C’è il green di Schneider Electric nel red power di Scuderia Ferrari

Viaggio nel datacenter di Maranello dove, dal 2005, la capacità elaborativa per lo sviluppo aerodinamico della vettura che gareggia in F1 si conferma al centro.

Ha già 8 anni ma non li dimostra il datacenter progettato in poco meno di sei mesi, alla fine del 2004, da Apc presso Scuderia Ferrari, due anni prima di venir acquisita dalla francese Schneider Electric in un’operazione che, giocata nel segno della complementarietà, all’epoca riuscì nell’intento di riunire le competenze dei due player nell’ambito degli Ups monofase e trifase, nonché l’esperienza acquisita nel mondo dei datacenter.

Tanto che, dalle parti di Maranello, i toni utilizzati dalla responsabile infrastrutture datacenter di Scuderia Ferrari, Francesca Durì, raccontano di un’architettura costruita attorno alla necessità di potenza espressa dai clienti “interni” della divisione It, «vale a dire quegli stessi ingegneri aerodinamici che, per progettare le vetture chiamate, di anno in anno, a gareggiare nei Mondiali di Formula 1, scelsero di abbandonare l’allora sistema di calcolo per le simulazioni basato su architettura proprietaria a favore di un nuovo sistema».

Sei volte superiore la potenza di calcolo richiesta «non tanto in termini di benchmark di mercato – è l’opportuna precisazione –, quanto di risultati utili per gli aerodinamici della Ferrari» attenti a domandare al team It del Cavallino Rampante una scalabilità raddoppiabile anno su anno, per almeno i 36 mesi successivi «tenendo, però, conto che i regolamenti sarebbero potuti cambiare, come infatti avvenne, e con essi le condizioni di calcolo richieste all’infrastruttura datacenter».

Da qui a disporre di un sistema It modulare il passo è stato breve.
«Più ostica si è, invece, rivelata l’individuazione, nella parte infrastrutturale, di una soluzione altrettanto modulare in termini di fattibilità di alloggiamento, alimentazione e raffreddamento».
Aspetti, quest’ultimi, risolti da Apc by Schneider Electric con un datacenter approntato «in tempo record» all’interno di un spazio storico precedentemente adibito a magazzino «con una soluzione “viva” che ci ha accompagnato negli upgrade, nei cambi di regolamento e di piattaforma dal 2005 a oggi» puntualizza la responsabile infrastrutture datacenter di Scuderia Ferrari.

Ripetutamente premiata quale soluzione innovativa di High performance computing in ambito automotive, quello in uso oggi è un sistema che, negli anni, ha visto i pizza-server lasciare posto ai blade con lame multiprocessore per controllare i carichi dinamicamente attraverso una soluzione intermedia «frutto anch’essa di interventi modulari compiuti sull’infrastruttura a contorno».

Affidabilità, monitoraggio, consumi
Un’infrastruttura in cui, accanto a scalabilità e affidabilità, un ruolo centrale lo gioca la produttività «soprattutto in quest’ultimi anni, in cui le ore di utilizzo del sistema sono calmierate dai regolamenti in vigore» conferma Durì.
Ecco, allora, che contemplare aspetti di affidabilità del sistema significa volgere lo sguardo a un datacenter ad alta densità in cui il rapporto tra consumi It e consumi energetici e di raffreddamento va costantemente monitorato.

Succede così che, nel già citato spazio adibito a magazzino e, prima ancora, sede della storica fonderia in cui, negli anni ’50, si producevano i primi motori Ferrari, la realizzazione della sala dati dove lavora la componentistica Hpc attraverso cui viene elaborata l’aerodinamica della F138 impegnata nel Campionato Mondiale di F1 2013, c’è una pavimentazione rialzata di 70 cm per instradare tutta la parte di cablaggio strutturato, oggi gestita in maniera aerea.
Al suo interno si riallineano i dati da Maranello verso la pista, e viceversa, beneficiando di un parco macchine installato in cui continuano a performare anche alcune tecnologie datate 2005.

Come logica impone, l’obiettivo iniziale riportato all’attenzione da Roberto Esquinazi, director of enterprise sales Apc by Schneider Electric, ha riguardato il posizionamento dei primi rack cercando di prevedere quanto più possibile lo sviluppo futuro cambiando, nel tempo, un climatizzatore cui se ne sono aggiunti due assieme a un Ups per una sala dati che, dopo i primi due anni, risulta sempre oltre il mezzo Megawatt di consumo costante, mentre la parte di climatizzazione è fortemente al servizio degli armadi Hpc, dove risiede la capacità elaborativa destinata allo sviluppo aerodinamico della macchina di Formula 1, costantemente attorno ai 20 Kilowatt di assorbimento.

Modificato 4 volte l’interno del cluster adeguando, di volta in volta, le Pdu alle macchine implementate, il datacenter Ferrari lavora in continuità anche grazie alle tecnologie utili a compartimentare l’aria calda, che varia dai 47 ai 50 gradi centrigradi.

Il tutto per un risultato che ha ampiamente soddisfatto il Gruppo, «tanto da chiederci – conclude opportunamente Esquinazi – di standardizzare anche gli altri cinque centri Ced Ferrari diversamente destinati e all’interno dei quali, con valori che vanno dall’1,4 a scendere, il Pue, o Power usage effectiveness, risulta logicamente più efficiente rispetto a realizzazioni più datate».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome