Client leggeri. La vecchia informatica si veste di nuovo

Nati con l’avvento di Internet, i terminali moderni acquistano crescenti consensi. Sinonimo di riduzione dei costi di amministrazione, sono stati in grado di mostrare la loro maturità e di risolvere parecchi problemi.

 


La crescita del mercato dei client leggeri ha di che rendere invidiosa l’industria dei personal computer. Con un incremento medio annuo a due cifre, questa tecnologia torna alla carica in forze. Il concetto non è proprio nuovo. In effetti, come all’epoca dei primi grandi sistemi, le applicazioni sono centralizzate sui server anziché risiedere sulle singole postazioni di lavoro.


Ne esistono due varianti principali: i programmi possono essere eseguiti sui server (si parla, in questo caso, di terminali passivi) oppure caricati sulle singole postazioni di lavoro nel momento in cui devono essere eseguiti (e si parla, in questo contesto, di terminali attivi). La postazione di lavoro, in questi casi, può essere sia una macchina dedicata che un personal computer funzionante in guisa di client leggero. In definitiva, il principio alla base permette di ridurre le postazioni client al minimo livello e, soprattutto, di fare a meno di componenti come gli hard disk, in quanto le applicazioni e i dati sono immagazzinati sul server.

Uno sguardo dalle origini all’attuale realtà


È stato nel 1984 che i client leggeri hanno iniziato a diffondersi, grazie al terminale X Window, sviluppato dal Mit (Massachusetts Institute of Technology), che funzionava sia su Unix che su altri sistemi operativi. Questa soluzione risiede su due sistemi.


Il primo, X Window Client, è installato sulla macchina che è incaricata di eseguire le applicazioni, quindi, nella maggior parte dei casi, nonostante il nome, il server. Il secondo, X Window Server, è, invece, installato sulla macchina incaricata di dare una vista delle applicazioni, quindi generalmente sulla postazione client. I due programmi potrebbero anche essere installati sulla stessa macchina. L’avvento di questa nuova tecnologia, quindi, è coinciso con la nascita del concetto di server multi utente. Le applicazioni vengono eseguite sul server, il sistema operativo deve essere capace di gestire simultaneamente diverse sessioni utente.


Nel 1989 Citrix propone un nuovo concetto di client leggero, predicando l’esecuzione delle applicazioni e lo storage dei dati a livello di server. Un piccolo sistema è installato sulla postazione client, incaricato di garantire la comunicazione tra il server e il client. Il protocollo lanciato in quella data da Citrix è Ica (Independent computing architecture).


Microsoft ha successivamente sviluppato un proprio protocollo di gestione dei client leggeri, battezzato Rdp (Remote desktop protocol), affiancandolo al già citato Ica di Citrix.

Una garanzia di continuità per i parchi informatici


Il principale beneficio di questa tecnologia risiede nel permettere di ridurre considerevolmente le esigenze di amministrazione delle postazioni di lavoro. Molto spesso privi di hard disk, questi terminali sono, in effetti, anche "spogliati" di alcune applicazioni, tipicamente quelle relative alla produttività personale, dalla difficile gestione in un ambiente di rete. Altro beneficio è quello relativo alla dimensione: la distribuzione delle applicazioni è ridotta allo stretto necessario.


Infatti, per rendere accessibile un’applicazione sul client, è sufficiente modificare i diritti d’accesso al livello dell’utente o, quando questo sia un nuovo utente, installarla unicamente sul server. Una messa in opera che non porta via troppo tempo, quindi, a differenza di operazioni simili effettuate su un client "pesante".


In questo secondo caso, infatti, il deploy delle applicazioni è spesso piuttosto fastidioso e comporta la definizione e il collegamento dei compiti, la creazione di un modello di hard disk, la configurazione e la definizione delle regole per ciascuna postazione di lavoro, l’aggiornamento delle applicazioni e così via. Il client leggero, allo stesso modo, favorisce il mantenimento dei parchi informatici aziendali.

La necessità di disporre di server più potenti


Infatti, dal momento che le applicazioni sono eseguite sul server, le postazioni client non hanno più bisogno di essere macchine superpotenti. Se si guarda al rovescio della medaglia, però, va da sé che i server debbano essere, invece, molto potenti e in grado di assicurare la massima disponibilità.


Molto potenti perché sono incaricati di eseguire le applicazioni in contesti multi utente. Il bisogno di elevata disponibilità è altresì amplificato perché, in caso di disfunzioni dei server, le postazioni di lavoro divengono inutilizzabili. Uno dei problemi posti dalla tecnologia dei client leggeri è, d’altra parte, la ripartizione del carico di lavoro tra i diversi server. Questo compito è tradotto in pratica da un programma specifico.


Un altro compito concerne la gestione dei flussi di stampa. Innanzitutto, una cattiva scelta della stampante può provocare dei fermi nelle attività di stampa e, come conseguenza, il fermo dei server. I flussi di stampa necessitano, infatti, di politiche di prioritizzazione; in caso contrario, il rischio è quello di ingorgare la rete a causa di un utilizzo massivo della banda passante.

Una perdita di libertà per gli utenti?


Accanto ai terminali passivi, esistono dei terminali attivi. Si tratta di postazioni client che caricano ed eseguono le applicazioni provenienti dai server. Questa è, in pratica, una variante del client leggero che si è sviluppata sul concetto di network computing ideato da Sun e Oracle nel 1995. La tecnologia consiste nell’accedere alle applicazioni e ai dati attraverso un browser Web e una Java virtual machine. In questo caso, l’amministrazione delle postazioni è ridotta al minimo indispensabile ma, a differenza dei terminali passivi, questa tecnologia esonera i server dai compiti relativi all’esecuzione degli applicativi. Nono-


stante gli indubbi vantaggi, la tecnologia dei client leggeri è oggetto di una forte resistenza, soprattutto di ordine culturale. In particolare da parte degli utenti, che la percepiscono come una regressione, sentendosi privati di parte della loro libertà.


Altri utenti, per contro, non riescono a "toccare con mano" i benefici di questa tecnologia, in particolare sulle applicazioni che richiedono un notevole impegno in termini di risorse come il Cad (Computer aided design) o il Cam (Computer aided manufacturing). Anche gli utenti mobili non sembrano essere particolarmente coinvolti da questa tecnologia in quanto i client leggeri necessitano di un collegamento al server, via Internet, attraverso una connessione diretta o una rete privata virtuale (Vpn).


Cosa questa che, allo stato attuale, può costituire un freno. Si, ma per quanto tempo ancora?

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