C’è l’Italia nei Sony World Photography Awards 2010

Tra i premiati ci sono Tommaso Bonaventura (per la categoria Portrait), Paolo Pellegrin (Art & Entertainment) e Tommaso Ausili ( Contemporary Issue), che si è anche aggiudicato il prestigioso titolo di Fotografo dell’anno.

La
terza edizione Sony
World Photography Awards
parla italiano. Tre sono infatti i fotografi del
nostro Paese che compaiono tra i premiati: Tommaso Ausili (categoria Contemporary
Issue, Paolo Pellegrin (Art & Entertainment) e Tommaso Bonaventura (Portrait).
E ad Ausili, che ha partecipato alla manifestazione con la serie di immagini di
forte impatto emotivo “Hidden death” (che già gli era valsa la terza posizione
al World Press Photo), è stato addirittura conferito il prestigioso titolo l’Iris
D’Or/Fotografo dell’anno.

La
manifestazione, che purtroppo in termini di presenze è stata vittima delle
conseguenze dell’eruzione del vulcano islandese, ha riunito ancora una volta il
gotha della fotografia mondiale, che ha risposto all’appello inviando oltre
80.000 scatti da 148 nazioni.

Decisamente
indovinata l’idea di proiettare la selezione delle foto finaliste nella sala
grande del Palazzo del Festival e dei Congressi: questo fatto a ulteriormente
caricato di pathos le immagini e ha contribuito a sorvolare sulla discutibile
scelta di mostrare le altre foto sugli schermi di alcuni televisori.

Unanime
tra il pubblico il positivo giudizio nei confronti delle foto di Ausili, che
ritraggono alcune scene di vita di un macello, caricando di simbolismi ogni
singolo scatto. L’autore ha voluto in questo modo ricordare che tutti quei
processi che portano sulle nostre tavole un qualsiasi pezzo di carne partono
dal medesimo punto: l’uccisione di un animale. E l’enfasi posta nella fredda
quotidianità degli atti un onestissimo lavoro intende ricordare che non si può
prescindere da un aspetto fondamentale: anche essere irrazionali come gli
animali, mentre attendono che arrivi il loro turno, prendono coscienza che la
loro vita si concluderà quando avranno varcato la porta che gli sta di fronte.

Grande
entusiasmo hanno suscitato anche le foto di Pellegrin, che ha scelto di
ritrarre otto degli attori nominati all’ultimo Oscar in una dimensione intima,
lontani dai riflettori. Non sono però immagini rubate in stile “paparazzi” ma
neanche in pose da studio: gli attori compaiono in atteggiamenti inconsueti,
durante pause nelle riprese, al trucco o addirittura a casa propria.

Bonaventura
ha invece voluto focalizzare la sua opera sui sosia di Mao Tse-Tung. In Cina ci
sono attori che studiano per anni nell’imitazione di Mao: alcuni si
specializzano nell’impersonare in anniversari, manifestazioni e recite il Presidente
da giovane, altri nell’età adulta, arrivando però al punto che non è più ben
chiaro dove finisca la recita e cominci la realtà.

Se
hanno lasciato un po’ perplessi i premi per i migliori scatti nelle categorie
“Sport”, “Fashion”, “Landascape” e “Conceptual & Constructed”, nessun
mormorio ha invece accompagnato la foto dell’iraniano Mohammad Golchin, che ha
vinto la categoria “Music”. Ma in questa categoria è stata la serie del russo Vladimir Vyatkyn dedicata ai
direttori d’orchestra a scatenare uno spontaneo e fragoroso applauso da parte del
pubblico.

Inaspettata
la scelta del vincitore nella categoria Advertising, dove si è affermato
l’inglese Martin Brent con una campagna shock
che intende sensibilizzare contro i rischi che si corrono a fumare. Come
inaspettata è stata la decisione di attribuire al tedesco Philipp Lohöfener il premio
nella categoria Architecture. Nel suo reportage Lohöfener ha infatti ritratto i
locali di una prigione-ospedale usata dalla polizia di stato Stasi a Berlino
negli anni dal 1951 al 1989. Di nuovo immagini shock che, pur nella loro
essenzialità, lasciano chiaramente presagire i crimini (in termini di
annientamento della personalità e di destabilizzazione dell’individuo)
perpetrati in tale struttura.

Quest’anno
il premio alla carriera è stato attribuito a Eve Arnold, che il 21 aprile
scorso ha compiuto 98 anni. Entrata nel 1951 nell’agenzia Magnum, tra gli
innumerevoli reportage che ha realizzato i più noti sono quelli sulla Cina e
sugli Usa, di cui il Sony World Photography Awards 2010 ha proposto un’ampia selezione. La
mostra, che è stata realizzata con una meticolosa cura dei dettagli, ha
riservato un grande spazio alle foto fatte a Marilyn Monroe: l’occhio di una donna
fotografo ci restituisce una diva diversa da quella che siamo abituati a vedere,
più intima e più intensa.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome