Con il Dvb-T2 l’alta definizione sbarca sul digitale

A Torino c’è stata la prima trasmissione italiana del nuovo standard rilasciato a giugno dal DVB, che consente di ottimizzare efficienza di banda, robustezza della trasmissione e costi di gestione

Le mutevoli esigenze di distribuzione di contenuti sempre più ricchi, di maggior risoluzione e di migliore qualità richiedono anche una maggiore capacità trasmissiva e nuovi standard, che consentano di ottimizzare costi e risultati. Così, appunto, i nuovi standard di compressione e di trasmissione sono sempre degni della massima attenzione, se rispondono alle esigenze evidenziate. Da qualche tempo è ormai stato ratificato e integrato il DVB-S2, che consente di ottimizzare ulteriormente la capacità satellitare, che a suo tempo sembrava quasi inesauribile, al di là del fattore costo (poi si è visto che proprio inesauribile non è, almeno sui satelliti ritenuti più appetibili per la diffusione domestica). Ma il DVB-S2 è stato in grado di rispondere anche alle nuove esigenze di capacità e costo legate alla trasmissione di contenuti in alta definizione. Questi vantaggi sono apparsi evidenti in occasione dell’ultimo Ibc di Amsterdam, quando lo stesso Crit (Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica Rai), che è stato forse il principale ‘attore’ per lo sviluppo dello standard DVB-S2, che di fatto ha aperto una nuova strada, ha trasmesso dal proprio centro di Torino un mux contenente addirittura un palinsesto in “SuperHiVision” a 8K pixel/riga, opportunamente confezionato. Una cosa che sarebbe stata impossibile con lo standard DVB-S o con la compressione MPEG-2.

Le prospettive e i tempi del DVB-T2
Allo stesso modo si stanno facendo passi importanti per il DVB-T2 , il nuovo standard per l’alta definizione sul digitale terrestre. Le attività per l’avvio della ricerca sul DVB-T2 sono iniziate nel 2006; a giugno del 2008 è stato presentato lo standard e per la fine del 2008 sono stati sviluppati i primi prototipi di ricevitore da parte di Sidsa e BBC. Alla fine del 2009 è programmato il lancio sul mercato dei primi ricevitori DVB-T2 consumer. E nel 2010 è previsto il vero lancio dei servizi basati su DVB-T2 almeno in Inghilterra.

La domanda che viene spontanea è: nelle nazioni che adotteranno il T2, cosa si farà dei decoder e tv DVB-T già acquistati fino ad oggi? Secondo la legge della rotazione, questi prodotti saranno probabilmente destinati a passare nelle cucine, camerette o seconde case, per essere pian piano e gradualmente rimpiazzati dai nuovi tv HD che integreranno anche la ricezione DVB-T2. D’altronde va ricordato che se vogliamo vedere la tv HD, qualche investimento ulteriore sarà comunque necessario, visto che la stragrande maggioranza degli schermi Lcd o Plasma fin qui venduti, sia HD Ready che Full HD, quand’anche predisposti per il digitale terrestre, non sono dotati di decoder MPEG-4 per l’alta definizione e quindi dovranno essere comunque integrati con opportuni decoder HD. Va detto che non è previsto alcuno switch-off per l’SD (standard definition, ovvero l’immagine televisiva tradizionale) ma solo analogico/digitale; quindi per moltissimi anni a venire questi decoder MPEG-2/DVB-T potranno comunque funzionare egregiamente per ricevere i segnali digitali SD. Dal lato dell’emittente invece, il sistema T2 richiede il solo aggiornamento del modulatore (solo software nel caso di alcuni prodotti più recenti), con investimenti contenuti rispetto ai costi globali di una rete digitale. Comunque, un passaggio del genere non è da considerare semplice ed implica scelte politiche molto importanti, ancor prima che tecnologiche. Sicuramente un’evoluzione di questo tipo va vista “in progressione” e non come uno switch-off e richiede certamente degli anni.

L’evento di Torino
L’evento organizzato recentemente dal Crit nella propria sede di Torino, ha visto la presenza di numerosi professionisti del settore e aveva lo scopo di dimostrare la prima trasmissione sul territorio italiano di un mux DVB-T2. Oltre alla presentazione degli scenari della Tv digitale, è stata approfondita la catena di valore del DVB-T2, con l’evidenza dei vantaggi e le prospettive che si aprono, soprattutto in funzione di nuove economie di scala, in termini di meri costi di efficienza di trasmissione, oltre che di vantaggi che derivano nell’introduzione della Tv digitale in alta definizione. Millecanali ha approfondito il tema con Alberto Morello, direttore del Crit.

Qual’è il valore di questa esperienza e di questo trial di Torino in DVB-T2?
Credo che questo si possa definire come un ‘battesimo’ del DVB-T2. Dei sistemi DVB ci sentiamo, con un certo orgoglio, un po’ i “genitori”, avendo contribuito allo sviluppo di diversi standard. E Torino, se vogliamo, vanta anche una grande tradizione nelle attività di ricerca e sviluppo legate alla Tv digitale. Ricordo l’ing. Chiariglione, che è stato il padre della compressione a livello mondiale e che con il Cselt è stato il fulcro che ha fatto partire il video digitale nel mondo. Ricordo anche l’Università ed infine il nostro stesso Crit, che dai tempi del dott. Cominetti e dell’ing. Barbieri, è stato sempre attivo ed in primo piano nello sviluppo inizialmente del DVB e poi di molti dei diversi standard che ne sono derivati. Quindi, parliamo di un centro e di un team che la Tv digitale “l’ha fatta e la continua a fare”.

Tra i vostri principali contributi sul T2, c’è la mappatura…
Sì, certo, abbiamo dato un significativo contributo alla definizione dello standard, anche con la definizione della mappatura dei bit su alcuni tipi di costellazione, e nell’architettura generale basata su frame LDPC di banda base e “tubi dati” (i PLP nella norma) sincronizzati, ereditati dal DVB-S2. Possiamo dire che della proposta tecnica CRIT presentata nel giugno 2007 al gruppo DVB almeno l’80% è stato recepito nella norma finale.

Qual è il guadagno di efficienza con il DVB-T2?
Dal 45 al 70%, a seconda della modalità con cui si opera.

Cosa bisogna aspettarsi a breve a proposito di nuovi standard di trasmissione e compressione?
Ci si aspetta qualcosa di nuovo per l’H2, chiamato Next Generation Handheld, standard di seconda generazione dedicato al mobile, in particolare per i ricevitori. È oggi difficile, però, immaginare una terza generazione per ciò che riguarda in generale gli standard DVB, in quanto ci si è avvicinati molto al limite di Shannon e quindi è difficile pensare di andare oltre. Per quanto riguarda invece gli standard di compressione, si sta ripartendo. Le attività sull’MPEG sono riprese e si parla di nuove possibilità che potranno consentire di arrivare al 30-40% in termini di guadagno.

Vista la notevole velocità con la quale il mercato sta sfornando decoder e tv con ricezione DVB-T, cosa bisogna a questo punto augurarsi per il futuro?
Ci auguriamo che le istituzioni prendano presto delle decisioni tempestive e chiare sugli standard tecnici per l’alta definizione sul digitale terrestre, che possano consentire agli utenti di effettuare scelte informate nell’acquisto dei prodotti HD.

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