Gdp e della produttività del lavoro tra 0.3


e 0.8 punti percentuali nel periodo 1995-2001.


Stati Uniti, Australia, Olanda e Canada hanno registrato gli aumenti maggiori. Tuttavia, gli investimenti in Ict contribuiscono alla crescita della produttività solo quando sono accompagnati dalla riorganizzazione dei processi aziendali, resa


necessaria per adattarsi alle nuove tecnologie (complementarietà tra tecnologia e organizzazione).


Gli investimenti in tecnologie e servizi innovativi hanno un effetto moltiplicatore su tutto il sistema economico: negli ultimi 5 anni le imprese del settore dei servizi innovativi e tecnologici in Italia hanno aumentato gli investimenti da 16 a 24 miliardi annui (pari a circa 2 punti percentuali di Pil) creando 500mila nuovi posti di lavoro ad alto profilo di conoscenza.




Pubblica amministrazione:la quota di Pil relativa ai costi della Pa è di poco inferiore a quello del settore manifatturiero (rispettivamente: 17% – oltre 250 miliardi – e 23% – circa 350 miliardi), e la macchina. pubblica costa a ogni cittadino italiano 4.500 €/anno (oltre 5.000 €/anno se si considerano anche i costi intermedi che portano i costi complessivi a 300 miliardi), ben 1.000 € in più rispetto al costo procapite della media dei Paesi europei.


Recenti valutazioni evidenziano come le imprese italiane paghino ogni anno circa 15 miliardi per costi della burocrazia, pari a 1 punto di Pil per gestire i rapporti con la Pa.


Il maggiore onere, pari ad oltre 11 miliardi, viene sopportato dalle microimprese, con meno di 9 addetti. Sempre in merito ai costi della burocrazia, prendendo come esempio significativo quelli richiesti per avviare un’impresa, il confronto con gli altri Paesi europei rivela con immediatezza lo svantaggio competitivo di cui le imprese in Italia soffrono: in Italia si possono stimare in circa 6.000 Euro; in Danimarca: zero; nel Regno Unito o in Francia poche centinaia di euro.



Banda larga: un recente studio commissionato dalla Commissione Europea ha elaborato una stima quantitativa degli impatti indiretti della banda larga sull’economia. L’analisi storica dei dati 2004-2006 ha evidenziato che gli investimenti in banda


larga in Europa hanno contribuito, tramite lo sviluppo dei servizi, alla creazione di circa 100.000 posti di lavoro e a una crescita del Pil pari allo 0,71% nel 2006. In particolare, il contributo alla


crescita del Pil nei Paesi con una maggiore diffusione della banda larga (crescita media del 0,89%) è stato il doppio rispetto ai Paesi con una minore diffusione (0,47%).



In conclusione, la letteratura sull’analisi dell’impatto dell’Ict sulla crescita economica, dimostra che gli investimenti in Ict hanno significativi impatti sulla crescita. Questi effetti però si


manifestano solo quando agli investimenti in infrastrutture, si affiancano quelli per lo sviluppo degli asset complementari come la formazione e la riorganizzazione dei processi che l’Ict, come


tecnologia puramente abilitante richiede per dispiegare a pieno i suoi effetti.


Con riferimento all’impatto economico della larga banda, sulla produttività, la letteratura esaminata sembra suggerire un valore di impatto non inferiore allo 0.1 % di aumento della produttività per ogni aumento del 1% della penetrazione della banda larga, misurata come numero di linee per 100 abitanti. Tutti gli studi, evidenziano però come questi effetti siano significativi solo quando esiste un adeguato ecosistema Ict nel paese. Questo vuol dire che le politiche di sviluppo della larga banda devono concentrarsi sia sull’offerta che sulla domanda, specialmente per paesi come l’Italia.


Infine, l’analisi inoltre evidenzia come gli investimenti in Ict abbiano ritorni sociali più alti di quelli per altri tipi di infrastrutture, sia come impatti diretti che di quelli legati ai network effetcs che caratterizzano questi investimenti. E un risultato significativo soprattutto in fasi come l’attuale in cui la scarsità di risorse pubbliche per gli investimenti richiede scelte di priorità.

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