Con l’e-business la gestione brilla di nuova luce

Da quando in azienda è arrivato l’e-business, gli strumenti di network e system management hanno acquistato una nuova fisionomia. Se finora il principale freno a questo investimento (peraltro ingente) consisteva nella difficoltà di valutare il Roi, ora …

Da quando in azienda è arrivato l’e-business,
gli strumenti di network e system management hanno acquistato una nuova
fisionomia. Se finora il principale freno a questo investimento (peraltro
ingente) consisteva nella difficoltà di valutare il Roi, ora la musica è
cambiata. Il costo di un servizio Internet non disponibile, infatti, è
assai ben visibile. Le banche online, i siti di e-commerce o i servizi di
prenotazione rivelano quanto oneroso sia ogni minuto di disservizio, sia in
termini di costo delle transazioni perse sia di danno all’immagine. Gli
studi su quanto volubili siano gli internauti sono ormai noti: se si trovano
in difficoltà su un sito si spostano immediatamente su quello
concorrente.
Si può dire che i servizi online mettono sulla pubblica piazza
le performance del sistema informativo, una volta chiuso all’interno
delle mura aziendali. Ecco che la sua gestione passa in primo piano e,
al contempo, evolve. In passato, infatti, ci si concentrava sui componenti
tecnici, sull’infrastruttura. Oggi, questo aspetto non è affatto trascurato,
ma è solo il primo gradino della gestione. Poiché i componenti di base sono
diventati più affidabili, la qualità delle informazioni che le aziende
desiderano avere sale di livello e arriva alle applicazioni, all’impatto sul
business dell’azienda. L’obiettivo dichiarato è quello di misurare la
qualità del servizio, in termini di tempi di risposta e di disponibilità
delle applicazioni e dei siti Web.
Di fronte a queste nuove esigenze,
come si orientano i responsabili dei sistemi informativi? L’offerta è molto
diversificata (circa 200 prodotti, secondo Gartner) e comprende tool
“leggeri”, come quelli offerti insieme a server e dispositivi di rete,
strumenti specifici, come quelli per la sicurezza o il back up, e i
framework, le suite che contemplano decine di moduli correlati. I costi non
sono bassi: una suite parte da un minimo di 30 milioni di lire, a cui vanno
aggiunti i costi della personalizzazione, che, secondo Gartner Group,
possono arrivare anche a dieci volte tanto. E non sempre i risultati
sono quelli attesi. D’altro canto, gli strumenti specifici, più
economici o a volte gratuiti, sono difficili da integrare e non
consentono una visione d’insieme. Poi c’è l’alternativa
dell’outsourcing, preferita da un numero crescente di aziende,
soprattutto medio-piccole: non bisogna comprare il software, i costi
sono fissi, non si impegna più di tanto il personale e si risolvono le
difficoltà del rapporto con i fornitori dell’hardware. In più, i service
provider offrono un Service level agreement, ovvero un contratto di servizio
che garantisce determinate soglie di qualità, anche se pochi prevedono delle
vere penali.
La scelta della via migliore, dunque, non è facile. Le promesse
di marketing in questo campo sono molto allettanti. Ma bisogna fare
attenzione, perché la realtà, in un contesto di complessità crescente,
può riservare sorprese poco piacevoli.

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