Che fine fa la spazzatura elettronica?

Quella degli Usa sembrerebbe prendere la strada di Cina e India. Lo conferma una relazione realizzata da un comitato di controllo composto da due associazioni statunitensi

Oltre a richiedere trattamenti lunghi e onerosi per un corretto smaltimento e
riciclo, i rifiuti tecnologici risultano estremamente dannosi sia per la salute
delle persone, sia per l’ambiente circostante. Lo sa bene la Cina, dove a Guiyu,
cittadina a Sud della provincia di Guangdong, è stata ritrovata una vera e
propria discarica di materiali elettronici. Nella zona, ribattezzata
e-waste dal comitato di controllo costituito dal Basel Action Network e
dalla Silicon Valley Toxics Coalition, sono stati abbandonati centinaia di
monitor per computer e stampanti. E con essi parti provenienti dai tubi catodici
dei pc, acidi dei circuiti delle schede e cartucce per l’inchiostro delle
stampanti. Componenti chimiche che hanno finito per inquinare il terreno
circostante nel quale sono state riscontrate tracce di sedimenti che indicano la
presenza di metalli pesanti e che rischiano ora di inquinare anche i canali
d’irrigazione delle campagne limitrofe alla discarica abusiva. Un danno ingente,
se si considera che, nonostante non siano disponibili dati precisi, gli autori
dell’indagine hanno stimato che 500 milioni di computer contengono 2,87 miliardi
di chili di plastica, 716,7 milioni di chili di componenti elettrici e quasi
287mila chili di mercurio. 


Ma da dove provengono queste scorie? Stando a una società che si occupa di
riciclo dei rifiuti, e il cui nome non è stato riportato all’interno del report
creato dal comitato di osservatori statunitensi, una percentuale compresa tra il
50 e l’80% dei rifiuti proverrebbe proprio dagli Stati Uniti Occidentali e
andrebbe a finire in Paesi quali India e Cina, in cui i controlli sull’ambiente
sono notoriamente meno severi.

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