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Cinque distribuzioni Linux da provare in azienda

Le possibili distribuzioni Linux da utilizzare in un’azienda sono davvero tante, data la natura intrinsecamente aperta del sistema operativo del Pinguino. Alcune però sono più indicate di altre, se si parte dal presupposto di analizzare il tipo di utenti che le dovranno usare e le caratteristiche che richiedono in uno strumento di lavoro da tutti i giorni.

Fermo restando che qualsiasi Linux è poi personalizzabile e ampliabile con elementi aggiuntivi, ci sono cinque distribuzioni Linux che si adattano ad altrettanti tipi di utilizzi. Ecco i nostri suggerimenti.

Ubuntu

Ci sono pochi dubbi sul fatto che Ubuntu sia la piattaforma Linux più diffusa per gli utenti generici. Canonical ha fatto un buon lavoro nel rendere l’installazione della “distro” particolarmente semplice e l’interfaccia grafica standard Unity può apparire meno complessa della classica Gnome per chi viene dal mondo Windows oppure macOS.

ubuntu-features-heroDal punto di vista più tecnico la versione più recente – la 17.04 Zesty Zapus – adotta il kernel linux 4.8 e questo le permette di supportare senza (più) problemi i processori Intel Skylake e le schede grafiche Nvidia in architettura Pascal, quindi rappresenta un buon punto di partenza anche per chi ha hardware recente senza introdurre possibili elementi di instabilità.

La dotazione software è in linea con quella delle altre distribuzioni Linux con qualche attenzione in più per gli utenti meno esperti, che troveranno subito i software per gestire anche i contenuti multimediali. Ubuntu è poi una piattaforma con buone prestazioni e requisiti minimi ampiamente soddisfatti da PC anche non attualissimi. Dal sito ufficiale si scarica l’immagine ISO per creare anche versioni “live” da usare da DVD o pendrive USB, senza una installazione completa.

Fedora

Fedora è la scelta tradizionale degli utenti Linux un po’ smaliziati, anche se nelle ultime versioni non è poi tanto diversa da Ubuntu in quando a semplicità d’uso. Il suo punto forte è quello di essere di fatto una specie di Red Hat Enterprise Linux in versione “light” per client e non per server. Fedora è infatti un progetto open source che fa capo a Red Hat e quello che viene testato in Fedora trova poi spazio, con opportuni adattamenti e pensando alla stabilità, in RHEL.

fedora-gnome-desktop-3Tra le distribuzioni Linux, Fedora è particolarmente aperta alle novità e mette quindi gli utenti in grado di “giocare” con i frutti più recenti delle varie community open source. E in generale di sperimentare. Così in Fedora 25 (la versione stabile più recente) troviamo ad esempio ben cinque versioni di Python, un nuovo display server (Wayland) invece di X11, l’ambiente grafico Gnome 3.22, Docker 1.12 per le applicazioni containerizzate, PHP 7 e Rust.

L’unica fase in cui Fedora 25 può essere ancora un po’ meno amichevole di Ubuntu è la parte di installazione, che però non dovrebbe rappresentare un problema per qualsiasi IT manager. Anche per Fedora c’è comunque la possibilità di testare l’ambiente con una distribuzione “live”.

Linux Mint

Linux Mint, la cui versione più recente è la 18.1 Serena, è tra le distribuzioni Linux quella di solito scelta da chi cerca un ambiente che sia il più possibile simile a quello di Windows. Questo perché le sue sotto-versioni principali (Cinnamon e Mate) adottano un “linguaggio” grafico molto simile a quello di Windows e sono quindi di approccio più semplice per chi non ha familiarità con Linux.

Tecnicamente Linux Mint è un derivato di Ubuntu, con la particolarità di scegliere come piattaforma di base la versione LTS (Long Term Support) più recente. Questo significa che il “cuore” di Linux Mini Serena è Ubuntu 16.04, il che rende questa “distro” magari meno avanzata ma certamente più stabile e comunque con pieno supporto sino al 2021.

cinnamonSemplice e amichevole per gli utenti, Linux Mint ha il difetto semmai di esserlo un po’ meno per gli amministratori di sistema: il progetto non è di quelli “corposi” come Fedora o Ubuntu e qualche problemuccio in quanto a sicurezza lo ha posto, in passato, inoltre offre una immagine ISO specifica per ciascuna interfaccia grafica di base (come indicato, Cinnamon e Mate sono le principali ma non le uniche).

openSuse Tumbleweed

Dimenticate l’amichevolezza e la stabilità di Linux Mint: openSuse Tumbleweed è la distribuzione Linux pensata per offrire gli strumenti di lavoro più all’avanguardia e accetta per questo di cedere qualcosa in quanto a “solidità” dei componenti. Tanto per fare un esempio significativo, questa distribuzione si basa sul kernel 4.9 mentre la sua controparte giudicata più stabile e adatta agli ambienti di produzione (openSuse Leap 42.2) è ferma alla 4.4.

tumbleweedopenSuse Tumbleweed è studiata in modo specifico per gli sviluppatori ed è una “rolling version”, ossia viene aggiornata regolarmente con elementi sempre nuovi. Tra questi si segnala in particolare la stretta integrazione con openQA e OBS (Open Build Service), due strumenti per il test automatizzato e la creazione di build che non sono limitati a openSuse ma che ne sembrano una parte integrante.

Si capisce quindi come openSuse Tumbleweed non sia una piattaforma per novizi del Pinguino. Bisogna conoscerla e sapere bene perché si vuole usarla. Tra l’altro non c’è nemmeno una versione Live che permetta di testarla prima dell’installazione.

Remix OS

Tra le distribuzioni Linux non è certamente quella più nota e nemmeno quella che consiglieremmo per un uso generico. Ma se avete un vecchio PC (basta un processore dual core) da recuperare e vi interessa Android, è una strada singolare ma percorribile. In sintesi, Remix OS è la combinazione di un kernel Linux x86 con il codice di Android Marshmallow, il che di fatto ha generato una specie di versione desktop di Android.

Il vantaggio principale è la richiesta ridotta di risorse: si può anche scaricare Remix OS, installarlo in versione live su un pendrive USB e usarlo anche solo così. L’installazione completa richiede solo 2 GB di memoria di sistema e 8 GB di spazio disco. Su un computer relativamente recente il vantaggio è anche quello di avere un sistema Android nettamente più veloce di qualsiasi tablet o smartphone.

Remix-OSL’inghippo semmai sta proprio in questo: un PC Android non esiste nella visione di Google e quindi usare app Android su un computer con interfaccia a finestre non è immediato. Oltre al fatto che il PC su cui useremo Remix OS probabilmente non ha un touchscreen o sensori di movimento o di localizzazione. In breve: non è un tablet o uno smartphone. A parte questa strana schizofrenia operativa, Remix OS permette di usare con soddisfazione le app del Play Store, tra cui i principali giochi e strumenti di produttività.

2 COMMENTI

  1. Ottimo lavoro, però io avrei anche inserito il mitico Debian, che è sì una distribuzione conservativa e quindi ha software un po’ “retrò” nella sua versione stabile, ma che è solida come una roccia, sicura e adatta sia agli utenti “normali” che a quelli un po’ più smaliziati, senza contare che ha requisiti minimi di sistema tutt’altro che esorbitanti.

  2. Ottimo articolo, vorrei segnalare che dal 2018 è distribuita per uso gratuito commerciale con licenza GPL MODICIA O.S., una distribuzione specifica per studi professionali che è completamente Italiana e sul mercato privato dal 1998.

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