Cebit: ne vale ancora la pena

Oltre all’area dedicata al Green, quest’anno in grande espansione lo spazio dedicato all’Open Source. La fiera si conferma momento importante per fare il punto sulle tendenze in atto.

Il Cebit si è sempre contraddistinto per gli ampi spazi espositivi, la capacità di attirare un grandissimo numero di espositori, in modo particolare quelli provenienti dall’Asia, la forte affluenza di pubblico professionale e appassionato.

Tutto ciò coniugato con un programma di incontri, convegni e seminari davvero nutrito, costruito su un mix di politica, economia, tecnologia per i decisori e tecnologia per i tecnici.

Soprattutto, gli organizzatori hanno sempre saputo rinnovare la manifestazione costruendo aree tematiche dedicate agli argomenti “caldi” del momento, abbinando nello stesso padiglione gli espositori specializzati e le iniziative convegnistico-seminariali a tema. Forse niente di particolarmente originale, ma sicuramente molto funzionale per espositori e visitatori. Oltre che un indicatore delle tendenze, e delle mode, dell’Information Technology.

Se l’area Sicurezza esiste da alcuni anni e mantiene intatto il proprio richiamo, il Green ha esordito lo scorso anno abbastanza sotto tono, quest’anno sono in grande sviluppo le aree dedicate all’Open Source, che peraltro in Germania ha sempre goduto di grande attenzione basti pensare al seguito di cui godono le riviste dedicate a Linux, all’Rfid e alla Virtualizzazione.

Nei prossimi giorni, dopo che saranno resi noti i dati definitivi sul numero degli espositori e soprattutto dei visitatori, potremo valutare l’impatto che la fiera esercita ancora sul largo pubblico, resta il fatto che il Cebit mantiene intatto il valore come indicatore delle prospettive di sviluppo dell’Information Technology.

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