Condizionamento intelligente e blade, la ricetta per i nuovi Ced

Standardizzazione, virtualizzazione e concentrazione. Questi i tre suggerimenti che Hp si sente di dare, nelle parole di Vinicio De Luca, responsabile soluzioni infrastrutturali, consulting e integrazione di Hp Italia, ai Cio che intendono ridurre i co …

Standardizzazione, virtualizzazione e concentrazione. Questi i tre suggerimenti che Hp si sente di dare, nelle parole di Vinicio De Luca, responsabile soluzioni infrastrutturali, consulting e integrazione di Hp Italia, ai Cio che intendono ridurre i consumi dei propri data center. «Standardizzare – esordisce – significa cercare il più possibile di utilizzare sistemi uguali. L’eterogeneità, infatti, porta a complicazioni tecnologiche che si riflettono anche sui consumi».

Virtualizzare, poi, significa investire meno in hardware aggiuntivo che lavora, scalda, consuma elettricità e condizionamento. Concentrare, attraverso l’utilizzo di nuovi fattori forma come i server blade, permette di aggiungere capacità elaborativa all’interno di uno stesso rack, ottimizzando quindi i consumi. Ecco perché Hp persegue e promuove la via della concentrazione della densità per metro quadrato e metro cubo.

«I server blade rappresentano una risposta concreta alla necessità di contenere gli sprechi – sostiene -. Non solo consumano meno, a livello di alimentazione, rispetto alle macchine tradizionali, ma permettono di risparmiare sul raffreddamento, con una valenza positiva doppia».

Meno Co2

Hp ha anche adottato una strategia, chiamata Data Center Transformation, che mette a disposizione dei clienti alcuni servizi di efficientamento tecnologico dei Ced, sfruttando proprio questi tre principi e hardware all’avanguardia. Si tratta di best practice e soluzioni che la società di Palo Alto ha sperimentato direttamente. Hp, infatti, negli ultimi anni ha provveduto a concentrare in America tutti i propri centri stella e, oggi, è passata da 85 a soli 6 Ced. L’operazione ha permesso di riorganizzare, sfruttando regole di ottimizzazione dello spazio e risparmio energetico, più o meno 40.000 metri quadrati complessivi di area, nella quale si concentra tutta la sua capacità di calcolo.

«Nel farlo, abbiamo sperimentato direttamente tutte le tecnologie verdi disponibili, come i server a lama e le console di gestione intelligente dei consumi, su server e storage, ottenendo una riduzione dell’energia utilizzata nell’anno del 60% circa – commenta il manager -. Questo si traduce nell’aver contribuito a salvare, in termini di contenimento delle emissioni di Co2, circa 900 chilometri quadrati. Sulla base dei dati a consuntivo di tre anni, abbiamo valutato che la parte del raffreddamento intelligente, legata all’introduzione della nostra tecnologia Dynamic Smart Cooling, abbia pesato sul risparmio complessivo di un ordine del 15% circa». Quest’ultima è una soluzione che tenta di ovviare ai limiti prestazionali dei macro ambienti di calcolo odierni.

«Nei centri stella attuali ci sono molte dispersioni – sottolinea De Luca -. Il sistema di condizionamento è, spesso, un grande bocchettone che immette l’aria con un flusso generico, indiscriminato, che viene sprecato in misura oscillante tra il 20 e il 40%. Noi abbiamo creato un’infrastruttura intelligente, che evita di raffreddare le zone del data center che non necessitano di un abbassamento della temperatura perché non ospitano capacità elaborativa, come i corridoi o le scrivanie, e si concentra, invece, sugli ambienti ricchi di Cpu. Oggi, inoltre, è possibile regolare i condizionatori in funzione di un’esigenza puntuale, andando a verificare, rack per rack, l’innalzamento della temperatura. L’esigenza di introdurre nuovi sistemi, infatti, cambia la mappa termica tridimensionale del Ced visto che il calore tende, naturalmente, a salire. Dynamic Smart Cooling crea un modello tridimensionale della temperatura del data center e gestisce l’impianto di condizionamento della facility, facendo in modo che si riesca a raffreddare solo quando e dove serve».

Ma gli interventi della casa californiana non si fermano qui: i laboratori Hp sono impegnati anche su un altro fronte, quello della modulazione dei consumi delle macchine.

«Server e storage, infatti, anche se non lavorano sempre a pieno ritmo, hanno un consumo minimo di energia piuttosto alto – conclude De Luca -. Noi ci stiamo impegnando a introdurre sul nostro hardware funzionalità che permettono di regolare i consumi sulla base del carico di lavoro delle macchine».

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