Come gestire progetti e risultati nelle piccole realtà

Il responsabile tecnico It di Madeinitaly.com ci spiega come riesce a controllare tutte le attività che fanno capo al suo ruolo di programmatore. La valenza di Internet come fornitore di conoscenza tecnologica, anche più immediata di quella offerta dagli stessi manuali.

Nelle aziende di grandi dimensioni, i ruoli professionali in ambito Ict continuano a essere definiti e a rientrare in un percorso più o meno gerarchico. Nelle aziende più piccole, invece, la maggior parte dei professionisti Ict svolge funzioni jolly ed è dotata di competenze più o mento trasversali, che permettono di gestire più ruoli anche in maniera sincrona. Luca Barbetta, responsabile tecnico It di Madeinitaly.com, ci racconta la sua esperienza.

Come è arrivato a ricoprire l’attuale ruolo?


"Dopo una laurea in Scienze dell’informazione, sono diventato collaboratore di Sdm, una società di sviluppo software milanese; personalizzavo gestionali, soprattutto quelli di supporto all’analisi per il settore del marketing. Essendo un’azienda di piccole dimensioni, i ruoli interni erano sfumati: ci si occupava della programmazione, dello sviluppo, dell’implementazione e dell’avviamento della soluzione presso il cliente, spesso proseguendo il rapporto attraverso il servizio di consulenza e supporto. Questo mi ha permesso di fare una gavetta completa e di conoscere meglio le esigenze dei clienti finali. Un’esperienza che mi è servita a capire come funzionano le regole della domanda e dell’offerta: spesso, infatti, nello sviluppo di un’applicazione il cliente sa cosa vuole ottenere e, per questo, chiede una certa cosa fatta in una determinata maniera, senza sapere come questo avverrà dal punto di vista della programmazione. Durante la fase di progetto e sviluppo, però, emergono sempre nuove potenzialità e questo permette al cliente di elaborare nuove richieste che aprono nuove configurazioni e personalizzazioni. Così la soluzione diventa un work in progress, lasciando spazio a nuove possibilità di ricerca e sviluppo e la cosa diventa molto interessante.


Poi il presidente di Sdm è entrato nel progetto del portale Madeinitaly.com e così mi sono trovato a far parte del nuovo gruppo, che peraltro aveva bisogno di un responsabile tecnico e così ho scelto di passare al lavoro interno che ha lati positivi e negativi. Da un lato le problematiche di un portale per quanto diversificate, non lasciano spazio alla ricerca matematica, quella più complessa che richiede un impegno di tipo scientifico e che stimola l’attività di sviluppo più innovativa. Dall’altro è molto bello poter lavorare in una dimensione che ti permette di poter vedere i risultati del lavoro nel suo insieme, in quanto in Madeinitaly posso gestire a 360° progetti e risultati, potendo vedere come funziona l’insieme, verificandone la redemption sia dal punto di vista tecnologico che da quello dell’impatto di gradimento. L’attività di programmazione è duplice: da un lato c’è sempre qualcosa da sviluppare per la dinamica del sito, con tutto il lavoro annesso e connesso: brief, project management, simulazione e, dall’altro, si cerca di automatizzare e semplificare tutta l’attività di backoffice dei nostri colleghi, cercando di velocizzargli il lavoro. Per contro, invece, c’è che essendo un ambiente di lavoro di piccole dimensioni, spesso si sovrappongono ruoli e mole di impegni. Così mi capita di essere contemporaneamente amministratore di rete, sviluppatore o addetto alla sicurezza. Mi occupo della stabilità delle macchine e della loro manutenzione hardware, di fare tutti i backup e di premunirmi contro gli attacchi al sistema".


All’interno lei è visto come il genio, il programmatore, l’anima tecnologica di Madeinitaly.com.


"In realtà mi piace quello che faccio perché è bello sentirsi parte integrante di un progetto. Un genio non credo proprio. È vero che la mia formazione è stata ed è ancora un’autoformazione, grazie però alle risorse di Internet. Sulla Rete, se si sa cercare, si può trovare tutto quello che può servire per il proprio lavoro e questo anche grazie ai newsgroup e alle technical list che, secondo me, sono una risorsa davvero preziosa. Basti pensare che il più delle volte faccio prima a effettuare una ricerca via Internet che a cercare sui manuali: la soluzione più rapida ai problemi, infatti, viene trovata tramite la ricerca nei gruppi di discussione e nei siti dedicati alle risorse per gli sviluppatori. In caso di problemi atipici o mal documentati, invece, faccio uso dei miei "referenti online": newsgroup e chat. Il Web conserva ancora un carattere "no profit" per cui esiste una forte volontà di condividere le informazioni. Tra programmatori siamo abituati a lavorare in sinergia, anche perché le casemadri non conoscono tutti i problemi delle loro piattaforme. Questo vale in particolare per il discorso della sicurezza, dove basta che per un errore di programmazione del Web server possa succedere che un utente digiti un indirizzo che corrisponde a un codice e, seppur involontariamente, finisca con il bloccare il sistema o aprire dati segretati. Si tratta dei famosi "malicious code"; niente di illecito, ma il danno è notevole".

È diversa la programmazione per il mercato online, rispetto a quello offline?


"In generale no. Quello che è diversa è la redemption perché se c’è un errore nel comportamento di una pagina su un sito Web la cosa risulta più grave perché intacca l’immagine di funzionalità dell’azienda. La programmazione offline ha a che fare con una molteplicità di problematiche legate all’operatività di ogni singola realtà aziendale e la gente è abituata a trovare degli errori. Online capita più raramente che possa insorgere l’errore perché esistono test molto accurati e standardizzati che permettono un monitoraggio sofisticato e avanzato di tutte le procedure. In ogni caso, il grado di aspettativa dell’utente online è maggiore, ecco perché nella programmazione ci deve essere più attenzione ai contenuti ma anche all’armonia tecnica tra configurazione e funzionalità".

In un’epoca in cui gli applicativi tendono alla pacchettizzazione, secondo lei che futuro avrà la programmazione?


"Secondo me di base ci sarà sempre qualcuno che svilupperà partendo da zero. È vero che la tendenza sarà che la maggior parte dei programmatori diventerà configuratore di sistema di analisi o di pacchetti già pronti ma, per certe realtà aziendali, questo sarebbe impossibile a causa della complessità operativa che non può essere risolta da una procedura pacchettizzata, soprattutto nel caso si cerchi di fare datacross al più alto livello. Probabilmente, i pacchetti software diventeranno sempre più sofisticati e personalizzabili ma, appunto per questo, ci dovrà sempre essere un programmatore esperto che sappia occuparsi di programmazione tout court".

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