Cio e cloud: non è solo questione di budget

L’analisi di NextValue sullo stato di adozione del cloud mette a confronto Cio italiani ed europei. Con significative differenze.

Migliora la percezione del cloud computing presso la comunità dei Cio italiani.
Lo evidenza la ricerca presentata stamane da NextValue e condotta su un panel di 100 Cio di altrettante grandi aziende italiane, appartenenti a tutti settori, Pubblica Amministrazione Centrale esclusa.

In questa seconda edizione dell’indagine, l’obiettivo dichiarato era verificare da un lato i cambiamenti intercorsi nelle percezioni, nelle azioni e nelle pianificazioni dopo i difficili dodici mesi della crisi, dall’altro parametrare i comportamenti dei Cio italiani con quelli dei loro omologhi europei.

Incoraggiante, per cominciare, è la nuova e più matura consapevolezza riscontrata nei Cio iatliani rispetto a cosa sia davvero “cloud”. Lo sguardo dei manager abbraccia confini meno ristretti e se ancora lo scorso anno la maggior parte dei rispondenti ancora limitava il cloud alla virtualizzazione dei server, quest’anno raddoppia il numero dei Cio che sotto l’ombrello cloud colloca tutto quanto può essere erogato as a service: dalle infrastrutture alle piattaforme fino, naturalmente, al software.

Dall’aver capito all’aver attuato, tuttavia, il passo è tutt’altro che breve, soprattutto se di mezzo ci si mette una crisi economica che in molti casi ha messo un stop anche per 12 mesi a tutti gli investimenti in area It.
Ecco perché, quando si parla di adozione, c’è solo un 7% di rispondenti che può “vantarsi” di aver già implementato progetti cloud, seguito da un 9 % di Cio che li hanno nella loro agenda. Il resto, vale a dire l’84% dei rispondenti, non ha hatto nulla né prevede di fare a breve.

C’è da dire che le differenze con i colleghi europei sono molto marcate. Il numero delle realtà che hanno già adottato soluzioni cloud nelle loro imprese sale al 29% del panel ed è il 32% dei rispondenti ad aver dichiarato prossime implementazioni. Eppure la crisi non si è sentita solo da noi.

In realtà, i Cio italiani sono convinti dell’importanza del Cloud, se è vero come è vero che solo una minoranza (18%) ancora sostiene che non avrà particolare diffusione nelle imprese. Molti di più, ben oltre la metà dei rispondenti, parlano di adozioni in vista, soprattutto per aree specifiche di attività, dalle applicazioni alle infrastrutture. C’è poi un interessante 14% di rispondenti che si sbilancia verso un’idea di adozione diffusa. Decisamente ottimisti, visto il complesso delle risposte.

Ma quali sono le aree nelle quali i Cio meglio vedono con maggiore favore la migrazione verso il cloud?
Qui la differenza con i colleghi europei è nettissima.
Perché mentre i Cio italiani si dividono tra Business Intelligence, Business process management e Unified Communication, gli omologhi europei guardano senza esitazione ai cosiddetti fondamentali, vale a dire a tutte quelle applicazioni più “commoditizzate”. Ecco allora comparire l’email (74% dei rispondenti), strumenti di produttività individuale, Unified Communications, Crm.
E similmente, laddove i nostri Cio ancora guardano in modo prevalente alle sole cloud private, quelli europei, nel 61%, pensano a un ricorso a cloud ibride, dove coesistano il ricorso alle nuvole pubbliche e quello alle nuvole private.

Su una cosa gli uni e gli altri concordano: la migrazione verso il cloud è cosa da Cio e anche se una esigua minoranza cerca di chiamare in causa amministratore delegato o direttore generale, alla fine è all’It che spetta motivare ragioni e vantaggi di un ricorso al cloud.
Inevitabilmente, quando si parla di ragioni, quella principale è legata alla riduzione dei costi, invocata ancora dal 57% dei rispondenti italiani. Qualcuno, tuttavia, guarda oltre e adduce come motivazione anche la maggiore scalabilità che si associa generalmente al cloud.
Interessante, tuttavia, è notare come l’effetto atteso ribilanci le aspettative, affiancando alla riduzione e variabilizzazione dei costi anche una maggiore elasticità nella gestione operativa e, preminente quest’anno rispetto al passato, una più precisa valutazione del Roi, indicata addirittura dal 52% dei rispondenti.
La maggiore elasticità nella gestione operativa è invece il beneficio atteso dai Cio europei, molto meno sensibili dei nostri sul versante Roi.

Detto questo, e fatti salvi i problemi ai quali si è fatto cenno all’inizio relativamente al blocco degli investimenti, cosa osta a un’adozione più importante?
Il 66% dei Cio italiani parla di ostacoli manageriali e di scarsa cultura d’azienda. Singolare. Soprattutto se si pensa che il Cio è a tutti gli effetti un manager e che per sua stessa ammissione è l’owner del progetto di migrazione.
Più concreti i Cio europei: gli ostacoli sono operazionali. Mancano, cioè, le competenze o le tecnologie non sono ancora sufficientemente mature.

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