Che 2003 è stato secondo Sas

L’amministratore delegato di Sas, Alessandro Zeigner, ha analizzato per noi gli ultimi 12 mesi del mercato dell’It per il business. Il quadro non è limpido, però c’è una chiave di soluzione: la business intelligence.

Dicembre 2003>

Alessandro Zeigner, managing director di Sas, analizza insieme a noi la situazione del mercato It, cercando di capire cosa non sia andato per il verso giusto in questo problematico 2003, offrendo una soluzione per uscire dal guado: la business intelligence.


«Io non la chiamerei crisi del comparto It – dice Zeigner – piuttosto si è trattato di un rallentamento di crescita. Non dimentichiamo che, come comparto, veniamo da un decennio di crescita continua, caratterizzata oltrettutto da tanti temi da svolgere sotto il profilo It: l’anno 2000, l’avvento dell’euro, l’esplosione di Internet. E sono tutte circostanze che hanno portato a lavorare su progetti».


In particolare, secondo il managing director di Sas, Internet ha coartato le aziende a investire (spesso spendere) in tecnologia Web. La sensazione che si è avuta, insomma, è che queste è come se avessero avuto le spalle al muro.


Risultato, si sono imbarcate in progetti aleatori, che, al contrario di quelli riguardanti l’adeguamento dei sistemi contabili all’Anno 2000 o all’euro, «si sono vieppiù allungati, complicati, offrendo uno scarso Roi», per non dire nullo.


«Ora – continua Zeigner – stiamo portando il tema Internet nella giusta dimensione. E’ fuori di dubbio, infatti, che Internet sia utile», ma “natura non facit saltus”.


E allora facciamolo un salto, ma nel passato dell’It, per capire come si sia evoluta la progettualità insieme a chi, come Zeigner, ha fatto un pezzo di storia della tecnologia applicata al business in Italia.


Da sempre, i progetti sono stati sviluppati in anni uomo. La considerazione va messa sul piatto dell’analisi perché, ultimamente, c’è stato molto stress sui tempi della progettualità. Peccato, però, che non si possa applicare il calcolo del tempo di un progetto con un’equazione lineare: non si possono mettere in team nove donne per fare un figlio in un mese. La suggerita e colorita metafora, dà il senso di quanto il committente, cioè il manager, si attenda da un progetto di It per il business.


Necessario, quindi, tornare con i piedi per terra.


«Un modo per farlo è usare la leva della business intelligence, vera e propria lingua diplomatica, collegamento fra i sistemi informativi e le direzioni aziendali, che devono essere interdisciplinari. Insieme, poi, devono far capire cosa c’è oltre l’automazione e la meccanizzazione: i processi. Ovvero, la Bi può fare capire quello che l’Erp non ha fatto».


Ma chi guida in quest’opera di comprensione?


Il buon senso, soprattutto, la volontà di andare in porto con un progetto, che solo le direzioni ben animate possono avere. E il buon senso incorpora il concetto di predittività applicata al business. Cosa sia, lo spiega Zeigner.


«Prendiamo a esempio le aziende Tlc. Per loro è importante prevedere per tempo il tasso di abbandono di un cliente, in modo da poter modificare in tempo le offerte. Per fare questo non ci si può limitare alla semplice attività di reporting, che è solo una fotografia che ci mostra la scia della nave, ma non ci dice dove e come questa sta andando».


Adesso, quindi, il mercato spende in It per risparmiare, con ritorni a breve capaci di portare efficienza.


Confacentemente, i tempi di progetto si sono compressi, da 3 a 5 mesi per l’implementazione, con ritorni entro l’anno.


«Servono soluzioni che devono essere solo adattate al cliente. E i nostri progetti raramente durano più di sei mesi», conclude Zeigner.

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