Chi è che fa l’indiano?

Ribellarsi alla globalizzazione?

Gira in questi giorni sui siti americani specializzati in tecnologia una
storiella, che non si sa bene se sia una testimonianza reale o frutto
dell’immaginazione di un Ghino di Tacco d’Oltreoceano.

La riassumiamo.

Narra le vicende di uno sviluppatore indiano, neolaureato, assoldato nel
2000 da una società di servizi ingegneristici con la doppia sede: New York e
Pune.
Lui, ovviamente impiegato in India, viene incaricato di un progetto,
che parallelamente viene condotto nella sede statunitense dal cattivane di turno
con decenni di esperienza alle spalle.
Il mandato è di procedere
congiuntamente, probabilmente per comparare costi e risultati.
L’indiano
deve comunicare agli americani i suoi lavori.
Però, essendoci 9 ore e mezza
di fuso a sfavore, non può farlo per telefono.
E così sceglie la via del fax
(sic). Le pagine che invia a New York, puntualmente tornano piene di correzioni,
spesso incomprensibili. Il suo lavoro di capo progetto rallenta.
E così gli
americani finiscono il lavoro e lui no. Arriva il momento della verifica. A
fronte del suo “non l’ho terminato”, comincia la “santa inquisizione”.
Di
fronte al tribunale aziendale, però, l’indiano, che non è fesso, esibisce a
prova i faldoni coi fax pasticciati.
Risultato: lavata di capo ai colleghi
americani e invito a collaborare meglio.
Sei anni dopo: l’indiano non lavora
più per quella società, ora è in America e guadagna un sacco di soldi.
La
sede indiana della società ha il doppio di impiegati (indiani). Quella americana
ne ha la metà (americani).
Morale (al di là delle incongruenze storiche: la
mail esisteva già nel 2000): ribellarsi alla globalizzazione coi mezzi
convenzionali non serve a nulla; i valori, laddove esistono, vengono a galla; le
redini del potere sono comunque sempre in mano alle stesse persone, che
conducono un gioco a somma zero sui lavoratori.
E una considerazione: ci
abbiamo provato a non farlo, ma non riusciamo a biasimare i protagonisti
americani di questa storia per aver tentato di difendere il proprio lavoro.

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