Chi fa servizi It non deve stare su una torre d’avorio

Lo dice Christophe Verdenne, per spiegare la filosofia operativa di Easynet Global Services, che significa conoscere la realtà locale. E avere almeno un datacenter in ogni paese.

Oggi Easynet Global Services vuole essere partner dell’enterprise, a livello di advisory board. Con servizi e sviluppo portati avanti non come se si stesse su una torre d’avorio, ma sul campo, dentro l’azienda, la realtà.
È il sintetico identikit della società che dà il Managing Director Southern Europe, Christophe Verdenne (nella foto).

In Italia la società possiede un datacenter carrier class con cui fornisce alle grandi aziende servizi di Vpn, hosting, sicurezza, telepresenza gestita (per esempio a Edison e Sky, per attività di formazione) e, ovviamente, cloud, il tema del momento.

Grandi aziende, dunque, all’80% acquartierate nel nostro paese, e quindi con una matrice prettamente nazionale.

E che la conoscenza del mercato locale diventi un tratto distintivo di Easynet lo si deduce dal fatto che tutti i servizi siano erogati tramite un local customer team, e «senza alcun ricorso ad outsourcer terzi», fa notare il responsabile vendite italiano Roberto Garavaglia.

40 persone nel nostro Paese, di cui 35 tecnici si occupano, come definisce Garavaglia, «di garantire le performance dei servizi su un piano end-to-end e non pop-to-pop, come invece spesso accade a queste latitudini. E questa è una cosa che conta molto in ambiente cloud».

Già, il cloud. Recentemente Easynet ha patrocinato uno studio per capire, cifre alla mano, lo stato del cloud in Europa, con anche uno spaccato sull’Italia, e da cui è emerso che la sicurezza della rete è una cosa, anche facile da ottenere, ma quella dei processi è un’altra, più complesa. E qui sta il lavoro di Easynet.

Per Verdenne i Cio si focalizzano sul momento applicativo del cloud. Comprensibile: vogliono dare il miglior servizio al loro end user. Ma non tutti riescono ad avere una visione più ampia del cloud, integrata con la rete.
Che poi è quella che consente di espandere i benefici del cloud a tutta l’azienda.

Quali sarebbero? Un paio di esempi, italiani. Nel settore logistico sono quelli che a una società hanno fatto uniformare le comunicazioni da e con tutti i fornitori verso un’unica enterprise application Oracle; nel settore bancario quelli che hanno consentito di portare 43 banche verso un’unica banca dati con le informazioni sulla credibilità dei debitori.

Esempi che continuano per illustrare il senso di una progettualità semplificata.
Per realizzare un progetto di supporto alla vendita di pacchetti assicurativi, l’It interna di una banca nazionale necessitava di un anno di tempo; con le proprie risorse cloud Easynet lo ha messo in azione in tre mesi.
E un’azienda manifatturiera ha potuto riclassificare il traffico Sap sulla rete per attribuire le priorità.

Come si fa a far questo? Lavorando con gli standard, all’insegna dell’agnosticità, spiega Verdenne. E possedendo una rete fisica, mondiale, che lavora con operatori Tier 1.
C’è almeno un datacenter carrier class in ogni paese in cui opera la società, completamente interconnesso con il backbone. Tutti i datacenter utilizzano le stesse applicazioni e sfruttano un sistema disaster recovery internazionale, eseguito sulla base della “temperatura” dei dati; ma l’azienda che fruisce del servizio sa sempre dove sono.

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