Cloud contro open source

Si lanciano per risparmiare, si sviluppano per il controllo del business: un curioso parallelo tra le rivoluzioni che oggi stanno correndo insieme. Forse per passarsi il testimone?

Cloud metodo del futuro per quasi tutti i Cio, titola un recente articolo di 01Net. La notizia che mi è sembrata di quelle forti era nel sommarietto: “si affievolisce l’idea di risparmio, si afferma il valore della flessibilità infrastrutturale”.
Queste parole m’hanno ricordato altre che avevo già sentito e proverò a spiegarmi.
Il cloud viene presentato come una rivoluzione del software. Già negli anni ’90 c’era stata un’altra rivoluzione del software, che si chiamava open source. Benché in gran parte si sia poggiata sullo sviluppo commerciale di Internet, questa ondata ha costruito un’alternativa ai sistemi tradizionali tra il 1995 e il 2005.

L’open source lanciò il crowdsourcing
Ad onta di tanti precedenti schemi, in quegli anni il geniale Linus Torvalds dimostrò almeno tre cose: che l’industria del software era scarsamente produttiva, che gli standard sui sistemi operativi erano gestiti risibilmente e che non era poi così difficile sviluppare un kernel eccellente partendo dai manuali ufficiali.
Fu Torvalds a lanciare davvero il concetto di Open Source nel pensiero del bazaar di Raymond, implicitamente sfruttando per la prima volta il potenziale collaborativo di Internet, unendo sviluppatori sconosciuti e diffondendo le varie versioni del suo kernel prima e delle distribuzioni poi. Quel tipo di attività, a quei livelli di produttività e coesione, oggi si chiama crowdsourcing, ma non sembra funzionare.
Di fatto, però, quel mondo è cambiato più per il successo del concetto di comunità e di portabilità che per la percentuale di codice open source effettivamente usata.
L’essenza del software aperto è il codice sorgente, manipolabile da vaste fasce di specialisti per poterlo usare su compiti generali ma anche specifici: richiede ambienti di sviluppo, codice, documentazione, compilazione, installazione, manutenzione per tutti. Inizialmente si pensò che l’open source portasse un grande risparmio diretto, mentre oggi non si crede più ai risparmi, ma al controllo dell’attività.
L’Open Source è figlio anche di un altro elemento, il personal computer, un altro paradigma che nei decenni s’è affievolito. Insomma, il software aperto ha influito sullo sviluppo del software ma non ha portato grandi risparmi.

I risparmi del cloud
Negli ultimi anni si sta sviluppando una nuova rivoluzione, con i suoi tanti nomi, da virtualizzazione a xaas, da grid fino al termine più marketing: cloud computing. Il cloud nega il concetto di codice ad alto livello nelle mani di piccoli gruppi di esperti aziendali, al limite uno solo, da elaborare, e lo sostituisce con un modulo di amministrazione le cui scritte dipendono dalle normative ed erogano servizi su dati, infrastrutture, software, configurazioni che vengono gestiti altrove.
Curiosamente anche il cloud è nato con l’etichetta del risparmio. Via via, però, il concetto di economia si scioglie nei vantaggi in termini di versatilità infrastrutturale e dinamica. Ed oggi, come recita l’indagine alla quale faccio riferimento, anche per questo paradigma l’aspettativa di risparmio sta scemando. Come per la ricoluzione che l’ha preceduto, anche se apparentemente con maggior consapevolezza.

E’ cloud contro open?
Di fatto il cloud porta il software nella rete e fuori dai singoli datacenter, andando a competere con lo sviluppo locale e quindi con il software aperto.
Mi si dirà che esistono cloud open source a dimostrare che i due paradigmi non sono contrapposti. Ma la mia impressione è che l’ecosistema di queste realtà si stia allontanando dall’entusiasmo delle community di sviluppo per andare verso situazioni più tradizionali, com’è successo per i vari gusti di Linux. Certo c’è ancora la possibilità che le varie iniziative open alleate per operare nel mercato cloud si organizzino e diventino competitive mantenendo una forte base di sviluppatori indipendenti, ma ho l’impressione che finirebbero per diventare uguali ai colossi che dovrebbero combattere.

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