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Caso Facebook – Cambridge Analytica, le reazioni dopo l’intervento di Zuckerberg

Caso Facebook – Cambridge Analytica, articolo aggiornato.

23 marzo

L’hashtag #deletefacebook che invita all’abbandono in massa del social network è l’ultima in ordine di tempo delle conseguenze dello scandalo che riguarda le relazioni fra Facebook e Cambridge Analytica. Reazione sintomatica a dichiarazioni evidentemente ritenute non convincenti (vedi sotto) fornite da Mark Zuckerberg.

La commissione Energia e Commercio della Camera dei Rappresentanti chiederà ufficialmente a Zuckerberg di testimoniare. Alle indagini attualmente in corso sull’influenza esercitata sulle elezioni statunitensi si aggiungono quelle del procuratore che segue il caso Russiagate, Robert Mueller.

Intanto Zuckerberg ha promesso una indagine a tappeto, norme più severe per proteggere i dati degli utenti, misure adeguate per proteggere le elezioni americane del midterm da interferenze russe e di informare tutti coloro che le cui informazioni personali sono finite in mano a Cambridge Analytica.

22 marzo

Alexander Nix, il ceo, ora sospeso, di Cambridge Analytica aveva ammesso in un video che la campagna online della sua società di consulenza politica avrebbe giocato un ruolo decisivo nella vittoria elettorale 2016 del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Il ceo di Cambridge Analytica è stato sospeso prima che l’emittente britannica Channel 4 rendesse conto dei metodi dell’azienda. Nel programma Nix descrive le pratiche utilizzate per influenzare le elezioni: ha detto che la sua azienda ha fatto ricerche, analisi e targeting degli elettori per le campagne televisive e digitali di Trump, e anche di aver incontrato più volte Trump quando era candidato alla presidenza Usa.

Sono commenti che hanno consolidato il problema per Facebook.

La società è chiamata dai legislatori americani ed ora anche europei, tramite il Parlamento europeo di Strasburgo, a giustificare sull’uso improprio da parte di Cambridge Analytica di 50 milioni di dati personali degli utenti di Facebook per raggiungere gli elettori.

Mark Zuckerberg è intervenuto pubblicamente con un post su Facebook nella giornata del 21 marzo scusandosi con gli utenti, affermando il fatto che se non si riesce a garantire la privacy, effettivamente un problema c’è. Ha anche ribadito che Facebook farà di tutto per capire e far capire cosa è accaduto e che accoglierà l’invito ad andare a testimoniare presso i parlamenti. Zuckerberg ha comunque osservato che l’attuale sistema di gestione dei dati personali sui social concede libertà alle terze parti che andranno riviste.

In questo senso propone una dichiarazione di intenti indicando tre step fondamentali che seguirà Facebook:
1) controlleremo quali app avevano accesso a grandi quantità di informazioni prima di cambiare la nostra piattaforma per ridurre drasticamente l’accesso ai dati nel 2014 e faremo una verifica completa di qualsiasi app con attività sospette.
2) ridurremo l’accesso ai dati da parte degli sviluppatori per prevenire altri tipi di abusi.
3) faremo il possibile per assicurarci che gli utenti di Facebook capiscano esattamente a applicazioni concedono di accedere ai propri dati.

Precedentemente, il 20 marzo, i parlamentari statunitensi ed europei avevano chiesto spiegazioni su come Cambridge Analytica avesse ottenuto l’accesso ai dati degli utenti nel 2014 e sui motivi per cui Facebook non aveva informato i propri utenti, sollevando più ampie questioni di settore sulla privacy dei consumatori.

Effetto immediato, nei primi due giorni dallo scoppio del caso l’azienda aveva perso 60 miliardi di dollari del suo valore di borsa.

Cambridge Analytica ha negato tutte le affermazioni dei media e ha detto di aver cancellato i dati dopo aver appreso che le informazioni non erano conformi alle norme di protezione dei dati.

Un ex consigliere di Trump ha detto che Jared Kushner, genero, che ha curato le operazioni digitali della campagna Trump, ha coinvolto Cambridge Analytica nella campagna 2016.

Il Washington Post aveva riportato che il conservatore Steve Bannon, che ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Cambridge Analytica, ha approvato la spesa di quasi 1 milione di dollari per acquisire i dati, compresi i profili di Facebook, nel 2014.

Facebook in una nota precedente al post di Zuckerberg aveva dichiarato che l’intera azienda era indignata per essere stata ingannata  e che si impegnava ad applicare con determinazione le politiche per proteggere le informazioni delle persone.

La Federal Trade Commission statunitense sta esaminando se Facebook ha violato le condizioni del decreto di consenso. In tal caso avrebbe il potere di multare la società di migliaia di dollari al giorno per violazione, per un totale che potrebbe ammontare a svariati miliardi di dollari.

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