Cellulare e Wlan vanno a braccetto

La telefonia mobile e quella fissa cercano punti di incontro per far risparmiare le aziende e integrare le applicazioni. Molti i problemi irrisolti

Molti annunci recenti, da parte di operatori di rete sia fissa sia mobile, hanno riguardato la cosiddetta convergenza fisso-mobile, un tema che si allarga sia al mondo consumer che a quello business, con varie accezioni.


Se restringiamo il campo agli interessi di un It manager di un’azienda, si tratta di soluzioni che, nella sostanza, combinano il telefono cellulare con il Pbx, nel tentativo di arginare la sostituzione del terminale fisso con quello mobile. Oggi, infatti, il cellulare viene utilizzato dai dipendenti anche dentro l’azienda, quando si potrebbe usare l’Ip telephony a costo zero, anche se le sedi aziendali sono diverse.


Secondo Dean Bubley, analista inglese della società Disruptive Analysis, esistono molte motivazioni che spingono il mercato a sviluppare queste proposte, ma anche numerose difficoltà ancora da superare.


Due approcci alternativi


L’analista individua due scuole di pensiero in materia. La prima è quella che cerca di combinare le Wlan con i cellulari, tipicamente con telefoni dual mode, già presenti sul mercato. Il vantaggio qui è quello di usare un’infrastruttura, quella Wi-Fi, già presente nell’edificio, quindi con un costo marginale vicino allo zero.


L’altro punto di vista è quello dei gestori di telefonia mobile, che non vogliono perdere il traffico dei clienti e spingono verso un uso a basso prezzo in ambienti circoscritti, tipicamente quando si chiama da casa o dall’ufficio. Offerte di questo tipo sono già state lanciate in Italia, soprattutto verso il mercato consumer.


Vantaggi e ostacoli


Fra i temi a favore delle soluzioni convergenti fisso-mobile c’è, in primo luogo, il fatto che molte aziende hanno perso il controllo della spesa per la telefonia cellulare, soprattutto in Europa, dove è necessario usare il roaming internazionale quando ci si sposta.


Esiste poi un problema di copertura cellulare all’interno degli edifici, spesso insufficiente per avere una conversazione comprensibile, soprattutto con le reti 3G. Inoltre, per motivi di costo e di gestione, la riduzione del numero dei terminali utilizzati in azienda è sempre guardata con favore dagli amministratori.


Spiega Bubley: «L’ideale sarebbe avere un unico sistema di comunicazione, soprattutto nell’ottica della transizione all’Ip telephony, con il sistema telefonico che diventa parte integrante dell’infrastruttura It, collegato ai sistemi di supply chain management, sale force automation e così via. Diventa molto importante fare in modo che gli utenti del telefono cellulare possano collegarsi a queste applicazioni».


D’altro canto, esistono ancora numerose perplessità che rendono l’analista piuttosto cauto nel preconizzare un futuro roseo per queste soluzioni. Le stime fatte per i terminali dual mode parlano, infatti, di una quota pari al 3% del totale del mercato nel 2009.


«I telefoni cellulari non sono affatto dispositivi semplici – afferma Bubley -. Oggi ospitano centinaia di megabyte di software, con diversi sistemi operativi in 3.000 versioni differenti di firmware. La software integration è difficilissima». E non c’è solo la tecnologia, ma anche il “fattore umano”. Oltre al cambiamento di abitudini, che è sempre difficoltoso, c’è il fatto che il cellulare è un oggetto che piace, e guai a levarlo ai dipendenti, che spesso si fanno un vanto dell’avere il modello più trendy del momento. «Provate a sostituire un Motorola Razr o un Nokia 6310 con una specie di mattone con la batteria che dura un quarto del tempo», dice l’analista. Di sicuro non è questo il modo migliore per motivare i dipendenti.

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