Chi può beneficiare in Italia di grid e utility computing?

La rete delle risorse e l’adozione sulla base delle effettive necessità del business sono gli elementi di spicco delle strategie dei vendor It. Abbiamo chiesto a quattro fornitori di infrastruttura di delineare le effettive possibilità di affermazione nel nostro Paese.

Le tendenze della tecnologia vivono della spinta energica delle mode. Senza rischiare di essere riduttivi, possiamo definire come tali quelle del grid e dell’utility computing, proprio per le caratteristiche di insistenza, a tratti di “martellamento” che le aziende fornitrici di infrastruttura hanno nel comunicare al mercato il loro impegno su tali fronti.


Ma dopo tanto stare a sentire e leggere, vien spontaneo chiedersi, pur rimanendo in uno spazio di respiro strategico, quali prospettive queste iniziative abbiano di trovare terreno fertile in una realtà economico-tecnologica come la nostra. Insomma, val la pena chiedersi come, dove, quando, perché e con chi e per chi fare il grid e l’utility computing in Italia.


Noi abbiamo scelto di chiederlo ai maggiori propugnatori di simili infrastrutture del lotto dei vendor It (Hp, Ibm e Sun) più una quarta, scelta proprio per le implicazioni che uno dei temi (nella fattispecie, il grid) genera. Se è vero, come è vero, che il grid è destinato a collegare il maggior numero di pc e server, dato che la maggioranza di questi, sparsa per il mondo, ha a bordo un sistema Windows, il poker di testimoni va completato con Microsoft, un convitato che abbiamo “coartato” a esprimersi su un tema che lo riguarderà in futuro.

La “griglia” è un’evoluzione per tutti?


Partiamo, dunque, con il capire quali soggetti, in Italia, possono o devono guardare al grid come all’evoluzione che realmente farà loro fare il salto di qualità nell’infrastruttura al servizio della loro attività. Per Bruno Borgogno, Hptc/ Grid Solution consultant Hp Italia, “il tema può avere una duplice portata. Esistono settori in cui il grid è ormai consolidato da tempo. Gli ambienti tipici della ricerca scientifica e della difesa ne sono un chiaro esempio. Nei settori della ricerca scientifica, del Cae, dell’Eda, dell’Oil&Gas, delle scienze della terra, dei materiali, della vita, dell’analisi e simulazione finanziaria, della digital content creation, Hp è all’avanguardia nel proporre da anni soluzioni innovative e consolidate, facendo leva sull’esperienza pluriennale, non disgiunta dal retaggio di Compaq, Digital e Tandem in questi settori”.


Ma oggi il discorso è molto più ampio. “Il grid – sostiene Borgogno – permetterà alle aziende, qualunque esse siano e in qualunque core business esse operino, di utilizzare in modo più efficiente le proprie risorse It. E questo è uno dei principi fondamentali dell’iniziativa Adaptive Enterprise di Hp. Da sempre si va ripetendo il tormentone della necessità di ottimizzare sempre di più il Roi che fornisce l’It. Il grid è sicuramente il modo più completo e autorevole per realizzare questo obiettivo. Il problema non consiste nel decidere o nello scegliere quali sono i soggetti che possono trarre maggiori vantaggi dal grid. Tutte le imprese costituiscono potenzialmente dei candidati ideali per utilizzare in modo intensivo ed estensivo il grid. La vera sfida diventa come realizzare concretamente il grid nel mondo delle imprese, là dove il transazionale prevale rispetto al computazionale”.


Per Mauro Gatti, Emea eServer xSeries Solution Architect di Ibm, “nel breve termine, ossia prima che venga completato il lavoro di sviluppo degli standard e che siano disponibili applicativi in grado di usarli, i maggiori beneficiari saranno le grandi aziende che lavorano nel settore automobilistico e aeronautico, cioè della fluido dinamica computazionale, finanziario, cioè del calcolo del rischio, energetico, healthcare, cioè dell’accesso centralizzato e sicuro a grandi basi di dati sanitari. Ovviamente un ruolo di guida sarà svolto dai grandi gruppi di ricerca nel settore della fisica, ingeneria, biologia e così via. Nel lungo termine, comunque, tutte le aziende potranno beneficiare del grid computing”.


Per Andrea Valboni, Chief technology officer Public sector di Microsoft Italia, “ci sono soggetti diversi che in teoria possono trarre beneficio da architetture di tipo grid, ma credo sia ancora prematuro capire chi realmente potrà fare un salto di qualità grazie a queste tecnologie, oggi ancora a uno stadio evolutivo”.


“In generale – prosegue Valboni – tutti coloro che hanno applicazioni cosiddette Cpu intensive, nelle quali 10mila istruzioni per byte di dati da elaborare è considerato il break point sotto al quale l’utilizzo di grid computing non sarebbe conveniente, possono trarre vantaggi dal grid e cercare attraverso questo un’ottimizzazione delle proprie risorse informatiche. Il punto è capire, caso per caso, quante applicazioni e quali ambiti applicativi possono ricadere sotto il limite di convenienza. Stanti i costi attuali di Internet, spesso chi parla di grid dà per scontato che i costi di networking siano nulli”.


“Un discorso separato – sostiene il manager di Microsoft – andrebbe fatto per gli outsourcer, che probabilmente potrebbero trarre vantaggio dall’uso del grid, nell’ottimizzazione delle risorse usate per il provisioning di applicazioni spesso molto diverse le une dalle altre, in modo da poter raggiungere un’economia di scala”.


Per Paolo Sestini, Technology consultant di Sun Microsystems Italia, “la tecnologia grid è nata per sfruttare al meglio le risorse di calcolo esistenti. In quanto tale, tutte le tipologie di utenti possono trarre beneficio da essa. Nel suo processo evolutivo, il grid computing ha trovato la sua prima applicazione presso tutti quei soggetti che avevano primariamente necessità di potenze di calcolo per elaborazioni di tipo workload, ovverosia elaborazioni multiple su set di dati indipendenti dello stesso algoritmo. Da qualche tempo tuttavia, si nota lo sviluppo di singole applicazioni che, pur operando su un singolo set di dati, sono in grado di sfruttare la tecnologia grid per poter attingere alla maggior quantità di risorse computazionali possibile. In questo senso il grid computing sta uscendo da un utilizzo prettamente specialistico, per pure applicazioni di Hpc, per essere adottato da una più ampia generazione di applicazioni commerciali rivolte a diverse industry, quali il manufacturing e il finance”.

Utility: business process o tecnologia?


E quali soggetti, sempre in Italia, possono o devono orientarsi all’utility computing per evolvere? E, soprattutto, l’evoluzione è tecnologica o economica? Cioè, vince più lo schema di business aziendale o quello tecnologico?


Per Borgogno di Hp “le motivazioni per l’adozione dell’utility computing sono le stesse che possono far evolvere verso il grid. L’utility computing inteso come pay per use nell’ambito del singolo server o del data center può essere considerato come il primo passo verso un’aggregazione di risorse più completa e generalizzata verso il grid, o più precisamente verso quella che, al pari di una intranet, può essere definita una intragrid. Si tratta di un grid secondo la definizione canonica, che ad esempio è ristretto nell’ambito di un unico gruppo societario o di una multinazionale. L’evoluzione, per sua natura tecnologica, è finalizzata solo ed esclusivamente a ottenere il più rapidamente possibile concreti e tangibili risultati economici”.


Per Gatti di Ibm “l’utility computing parte come evoluzione del modello di outsourcing ed è destinato a diventare sempre più pervasivo con il migliorarsi delle capacità tecnologiche di erogare i servizi on demand. È quindi ragionevole attendersi anche in questo caso che all’inizio siano maggiormente interessate le stesse aziende che in passato si sarebbero rivolte a un modello di outsourcing. Lo sviluppo delle tecnologie di virtualizzazione, dei Web service e delle tecnologie grid dovrebbe però riuscire ad attrarre verso questo modello anche aziende che non sono interessate al modello di outsourcing tradizionale. Un esempio è quello dell’High performance computing, per il quale il modello dell’acquisto di potenza elaborativa da un ente esterno, come per esempio accade per il Cineca in Italia, è utilizzato da molto tempo anche da enti relativamente piccoli”.


Per Valboni di Microsoft, “il problema della semplificazione del management delle infrastrutture informatiche investe tutti i settori di mercato. Non pensiamo vi siano settori che possano permettersi di non prendere in considerazione questo aspetto, giustamente definito evolutivo. Non pensiamo, dunque, che siano possibili rivoluzioni in questo ambito, ma solo roadmap pianificate che portino i sistemi dallo stato attuale a quello di un un’infrastruttura i cui costi di gestione siano più bassi degli attuali. Secondo uno studio di Accenture, infatti, il 70% dei budget It è dedicato alla gestione. Come sempre, al primo posto vanno le considerazioni di tipo business e qualunque piano teso al miglioramento dei costi e dell’efficienza prescinde dalla tecnologia che si utilizzerà, anche se non può prescindere da ciò che un cliente ha già”.


Per Sestini di Sun, “la tecnologia di grid computing è la risposta tecnologica alle esigenze di utility computing. L’adozione del grid, un tempo ristretto esclusivamente ad ambienti accademici, si va affermando sempre di più anche presso altri soggetti”.


“L’industria manifatturiera – prosegue il manager – è stata una delle prime a intuire le potenzialità di tale tecnologia, le prime griglie industriali sono state implementate presso industrie meccaniche, di componenti elettronici nonché presso industrie petrolifere. Successivamente, il mondo della finanza ha scoperto la tecnologia grid computing per applicazioni che calcolano il rischio finanziario. Un’altra industria fortemente interessata è quella del Media and Entertainment, perché tutte le applicazioni di rendering trovano l’architettura grid come naturale complemento alle loro richieste. È nostra opinione che l’evoluzione delle applicazioni verso tale tecnologia porterà un’adozione sempre più diffusa della stessa”.

Da chi farsi aiutare


In questo ambito di evoluzione, allora, qual è il ruolo dei partner dei fornitori di infrastruttura?


Semplificando l’accesso globale ai servizi It (di computing) dell’impresa in un’ottica di Adaptive Infrastructure, per Hp il Grid ha tutto il potenziale necessario per risolvere le reali esigenze di business.


“Non ci sono dubbi che da un punto di vista teorico questa sia la strategia giusta – sostiene Borgogno -. Il problema, ancora una volta, è di carattere implementativo: realizzare in pratica il grid, soprattutto in ambiente gestionale, e coniugare il computer grid, ormai consolidato, con il data grid e con il transactional grid. È questa la vera sfida dei prossimi anni che, se vinta, porterà al successo del Grid. Per Hp il Grid non si compra, bensì lo si costruisce mettendo insieme i vari componenti in modo armonico e sinergico. Per questo, diventano strategiche le competenze, non solo teoriche, ma soprattutto pratiche”.


“I partner competenti – evidenzia il manager di Hp – sono fondamentali per il successo dell’impresa e Hp sta valutando e qualificando coloro che vantano esperienze di questo tipo, in un’ottica di partnership bidirezionale. Al di là di quelle che sono le partnership tradizionali con i principali player e standard nel mondo del grid computazionale e transazionale, significative sono state le storiche collaborazioni con la comunità scientifica per i progetti Hptc”.


Nel panorama del grid computing, invece, Ibm, pur avendo in portafoglio alcuni importanti prodotti e in progetto di renderne “grid-aware” molti altri, ha ritenuto e ritiene tuttora strategico disporre di una rete di alleanze con “best-of-breed” Isv che consenta da subito la costruzione di grid. In tal senso, l’elenco dei partner di Ibm, come da tradizione, è lunghissimo e altamente focalizzato.


Pure per Microsoft, ovviamente, il ruolo attribuito ai partner è significativo e si pone su vari piani. “In prima istanza – sostiene Valboni – pianificare un’evoluzione verso un utilty computing potrà richiedere il supporto consulenziale per definire la migliore strategia che porti a una situazione ottimale, che potrebbe essere diversa per una grande azienda piuttosto che per una piccola-media impresa”.


“Vi è poi il piano tecnologico – prosegue il manager di Microsoft – dove, secondo una tradizione ormai consolidata nel business model Microsoft, i partner complementano l’offerta di base con loro prodotti specifici e con estensioni ai prodotti esistenti per indirizzare in modo ottimale i requisiti del cliente”.


Anche Sun, per chiudere, sta attivamente lavorando con tutti i propri partner in questo ambito. “Il grid – chiosa Sestini – è visto dalla nostra società come un insieme di risorse hardware e software, unite a una infrastruttura di servizi. Ed è chiaro quindi che, soprattutto in quest’ultima fase di mercato, l’interazione con i partner è fondamentale per sfruttare appieno le potenzialità della tecnologia”.

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